Fibre Parallele e i Supplizi del Tempo Presente

Lo splendore dei supplizi

Lo splendore dei suppliziInfelicità, solitudine, intolleranza, egoismo. I peccati e i crimini di cui l’uomo della società contemporanea si macchia prendono la forma di perversioni, idiosincrasie, malesseri interiori. Che si consumano e si espiano in una dimensione privata, fra le cosiddette quattro mura domestiche.

Se fino a non troppi decenni fa i peccatori venivano pubblicamente giustiziati nelle piazze, in un rituale macabro a cui i cittadini potevano partecipare con urla, sputi e imprecazioni, ora gli spettatori degli altrui supplizi sono altrettanto consapevoli ma silenti. Abitano nell’appartamento accanto. O sono placidamente seduti in sala.

I quattro castighi a cui il duo barese di Fibre Parallele ci fa assistere nel loro ultimo lavoro, “Lo splendore dei Supplizi”, sono gli psicodrammi vissuti e scontati da quattro figure emblematiche dei nostri tempi: una coppia infelice, un maniaco del video poker, un vecchio razzista accudito da una badante rumena e due operai disoccupati che se la prendono con un vegano radical chic.

A incombere sul loro destino di alienazione un boia-guardiano che, a torso nudo e incappucciato, seduto in parte sul palco, assiste al teatrino dell’orrore, impartisce le pene da scontare e decide quando alzare e abbassare il sipario-ghigliottina.

Ispirato nel titolo al secondo capitolo del saggio “Sorvegliare e punire” di Michel Foucault, “Lo splendore dei Supplizi” aveva debuttato all’ultimo Festival delle Colline Torinesi, che lo ha prodotto, ed è stato ora proposto all’Elfo Puccini di Milano nell’ambito del festival Teatri del Tempo Presente.
E’ un lavoro dall’impianto didascalico: quattro atti, quattro supplizi preannunciati (una scritta illuminata sul sipario abbassato presenta la prossima vittima-carnefice: “la coppia”, “il giocatore”, “la badante”, “il vegano”) della stessa durata e con la stessa struttura (esplorazione della colpa – climax – assegnazione della pena). Un contenitore rigidamente costruito che viene, però, “riempito” da Licia Lanera e Riccardo Spagnulo, interpreti di tutte le coppie, con piccole scenette sorrette da una drammaturgia originale e mai uguale a se stessa. Anche se permeata da un filo conduttore comune: la sordità dell’interlocutore. E della società, potremmo aggiungere.

Se nei primi due sketch la disperazione emerge da un flusso quasi incontrollato di parole (alla logorrea dei due fidanzati che, seppur lontani geograficamente, si ritrovano a dover scandagliare un rapporto in crisi dallo stesso divano a cui sono incatenati, segue il monologo di un cinquantenne che ha fatto a pezzi la vecchia madre per potersi giocare la misera pensione alle macchinette), negli ultimi due, i più riusciti, a prevalere è la violenza delle immagini e dei gesti. Al deambulare senza sosta di un vecchio che, tra uno sputo e l’altro, recita passi del Mein Kampf, “rincorso” dalla badante “stracomunitaria”, fa da contraltare l’immobilismo di un uomo rapito e legato ad una sedia da due operai che lo seviziano a suon di uova, maionese e salame.

La vena ironica, l’escamotage del dialetto di cui gli attori si servono e gli stacchi musicali, che alternano sonate di Schubert a canzonette di Celentano e Toto Cotugno, contribuiscono alla piacevolezza del risultato. Ma il più lo fa una costruzione scenica curata nei minimi dettagli, fra tutti il gioco di luci, che crea un griglia sul pavimento e ricorda le sbarre di una prigione, e la scelta di costumi dai colori vividi (portati all’eccesso nella gag de La badante) che si contrappongono al grigiore delle vite raccontate.    

Il lavoro di Fibre Parallele ci fa tirare un sospiro di sollievo. Fa piacere verificare che a volte lo sforzo, sempre maggiore negli anni, di dare spazio ad iniziative volte a sostenere la scena giovane italiana (che fatica a trovare ospitalità nei circuiti più tradizionali) venga ripagato.

LO SPLENDORE DEI SUPPLIZI
di e con: Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
e con: Mino Decataldo
assistente alla regia: Arianna Gambaccini
disegno luci: Vincent Longuemare
consulenza e creazione puppet: Marianna Di Muro
organizzazione: Antonella Dipierro
tecnico di palco: Amedeo Russi
foto di scena: Luigi La Selva
produzione: Fibre Parallele e Festival delle Colline Torinesi
con il contributo della Regione Puglia e con il sostegno del Nuovo Teatro Abeliano

durata: 2h con intervallo
applausi del pubblico: 2′

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 12 ottobre 2013


 

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