Le pulle palermitane portano in scena Emma Dante

Emma Dante
Emma Dante
Anche una prova canora per Emma Dante nelle ‘Pulle’ (photo: Giuseppe Distefano)

Premetto che sono una sua fan. Premetto che i suoi primi spettacoli li ho davvero amati e difesi. Premetto che “Cani di bancata” mi aveva un po’ deluso. Premetto che l’idea di andare a vedere uno spettacolo per metà cantato, di cui avevo letto qualcosa, non mi entusiasmava ed ero un po’ prevenuta.

“Le Pulle” è ambientato in un bordello dove la proprietaria, una regina Mab presa in prestito dal “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, con l’aiuto di tre fate, innesca femminilità e desiderio in quattro uomini e un trans. Ecco così che ci vengono raccontate, attraverso canzoni, monologhi e immagini evocative, le storie di Rosi, che voleva diventare ballerina e danza uno straziante “Lago dei Cigni” mentre viene stuprata brutalmente; di Sara, che sogna un fisico magro e bello, tanto da non essere più in grado di mangiare trattenendo il cibo in corpo; di Moira, che a dodici anni è stata iniziata alla prostituzione dalla madre per poter guadagnare i soldi per sopravvivere; di Stellina, che è sicura di sposarsi con l’amato Rocco; e di Ata, che è nata maschio ma si è sempre sentita donna, ed è dovuta scappare dal padre perché non la capiva.

Emma Dante ci racconta queste storie con un’energia ritrovata e una potenza poetica rinnovata. Le lunghe scene senza suono, le luci basse e fredde, l’elegante e dinamica scenografia rendono immagini in cui la sua inconfondibile mano si tinge di nuovi colori.
Non sono tra quanti ritengono che Emma Dante faccia sempre lo stesso spettacolo, e di quest’ultimo lavoro apprezzo la propensione al cambiamento e all’innovazione, soprattutto in campo sonoro. Inutile lodare gli interpreti, da cui lei è sempre in grado di tirare fuori il meglio (fatto salvo gli infelici episodi di Tommaso Ragno e Iaia Forte), tra cui spiccano Carmine Maringola, Ersilia Lombardo e Manuela Lo Sicco.
Due aspetti tuttavia, e a malincuore, mi lasciano delusa: la presenza stessa della Dante in scena – così marginale e poco necessaria – e una drammaturgia che fatica ad accompagnare lo spettatore dentro alle singole storie, forse proprio perché vuole raccontarne troppe. In fondo, dal punto di vista drammaturgico, “Le pulle” cosa ci racconta che già non era drammaticamente messo in scena con “Mishelle di Sant’Oliva”?
Consiglio: da vedere (a Napoli fino al 1° marzo).

LE PULLE – operetta amorale

testo e regia:  Emma Dante
con, in ordine di apparizione:  Manuela Lo Sicco (fata parlante), Clio Gaudenzi (fata danzante), Elena Borgogni (fata cantante), Emma Dante (Mab), Ersilia Lombardo (Ata), Sandro Maria Campagna (Rosi), Sabino Civilleri (Sara), Antonio Puccia (Moira), Carmine Maringola (Stellina)
testi delle canzoni: Emma Dante
musiche originali: Gianluca Porcu, alias Lu
scene: Emma Dante e Carmine Maringola
luci: Cristina Zucaro
costumi: Emma Dante
assistente alla regia: Massimo Vinti
coordinazione produzione/distribuzione: Fanny Bouquerel/Amuni
direttore di scena: Alessandro Amatucci
fonico: Diego Iacuz
sarta: Giovanna Napolitano
foto di scena: Giuseppe Distefano
produzione: Mercadante Teatro Stabile di Napoli – Théâtre du Rond-Point, Paris – Théâtre National de la Communauté Française, Bruxelles
durata: 1 h 40’
applausi del pubblico: 2’ 50”

Visto a Napoli, Teatro Mercadante, il 17 febbraio 2009
prima assoluta


7 Comments

  1. says: Pepe

    Visto al Valle insieme a tutto il resto. Ed è di questo che vorrei anche parlare, ovvero della possibilità che ho avuto di “percorrere” il sentiero di Emma Dante in sua compagnia. Erano programmati LE PULLE, VITA MIA, ACQUASANTA, il film MPALERMU, una Lectio Magistralis aperta al pubblico, una serata in diretta all’Auditorium della Rai per Radio Tre Suite. Io ho visto tutto ed Emma c’era sempre. Che si può chiedere di meglio? E’ un’artista che amo in modo assoluto e mi è stata data la fantastica occasione di vivere il teatro ed il suo teatro in modo diverso: basti pensare che alla prima messa in scena di Acquasanta lei era in piedi in fondo alla platea, oppure negli intervalli era tranquillamente seduta al bar del teatro a chiacchierare con giornalisti, colleghi, pubblico. E’ stato bello, tutto questo mi mancherà: è bello non essere soltanto uno “spettatore”!!! Buona fortuna, Emma, per il tuo – e dunque nostro – futuro teatrale! E buona fortuna per la tua vita

  2. says: sergio

    ho visto finalmente lo spettacolo al valle la scorsa settimana e mi è piaciuto molto.
    in generale nemmeno io amo i riferimenti ad altre opere (come qui a Shakespeare) indicati pressoché solo nelle note di regia. Perché, parliamoci chiaro, nessuno che non abbia letto le note avrebbe chiamato Emma Mab. Ma si tratta solo di una scelta di Emma Dante di dichiarare o meno la provenienza di certe figure, ché fa poca differenza come le si chiami.
    Insomma, non credo proprio sia necessario conoscere l’opera di Shakespeare o la mitologia celtica per apprezzare certe immagini, quindi non trovo sia una “paraculata” come finemente osserva Giovanni.
    Mi trovo d’accordo con la mia collaga Kiara quando fa notare che forse c’era troppa carne al fuoco.
    Io trovo che la Dante in generale sia molto più barocca di quanto lei stessa sostenga, trovo che il suo lavoro sia spesso molto più intellettuale di quanto lei speri.
    Ciò non toglie che ha degli attori straordinari e che solo lei li sa muovere in quel modo. un po’ come Rodrigo Garcìa, in certe cose: molta “panza” ma anche molto cervello. E un’esplosiva inventiva scenica, una straordinaria visionarietà, che alla maggior parte del grande teatro manca.

    Ci ho trovato molte affinità con il Faust romeno visto a Edinburgh 2009, che continuo a consigliare a TUTTI.
    grazie delle note Kiara!!

  3. says: S.L.

    Non so se siete mai stati al museo Marmottan a Parigi. Posizionato in un luogo lontano dalle luci della ribalta, questo piccolo gioiello – contiene la piu’ importante collezione al mondo dei lavori di Claude Monet – e’ la porta d’accesso al mondo dell’impressione. E’ solo li’, in quello spazio di luce e quiete, che, tutto ad un tratto, il colore attorno il visitatore prende forma, rivelando il Pont Japonais con le sue Nynpheas riscaldate da un tiepido Soleil Levant.
    Li’ quelle pennellate, che all’occhio distratto, schematico e razionale appaiono insignificanti e banali strascichi di un pennello troppo carico, si fondono e si scoprono parte del tutto, dando vita a quel vortice di emozioni e sensazioni che conferiscono ad ogni lavoro la dignita’ di opera d’arte.
    Questa stessa e’ l’esperienza che vive colui che prova ad immergersi nella vita de “le Pulle”, il nuovo spettacolo di Emma Dante, che ha debuttato al Teatro Mercadante di Napoli ed ora si accinge a girare per l’Europa.
    Come il Pont Japonais si svela solo a chi, libero da ogni pregiudizio, si ferma a “guardare”, le Pulle si confessano a chi e’ disposto ad ascoltare, col cuore in mano.
    C’e’ molta vita sul palco, la vita quella vera, fatta di forti tensioni ed emozioni, ma pure di ripetitivita’, di ossessione, di paura e sconcerto. Ci sono i sogni dell’uomo, gli incubi, le nevrosi e le manie. E poi c’e’ anche la musica che, dentro e fuori l’uomo, dirige il tempo ed i gesti.
    Come per le pennellate delle Nympheas, nel “le Pulle”, ogni suono, ogni gesto, ogni colore perde la propria individualita’ per fondersi nel tutto e diventare parte indispensabile di questo imponente affresco che, ancora una volta, la nostra Emma dipinge, lasciandoci a bocca aperta, con una sincera commozione interiore.
    Scriveva Tennessee Williams nella prefazione al La Rosa Tatuata: “…i testi teatrali nella tradizione tragica ci offrono una visione di certi valori morali in giustapposizione violenta. Poiche’ non partecipiamo, se non come spettatori, noi possiamo contemplarli con chiarezza, entro i limiti del nostro equipaggiamento emozionale. Queste persone sul palcoscenico non ci rimandano i nostri sguardi. Noi non abbiamo da rispondere alle loro domande ne’ diamo alcun segno di essere in loro compagnia, ne’ dobbiamo competere con le loro virtu’ ne’ resistere alle loro offese. Tutto a un tratto, per questa ragione, siamo in grado di vederle.” (S.L.)

  4. says: simona

    Ho visto lo spettacolo e la penso cosi’: studiolegalelopiccoloilblog.blogspot.com

  5. says: eleonora

    Trovo che questo nuovo spettacolo sia davvero poetico. Ogni scena è un affresco. E’ un lavoro di alto profilo come non se ne trovano in Italia. Le citazioni e i riferimenti ad autori del passato non servono a paragonare la Dante con la poetica del passato ma sono uno spunto di riflessione. Gli attori poi sono tutti bravissimi e i testi delle canzoni splendidi.
    Infine un’ultima riflessione… questo lavoro può piacere o no e ognuno può esprimere liberamente la sua idea. Lascia tuttavia molto perplessi il giudizio di tale giovanni, espresso in un italiano improbabile ed indecente.

  6. says: Giovanni

    un’accozzaglia di generi teatrali: un pò operetta, un pò rivista, un pò musical, un pò teatro danza, un pò lirica
    ( la dante si prepara alla sua Carmen alla Scala) bellissime immagini in alcuni momenti, gli attori fanno un lavoro fantastico a volte anche oltre il reale valore di quello che mettono in scena.
    il riferimento a shakespeare poi lo trovo una paraculata: ce ne accorgiamo solo perchè c’è scritto sul foglio di sala perchè guardando lo spettacolo nn ci verrebbe mai in mente, un pò appicicaticcio!
    cmq… nonostante ci sia qualche momento di imbarazzante noia … lo spettacolo divide il pubblico… ad alcuni fa cagare ad altri piace molto … ed è importante perchè è nella divisione, nel dibattito che un lavoro mostra il suo spessore.

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