Lear, lo Schiavo d’Amore dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

Photo: Giorgio Sottile
Photo: Giorgio Sottile

Non è giallo e non parla di una vita di traquillità tra cielo blu e mare verde, eppure il sottomarino volante e sbilenco firmato, come sempre, da Daniela Dal Cin, rimanda ai Beatles nel suo appeal pop che nulla ha a che vedere con il Re Lear shakespeariano e che, invece, diventa il contesto perfetto per un frullato di contemporaneità, frutto delle sapienti mani drammaturgiche “dell’Isi”, così compare Re Marcido (Marco Isidori) in locandina.

Quell’Isi che ha elaborato stavolta uno dei più bei testi della produzione marcidiana degli ultimi anni. La vicinanza “anagrafica” al personaggio del Bardo, intepretato dal regista stesso con tutta l’arrendevolezza ironica di chi sembra aver scritto in fronte “se non io, chi!” contribuisce per un verso ad una rivisitazione che calza perfettamente con la poetica della compagnia torinese, e per l’altro mantiene intatti i personaggi, a cui gli attori danno vita con repentini cambi d’abito.

Tutti gli intepreti hanno almeno un doppio e funambolico ruolo, mentre l’imponente scenografia viene vissuta ed abitata in tutte le sue parti, con movimenti ed occupazioni dello spazio talvolta quasi circensi.

Nello stesso modo Cordelia, Gloucester, il Matto, Edgardo ed Edmondo diventano caricature di sé stessi, esaltazione di un particolare tratto di umanità esasperata con cui il pubblico fa i conti ridendo spesso della rispettiva assoluta tragicità. Gli abiti che indossano sembrano piuttosto vestiti di carnevale coloratissimi, con parrucche demodè e accessori surreali.

Un manifesto del nuovo “corso” dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa che sempre Isidori spiega nel libretto di sala, che titola “per un teatro della Battaglia, NON per un teatro della rappresentazione”.
Già, perché gli ultimi anni hanno visto un vero e proprio restyling della compagnia, che ha reclutato e formato diversi giovani attori, visibilmente “forgiati” dai senatori del gruppo e finalmente in scena, insieme, come una famiglia, ad intepretarne un’altra.

Lo spettacolo “Lear, Schiavo d’Amore”, in prima nazionale, segna anche il completamento di un trittico dedicato a Shakespeare, un cammino avviato quasi dieci anni fa con “Vortice del Macbeth” e passato per quell’”Amlet-One” che è coinciso con l’apertura del loro teatro a Torino.

La splendida cornice del Gobetti ricorda ancora una volta che i Marcido hanno bisogno di spazio, di tanto spazio per dare giusta vita all’epicità del loro stile narrativo modernamente declamato, alla fisicita dei corpi in tensione, all’incredibile creatività delle tante “case” che la Dal Cin ha eretto come unico luogo deputato ad una teatralità originale e autodidatta.

Lear, Schiavo d’Amore
una riscrittura di Marco Isidori del Re Lear di William Shakespeare
con Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Batty La Val, Francesca Rolli, Eduardo Botto, Nevena Vujic, Vittorio Berger, l’Isi
regia Marco isidori
scene e costumi Daniela Dal Cin
luci Francesco Dell’Elba
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 4′ 08”

Visto a Torino, Teatro Gobetti, il 4 aprile 2018
Prima nazionale

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