Tra gli artisti italiani di quest’edizione Abbondanza Bertoni, Tecnologia Filosofica, Stalker Teatro e EgriBiancoDanza
La memoria va ai grandi e storici festival di teatro di strada francesi, come quelli di Aurillac o di Chalon sur Saône, e il modello infatti è quello, ci conferma Fabrizio Gavosto, direttore artistico di Mirabilia 2023 (sottotitolo di questa edizione: “Water of Love”), grande kermesse delle arti performative, riapprodata a Cuneo il 30 agosto, dopo la lunga e ricca anteprima dei mesi estivi nelle città di Busca, Alba e Vernante.
E l’impressione è che al modello Mirabilia nulla abbia da invidiare. Grande partecipazione del pubblico, non solo di affezionati e storici estimatori del festival che si spostano persino dall’estero per seguirlo, ma anche di locali, nuovi al linguaggio e curiosi di unirsi all’allegra e colorata carovana che per alcuni giorni invade strade, piazze, cortili e il teatro della città.
La compresenza di più generi, dal circo alla danza, dal teatro di figura a quello urbano, dalla pratica immersiva alla videoinstallazione, e soprattutto il loro intreccio, favoriscono enormemente la diffusione della cultura delle arti performative, anche e soprattutto fra chi non ne conosce le molteplici sfumature. E’ questo il grande merito di Mirabilia.
Un festival di teatro di strada deve cominciare in strada, e così accade. Ad accompagnarci all’inaugurazione è Prismabanda Street Band che, al ritmo incalzante di musica e colorate coreografie, raccoglie lungo la via il pubblico e lo conduce davanti al Teatro Toselli, gioiello architettonico ottocentesco della città di Cuneo, dove da lì a poco si esibirà Leonardo Ferreira della Compagnie Errância con “Frequência”, uno spettacolo di circo contemporaneo, particolarmente raffinato, sul tema dell’immortalità o forse del desiderio di immortalità.
È certamente una scelta coraggiosa, da parte della direzione artistica del festival, iniziare con uno spettacolo come questo, spiazzante e in netto contrasto con la leggerezza evocata dalla Prismabanda: un personaggio, nelle vesti di un funambolico Charlot postmoderno, in bianco e nero, appare dal fondo della sala, attraversa silenziosamente la platea, sale sul palco, lo percorre più volte da un lato all’altro, si avvita su sé stesso, cade, si rialza, si libra in aria agganciandosi al palo cinese, cade e si rialza. Le sue azioni ripetute, dapprima innocue e quasi monotone, si fanno via via più ostinate e drammatiche; ad ogni caduta corrisponde la rottura di una mano, poi di metà volto, fino a sfiorare il totale dissolvimento.
Il paesaggio sonoro creato per lo spettacolo è cupo e indefinito, estremamente efficace nell’evocare sensazioni di vertigine ed incertezza, quelle per esempio che in alcuni di noi suscita oggi l’intelligenza artificiale, a cui è dedicato il secondo appuntamento della giornata, “Ricordi futuri”, un’installazione multimediale immersiva creata da Nicolò Pilon.
Chiude la prima serata del festival uno spettacolo di tutt’altro genere: “Zloty” della compagnia spagnola Pau Palaus. In un raffazzonato tendone, ci riporta all’atmosfera malinconica ma anche rassicurante ed accogliente del clown da circo tradizionale. Una performance, quella di Pau Palaus, poetica e commovente; un tipo di spettacolo, “Zloty”, così come “Embolic” della stessa compagnia in scena i giorni successivi, che si nutre della lentezza e della relazione con il pubblico e che, in forma simile, avremmo potuto vedere quarant’anni fa e continuerà ad esistere a lungo.
La seconda giornata del festival è ricca di appuntamenti. Tra i molti a richiamare l’attenzione c’è “Femina”, la nuova creazione della Compagnia Abbondanza Bertoni, in scena al Toselli.
Quattro interpreti, travestite da bambole bionde, prive di personalità o spessore psicologico, incarnano un concetto, quello della femminilità stereotipata. Il loro motivo di esistere è solo nell’apparire e, di conseguenza, nell’esibire in loop una rigorosa partitura di posizioni e movenze ritenute femminili. Il ritmo martellante, incessante e crescente dell’accompagnamento sonoro e le coreografie magnetizzano letteralmente gli spettatori in sala. A poco vale il tentativo da parte delle donne-bambole di scorporarsi, giacché sotto ogni bambola pare essercene pronta un’altra.
Lo spettacolo si chiude con un’immagine emblematica: il profilo di una vulva sul fondale aperto a metà.
Nel corso della giornata altre performance abitano i cortili e le strade di Cuneo, come “Di quel che resta” di APT, uno spettacolo di danza urbana raffinato ed elegante, pensato per essere presentato nei giardini delle dimore, o il soufflé di musica e risate della Compagnia Samovar in “Banda Storta Circus”. Nella suggestiva chiesa di San Francesco intanto va in scena “Performance per corpi soli | Secondo studio” di Twain Physical Dance Theatre, un interessante ed energico lavoro su un corpo insonorizzato.
“Le sedie” di Stalker Teatro coinvolgono un numerosissimo pubblico sotto la Tettoia Virginio, chiamandolo a partecipare attivamente all’azione scenica. Nato a seguito della pandemia, il progetto si nutre del desiderio, allora sentito in modo struggente, di stare e costruire insieme. La drammaturgia trae spunto dall’omonimo testo di Eugène Ionesco e da “Le città invisibili” di Italo Calvino e, attraverso il gioco collettivo dello spostare creativamente sedie nello spazio, tenta di rispondere a quel desiderio.
Nel corso delle giornate a Mirabilia è stato possibile assistere anche a un teatro più intimo, grazie a Girovago e Rondella e a Dromosofista, due compagnie che, all’interno rispettivamente di un TeatroBus e di un Camion Teatro, hanno offerto a 35 spettatori l’opportunità di lasciarsi incantare dal teatro di figura e dalla musica suonata dal vivo. “Manoviva” e “Antipodi”, i loro deliziosi spettacoli sono destinati a un pubblico davvero di tutte le età.
La ricerca teatrale è presente con progetti di grande rilievo come “Eco del Mondo” di Tecnologia Filosofica. In scena la bravissima Francesca Cinalli, nei panni di un moderno e dimesso, quasi affranto, Arlecchino, insieme ad altri due performer, anch’essi specchio della stessa maschera, circondati da oggetti che ricordano pezzi di una disordinata scacchiera o le macerie di un mondo frantumato, tra i quali spicca anche la marionetta.
Di pari interesse “Il mio corpo è come un monte” di Giulia Odetto del Collettivo Effe, in cui il desiderio (logicamente irrealizzabile) di un corpo umano di trasformarsi in montagna trova il modo di esaudirsi, affidandosi all’immaginario e agli stimoli sonori e visivi. Una performance che, sfruttando linguaggi e media diversi, diventa installazione, senza rinunciare alla centralità del corpo.
Un tema ricorrente di molti degli spettacoli è certamente quello di creare un ponte tra passato e futuro, tra tradizione e ricerca, tra linguaggi, tra fisico e metafisico, come la performance “Mystery Sonata” della Compagnia EgriBiancoDanza, che invita gli spettatori ad assistere due volte allo stesso spettacolo, ma osservandolo da luoghi diversi.
Oltre a spettacoli e installazioni, Mirabilia offre anche l’occasione per gli spettatori di immergersi in pratiche artistiche. Tra queste, grande curiosità ha suscitato tra il pubblico “Dance4Ageing”, che invita le persone ad entrare in risonanza con i quadri rinascimentali proiettati sugli schermi attraverso il movimento corporeo e di gruppo; una ricerca sulla motor imagery applicata a pratiche di danza nella popolazione over65 (in particolare con Alzheimer), promosso dall’Università degli Studi di Torino.
Dietro la vasta proposta culturale e artistica di Mirabilia, c’è un’idea forte, coraggio, passione e impegno per creare una grande macchina organizzativa. Ma c’è anche, per le strade, all’ingresso dei cortili, nel foyer del teatro, intorno alle piazze, un festoso “esercito” di volontari, in maglietta blu o arancione, che hanno dai 16 ai 25 anni. Provengono dal territorio e perfino da altre regioni d’Italia, desiderosi di immergersi in quest’avventura e dare il loro contributo, accompagnando artisti e spettatori nelle giornate del festival.