Leonardo Tomasi vince il 19° Premio Scenario. A Valentina Dal Mas lo Scenario Periferie

Anonimasequestri di Leonardo Tomasi
Anonimasequestri di Leonardo Tomasi

A Bologna la premiazione della Generazione Scenario 23 in quattro giorni di festival

In questo caldo inizio di settembre ci immergiamo all’interno della sesta edizione di Scenario Festival, al DAMSLab – Manifattura delle Arti di Bologna, per raccontarvi la finale del Premio Scenario e di converso del Premio Scenario Periferie, dedicati rispettivamente ai nuovi linguaggi per la ricerca e all’inclusione sociale, con i progetti finalisti (sui 123 che hanno presentato domanda), scelti dopo un lungo e attento monitoraggio dei 41 soci dell’associazione Scenario, sparsi in tutto il Paese.
Il premio, alla sua diciannovesima edizione, si rivolge ad artisti under 35 provenienti da tutto il territorio nazionale, che hanno presentato alla giuria e al pubblico, accorso come sempre numeroso per l’occasione, 12 corti teatrali di venti minuti.

I progetti sono stati valutati da una giuria presieduta da Daniele Villa (co-regista e drammaturgo di Sotterraneo, segnalazione speciale Premio Scenario 2005) e composta da Giulia Guerra (direttrice di La Corte Ospitale di Rubiera), Fabiana Iacozzilli (regista e autrice, finalista Premio Scenario 2009) e dai soci dell’associazione Cristina Valenti (presidente e direttrice artistica di Scenario ETS, docente di Discipline dello spettacolo all’Università di Bologna) e Jacopo Maj (vicepresidente di Scenario ETS e vicedirettore di Teatro Gioco Vita).

Al termine della finale, la giuria ha assegnato i due premi di 8.000 euro ai vincitori delle due categorie, e 1.000 euro alle due segnalazioni speciali.
I progetti vincitori e i due segnalati andranno a costituire la Generazione Scenario 2023, di cui potremo vedere i risultati finali a Milano al Teatro Munari e Verdi il 9 e 10 gennaio prossimi.

Per ora possiamo dire che è stata un’edizione, per noi che seguiamo il premio dalla sua fondazione, nel lontano 1987, nel complesso soddisfacente, che ha evidenziato, a differenza di molte edizioni precedenti, tematiche e linguaggi del tutto differenti tra loro, segno di una ricchezza presente nell’immaginario di questa nuova generazione di artisti che non si piange più addosso, ma che vuole, che tenta, di avventurarsi con orgoglio inventivo in ogni luogo in cui la scena permetta di muoversi.

Potremmo dire che l’edizione di quest’anno può essere degnamente rappresentata da un ragazzo, un artista di 22 anni proveniente tra l’altro già da diverse esperienze: il genoano Pietro Giannini, che ne “La costanza della mia vita” racconta in modo sapiente, attraverso una drammaturgia di stampo cinematografico già ben definita, in grado di mescolare ironia e tragedia, sé stesso e la sua famiglia, facendola però diventare una vera e propria educazione sentimentale e umana. In un’esistenza che, dopo un’improvvisa tragedia, ha bisogno più che mai di Costanza.

E figlia del prestigioso premio non potrebbe che dichiararsi anche Valentina Dal Mas, attrice e danzatrice già affermata (la ricordiamo splendida ed eterea figura in “La morte e la fanciulla” di Abbondanza / Bertoni), antica nostra conoscenza avendo vinto nel 2017 Scenario Infanzia con lo spettacolo “Da dove guardi il mondo”.
Valentina, qua vincitrice del premio dedicato alle Periferie con “Luisa”, entra con collaudata perizia, per mezzo di tutti i mezzi teatrali che il suo corpo conosce, nell’anima e nel corpo di Luisa, una donna conosciuta presso la Primula di Valdagno, cooperativa sociale che opera al recupero di persone emarginate. Valentina e Luisa diventano un corpo ed un’anima sola, riuscendo ad essere nel medesimo tempo, fragile e forte, remissiva e battagliera, scontrosa e innamorata, fiera del posto che occupa nel mondo.

Luisa di Valentina Dal Mas
Luisa di Valentina Dal Mas

Insieme al progetto di Pietro Giannini, l’altra segnalazione della giuria è andata a “Tre voci”, spettacolo performativo creato da Sara Bertolucci di Tilia Auser che, intrecciandosi con la chitarra elettrica di Riccardo F. Scuccimarra, riesce a farci entrare nella complessità dell’anima inquieta di Sylvia Plath, riconsegnandoci dalla memoria “Three Women. A Poem for Three Voices”, radiodramma in versi liberi mandato in onda dalla BBC nel 1962.
Le voci, le anime di tre personaggi femminili si riversano sul palco come un unico canto sommesso, iniettato di rara potenza, uscendo dal reparto maternità in cui sono ricoverate e riconsegnandoci intatte le loro paure e speranze.

Il Premio Scenario quest’anno è stato assegnato a “Anonimasequestri” di Leonardo Tomasi, classe 1996, che in collaborazione con la dramaturg Sonia Soro, imbastisce un progetto multiforme amaramente ironico sulla sua terra, la Sardegna, attraverso la finta realizzazione di una sorta di docu-film colmo di riferimenti, entrati pervicacemente nel nostro immaginario, a volte senza una vera e propria motivazione.
Qui, come in un provino, una banda di improbabili criminali, con ostaggio bendato annesso, si industriano goffamente nel preparare un nuovo colpo, studiando piantine, meditando possibili dichiarazioni di intenti e strategie votate inesorabilmente al fallimento. In questo modo, in scena, Federico Giaime Nonnis, Daniele Podda e lo stesso Tomasi, fingendo di nascondere tutte le difficoltà nell’esprimere le caratteristiche di una propria identità artistica e personale, ne sviscerano di rimando gli stereotipi, cercando di riproporne di nuovi, e dissacrando tra il serio e il faceto una terra antica, in qualche modo relegata ai confini del mondo.
La Fondazione Teatro Metastasio sosterrà con un contributo economico di 16.000 l’iter produttivo di questa creazione vincitrice.

A noi è piaciuto molto, pur nel segno della tradizione, “Due-Canto di balene per pinguini soli” della Compagnia Banicolà, che vede sul palco una coppia di trentenni, Mattia Lauro e Claudia Nicolazzo, il cui desiderio di avere un figlio è posto in scena, nel passare degli anni, con coerenza, tra desideri appena accennati e timidi dinieghi, finché la consapevolezza della sterilità di lei porterà i due innamorati ad una forse definitiva rottura.
Scritto con giusta misura da Lauro con Antonio Basile, è ben interpretato, entrando con coerenza nelle diversificate sensibilità del femminile e del maschile.

Non ci meravigliamo affatto se i giovani universitari, coordinati da Fabio Acca, abbiano scelto come loro migliore progetto per il suo dirompente immaginario “Allontanarsi dalla linea gialla” della Compagnia Cumana, nome questo che non per niente si rifà alla celebre linea ferroviaria che collega Napoli alla costa flegrea, popolata ogni giorno da un variegata umanità dall’esuberanza incandescente.
Ed è così anche per lo spettacolo, che ci presenta una specie di mondo distopico, percorso appunto da un trenino da cui nessuno sale e nessuno scende, popolato da un universo di sopravvissuti caratterizzati da maschere grottesche, spesso animalesche, e dal linguaggio disturbante: personaggi sempre al limite, a cui non è permesso di superare la linea gialla di una nuova realtà più accomodante. L’arrivo improvviso di un intruso sarà capace di sconvolgere siffatto universo, rendendolo, forse, più placato. Siamo davvero curiosi di vederne il finale.

Sempre da Napoli, e immerso nelle viscere del suo mondo nascosto, ecco poi “’E Zzimmare”, il progetto di Fabio Del Gesto della compagnia RI.TE.NA., che già conoscevamo per il significativo “’E Cammarere”, con in scena un nucleo cospicuo di attori che formano una famiglia del tutto speciale votata allo sterminio, capitanata da una sorella malata terminale.
Ma, come nel progetto precedente, un intruso, una nuova nascita, potrebbe cambiare il destino. Lo spettacolo, ispirato a un episodio personale, tratta in maniera paradossale il concetto di pregiudizio e riscatto.

Anche se in maniera minore rispetto alle edizioni precedenti, è stato ancora presente il disagio generazionale, come nel progetto “Parmacrisis” dei romani Sea Dogs, o in quello più definito, pur nella sua evidente ma sincera ingenuità, “Pinocchio mangia spaghetti alla bolognese” di Crisi Collettiva, composto da cinque attori provenienti da mondi e luoghi diversi, che utilizzano la metafora collodiana di Pinocchio per parlarci di Bologna e della loro difficoltà di vivere e studiare in una città definita invece sempre accogliente e opulente.

Anche Debora Binci in “SS16” ha in dispregio una parte del territorio dove ha vissuto, anzi dove è nata e, nel progetto, con le parole e i suoni, riversa i suoi improperi sulla strada statale che attraversa il suo paese, la più lunga d’Italia, da nord a sud, da Padova a Otranto, che percorre quasi tutta la costa Adriatica. La sua intenzione è di raccontare la provincia marchigiana – e la sua gente – in un duplice aspetto: da una parte come luogo di sublime poesia, dall’altro come violento e brutale.

Di disagio per la generazione più vecchia è invece quella argomentata in “Banned – Tutorial per Boomer” di Marco Montecatino, che in modo giocoso, colmo di oggetti e figure, vuole mettere in guardia il pubblico su un mondo che è vertiginosamente cambiato, e che non ha più quei codici con cui i boomer erano abituati a decifrare il mondo. Codici che lo hanno però man mano disumanizzato, vincolandolo a meccanismi che non siamo più in grado di governare con efficacia.

E in qualche modo fanno la stessa cosa, utilizzando la slam poetry, la trap, la musica elettronica e la visual art in “0®4” i giovani artisti di FanniBanni’s, mettendoci in guardia sul mondo caotico e sovrastimolante che impedisce la nascita di veri valori, e dove la dimenticanza regna sovrana.

Dodici progetti quindi assai diversi tra loro per linguaggi e tematiche, creati da giovani artisti che hanno scelto l’arte del teatro per esprimere i propri sentimenti, paure e speranze. Ragazzi e ragazze che ci hanno commosso per la loro infinità generosità, sempre degna di rispetto, e che, come abbiamo sempre fatto, cercheremo di seguire nella loro futura attività. Del resto il Premio Scenario ha sempre avuto questa vocazione, e per questo ci è così caro.

Il festival, nella sua interezza, ha poi visto nella bellissima location del Giardino del Cavaticcio succedersi alcuni spettacoli di compagnie e artisti vincitori o segnalati nelle precedenti edizioni del prestigioso premio: Teatro Sotterraneo, Usine Baug, Caterina Marino e Davide Enia. Nella serata finale del 4 settembre si sono poi esibiti i quattro progetti che compongono la Generazione Scenario 2022.
Importanti anche i laboratori tenuti nei giorni della manifestazione, quello condotto da Fabio Acca riservato agli studenti dell’Università di Bologna, l’esperienza teatrale per attori curata da Antonio Tony Baladam, il tavolo critico sul premio coordinato da Stefano Casi con la cura di Raffaella Ilari. Nella hall del DAMSLab è stata allestita poi una mostra fotografica dedicata ai vincitori del terzo millennio. Lunedì 4 settembre, in attesa della cerimonia di premiazione, dopo un dovuto pensiero a Stefano Cipiciani, per anni vicepresidente di Scenario, ancora impossibilitato ad essere presente, Sotterraneo, compagnia vincitrice di ben due premi Ubu, alle ore 17, presso il DAMSLab/Auditorium con un apposito talk intitolato “Continuum”, nel suo stile riconoscibilissimo di dissacrante e gustosa ironia, rimandando alla partecipazione di ben 18 anni prima, ha reso un omaggio a tutti i giovani partecipanti al premio che si trovano ora nel loro stesso momento biografico e professionale di allora.

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