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I miserabili di Carlo Massari/C&C Company: la miseria umana a Gender Bender

Les Miserables (photo: Paolo Porto)

Les Miserables (photo: Paolo Porto)

Un uomo anziano, in mutande, cammina nelle acque di un canale. Ha una corona in testa. Quando arriva davanti al palco si siede, dando le spalle al pubblico. Rimarrà lì questo re, dall’inizio alla fine, spettatore inerme dei miserabili che si agitano “futilmente” sulla scena.

Siamo a Gender Bender 2020, che chiude oggi i suoi eventi, un appuntamento imperdibile dell’estate bolognese, dove C&C Company si esibisce con una performance concitata di appena 30 minuti, “Les miserables o della miseria umana”: un affresco ironico e spietato dell’Italia contemporanea.

Protagonisti due uomini e due donne, seminudi, omologati dallo stesso abbigliamento striminzito: un corpetto, dei guanti e una parrucca arancione. Il respiro dei corpi, i colpi dei piedi, i battiti delle mani, le sequenze di movimento all’unisono, le esclamazioni, sono gli elementi ricorrenti di una partitura incalzante, che cerca di raggiungere l’apice con frenesia e irruenza per poi spegnersi, sospendersi, immobilizzarsi, ma solo per qualche istante. Poi il tutto ricomincia, più e più volte, in un vortice sfinente dove il più debole inevitabilmente crolla.

Ad ogni giro uno di loro sviene a terra, sotto gli occhi indifferenti degli altri, che si voltano e vanno avanti, partecipando a un grottesco teatrino delle miserie umane, una carrellata di stereotipi, di già visti, di già detti sull’Italia di oggi. Alle sequenze martellanti di movimento, camminate, colpi e battiti, si alterna una corale realizzata dagli stessi performer (da loro stessi definita “medio borghese”), che in maniera compita intonano una serie di canti a cappella, rime e giochi vocali.
Sono canzonette divertenti, irriverenti e provocatorie, che forniscono allo spettatore la chiave di lettura dello spettacolo in maniera fruibile e immediata. I testi infatti inquadrano la danza nel piano della critica e della protesta: la politica, il mondo del lavoro, il razzismo, l’omofobia, la corruzione, la crisi economica, il disastro ambientale, sono questi i temi sdoganati, sempre con leggerezza e ironia.

Al pubblico risuona tutto estremamente familiare, il dramma portato in scena altro non è che l’oggi in cui vive. Così la critica avanzata dai performer non porta a nulla, come del resto la danza, che ogni volta cade nell’immobilismo. I miserabili sono talmente assuefatti dalla quotidianità, che anche le proteste appaiono inutili, lasciando lo stesso spettatore con l’amaro sconforto di non poterci fare niente. Il re invece, mezzo assopito sulla sua sedia, si è goduto lo spettacolo, e quando tutto termina semplicemente se ne va.

Il lavoro potrebbe forse approfondire maggiormente la ricerca sul linguaggio del movimento o sull’arte come critica (della miseria umana, riprendendo il titolo), ma risulta comunque una performance ben eseguita, che indaga in maniera diretta tematiche a noi vicine, coinvolgendo lo spettatore sin dal primo istante attraverso una esplorazione della gestualità e del movimento coerente.

LES MISERABLES o della miseria umana
Creazione originale: Carlo Massari/C&C Company
Coproduzione: Triangolo Scaleno Teatro
Con: Carlo Massari, Alice Monti, Martina La Ragione, Daniele Palumbo
Coaching vocale: Chiara Osella

durata: 30′

Visto a Bologna, Gender Bender Festival, il 9 settembre 2020

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