LidOdissea. Il Lido di Berardi / Casolari da Ulisse ai giorni nostri

LidOdissea (ph: Elisa Nocentini)
LidOdissea (ph: Elisa Nocentini)

Al Kilowatt Festival l’anteprima del nuovo spettacolo che prende ispirazione da Omero

E’ la più classica delle cornici del Kilowatt Festival, il teatro Signorelli, nel cuore del centro storico di Cortona, ad accogliere “LidOdissea”.
Lo spettacolo celebra i vent’anni di attività della compagnia Berardi Casolari e prende ispirazione dalla classicità di Omero non come riscrittura, ma in quanto fondamenta su cui costruire un viaggio che parla molto al contemporaneo, per intercettare, in metafora, le questioni più urgenti del nostro tempo. Un universo, quello della compagnia, che sembra voler ampliare il proprio raggio senza abbandonare quei contenuti che l’hanno resa nota.

A sipario già aperto ci troviamo davanti ad elementi che richiamano un qualunque stabilimento balneare italiano. Porte di cabine sul fondo, ombrelloni, sdraio e oggetti sparsi. In proscenio, invece, qualcosa di meno rassicurante. Un uomo, coricato a torso nudo, è avvolto in un telo di plastica trasparente che fluttua nello spazio al suo muoversi. Ne scorgiamo qua e là i movimenti, quasi danzati e simbolici. E’ Ulisse alla deriva, ma l’immagine ci riporta piuttosto ai naufragi del Mediterraneo e alla plastica che, in mare, sembra superare la quantità dell’acqua.
Un pugno nello stomaco in rapporto alla calma rassicurante del relax che avviene alle sue spalle.

Da subito si percepisce quindi come l’Odissea sia un pretesto, un filo rosso che sta sotto, che intercetta e sostiene, con la sua complessità, un’altrettanto fitta rete di tematiche. L’incontro/scontro tra antico e contemporaneo, poetico, immaginario e reale avviene tramite continui flashback e flashforward perpetrati orizzontalmente da tutti gli interpreti.
Apparentemente è una normale famiglia in vacanza, in cui il padre si chiama Ulisse (Gianfranco Berardi), la madre Penelope (Gabriella Casolari) e il figlio Telemaco (Ludovico D’Agostino). Accanto a loro fluttua la voce potente e delicata di Silvia Zaru: è un Omero odierno che canta vagando, in un tempo (e forse in un luogo) altro rispetto a quello della vicenda.
Le melodie quasi celestiali riempiono il palco e la sala, mentre il bastone a supporto degli spostamenti e gli occhiali da sole, oltre ad un esplicito momento drammaturgico insieme ad Ulisse, riportano in scena il tema della cecità associato alla condizione di smarrimento dell’essere umano.

In rapporto all’antichità, invece, la condizione precaria del non vedere richiama ad una saggezza profetica e sacrale, che sul palco si concretizza in una lunga veste bianca indossata dall’attrice e in una sorta di trono, simboleggiato dalla seggiola da spiaggia che permette all’autore di essere sempre presente, e quindi di assistere alla sua opera in una posizione laterale ma privilegiata.
Raramente questo cantore entra in relazione diretta con i membri della famiglia. Si pone verso di loro come uno spettatore attivo per contribuire ad amplificare o definire, attraverso il canto, lo stato emotivo del momento.

Tutte le figure sul palco, seppur legate da relazioni inequivocabili e definite, sono fondamentalmente sole. Le parole vengono rivolte alla platea come monologhi. Ascoltiamo così i lamenti di Telemaco per un padre assente che vorrebbe con sé per imitarne le gesta, o i tormenti interiori di un uomo troppo lontano da casa, o di una moglie impotente di fronte ai dilemmi esistenziali che le si pongono davanti.

Un fiume di riflessioni profonde fa a pugni con il contesto. Non c’è riposo né relax nel Lido di Berardi / Casolari.
Gli oggetti e le scenografie che inizialmente contribuivano a definire la spiaggia, a poco a poco, plasmati dalle mani degli interpreti, diventano cornice per contenuti tutt’altro che rassicuranti. Così le porte delle cabine si tramutano in fardelli sulla schiena o in ipotetiche mappe geografiche, mentre gli ombrelli – aperti uno ad uno su tutto il palco – accrescono la confusione e il colore del racconto.

Sotto questa serie di riflessioni c’è l’identità stessa, la maniera dell’uomo di collocarsi nel suo habitat fino alla relazione dell’uno con il gruppo e viceversa. L’ansia del fallimento dell’eroe moderno ma anche la voglia di vivere più vite nello stesso tempo.
La regia riesce a creare un’amalgama coerente fra attori, recitato e contesto. Tuttavia, la sempre prolifica capacità contenutistica della compagnia risulta, in questo caso, a tratti trasbordante nel portare in primo piano, in contemporanea, una serie di questioni tanto complesse e urgenti.

LidOdissea
di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
con Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari, Ludovico D’Agostino, Silvia Zaru
disegno luci Mattia Bagnoli
supervisione César Brie
Produzione IGS APS, Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia, Fondazione Palazzo Litta per le Arti Onlus, Accademia Perduta – Romagna Teatri SCRL, Comune di Bassano del Grappa
Con il sostegno del Teatro dei Venti e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia-CapoTrave/Kilowatt), Comune di Sansepolcro

durata: 1h
applausi del pubblico: 2′ 12”

Visto a Cortona, Teatro Signorelli, il 22 luglio 2023

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