“Tu, eri me” è “il risultato delle risposte degli ospiti, dei loro repertori riattraversati, e dell’utilizzo dei codici espressivi e delle regole prospettiche del Teatro all’Antica Italiana”. Questa la necessaria premessa del lavoro, che vede in scena due personaggi stralunati e caratterizzati da una comicità d’altri tempi, fatta di gesti impostati e goffi movimenti – che tanto ricordano l’età del cinema muto – ad accompagnare la protagonista, la signora Lilla, in un ultimo e dignitoso giro d’addio.
L’indagine dalla quale prende spunto il lavoro di Batignani/Faloppa/Tintinelli offre anche, ma non solo, una riflessione sulla vecchiaia, sull’impotenza imposta dal declino fisico, sul mestiere dell’attore e su scelte e decisioni che si prendono nell’arco dell’esistenza, e che andranno ad influenzare tutti i nostri giorni.
Da questo punto di vista “Tu, eri me” è un’affermazione che evoca con ferocia uno sguardo sul destino ultimo dell’attore (o dell’essere umano nella sua interezza), uno sguardo che tutti noi, coinvolti e travolti dagli impegni quotidiani, ci forziamo di distogliere da una verità che, al contrario, il lavoro dell’inedito terzetto, vuole con forza indicare ed evocare. Trattasi anche di un viaggio nel mondo del teatro prima dell’avvento della regia, proprio adesso che il teatro di regia, con tutto questo pullulare di collettivi, sembra incamminarsi lento verso il declino. E non è un caso che un saggio di Franco Cordelli, uscito in ebook di recente sul sito doppio zero.com e che raccoglie ottanta articoli del critico romano usciti sul Corriere della Sera tra il 1998 e il 2012, abbia per titolo “Declino del teatro di regia”.
Il lavoro parte lento, con atmosfere anni ’20 ed echi d’annunziani, per poi dipanarsi a poco a poco ed arrivare a un finale riuscito e ben congegnato – grazie anche a un azzeccato cambio di costumi e all’evocativa scenografia – trovando una completezza che non era cosa scontata, e che sembra dare la giusta cornice per contenere l’eterogenea materia, solo apparentemente semplice e lineare.
Paola Tintinelli offre una grande prova (questo sia detto senza nulla togliere a Batignani e Faloppa), rende credibile e viva una figura di vecchia attrice che, senza pietà alcuna, senza sconti e con quell’ironia disincantata che consente di vedere oltre il reale, ripercorre con coraggio le proprie vicende biografiche, sotto l’egida del motto “Libertà nella vita, massima fedeltà al lavoro”.
Così, in tutto questo teatro contemporaneo affetto da un filoneismo imperante, strenuamente lanciato verso i così detti “nuovi linguaggi”, desideroso di lasciarsi alle spalle tutto e tutti nell’ansia di testimoniare l’avvento di nuove tecnologie e di un mondo nuovo, con occhi così fissi sul presente, l’idea fondante di “Tu, eri me” giunge nuova e interessante, si dimostra concetto riuscito e ben approfondito, sviluppato anche con una buona dose di ironia, che evita la velatura patetica e scontata che certo non avrebbe giovato alla messinscena. Un punto di forza certamente non da poco.
TU, ERI ME. Cinque tempi, col doppio argomento
di David Batignani e Simone Faloppa
con David Batignani, Simone Faloppa, Paola Tintinelli
scena dipinta e marionetta Ambra Rinaldo
pavimento, luminarie e teche Mario e David Batignani, Paolo Bruni
vestiario e ambienti sonori Circolo Alekseev
voce di Donata Giulia Viana
foto posate Nelly Ramirez Bartolo
organizzazione Romeo Tirabassi
un progetto per Casa di Riposo per Musicisti Fondazione Giuseppe Verdi (Milano), Casa Lyda Borelli per Artisti e Operatori dello Spettacolo (Bologna)
produzione David Batignani e Simone Faloppa
in coproduzione con Teatri in via d’estinzione/Festival Marosi di Mutezza di Sassari,
Armunia/Festival Inequilibrio
con il sostegno di Molino del Groppo/Festival riGENERAzioni, Kilowatt Festival di Sansepolcro (AR)
durata: 58′
applausi del pubblico: 2′ 5”
Visto a Castiglioncello (LI), Castello Pasquini, il 28 giugno 2013
Inequilibrio festival – prima assoluta