L’isola di Arlecchino di De Luca, naufragio per ragazzi

L'isola di Arlecchino di De Luca (photo: Masiar Pasquali)
L'isola di Arlecchino di De Luca (photo: Masiar Pasquali)

Metti che una compagnia teatrale famosa nel mondo parta dall’Europa per una tournée negli Stati Uniti. Metti che, dopo due mesi di successi, la nave che riporta indietro scene, costumi, parrucche, maschere, foto e copioni, faccia naufragio su un’isoletta in mezzo all’oceano. E metti che su quell’isola i resti del prezioso carico finiscano nelle mani di una giovane compagnia amatoriale. E che questa compagnia immagini la messa in scena dello spettacolo. Metti infine che tutto ciò che abbiamo ipotizzato non sia fantasia ma realtà.

Una storia bizzarra e stupefacente, quella dell’“Arlecchino servitore dei due padroni” del Piccolo Teatro di Milano. Sul finire del 2005 la storica compagnia di Strehler, guidata dallo spiritato Ferruccio Soleri, aveva coronato otto inebrianti settimane di repliche americane tra New York e Los Angeles.
A riportare in Italia materiale scenico e souvenir, il cargo CP Valour, 177 metri di lunghezza e 35 di altezza. Il 9 dicembre, sorpresa da una tempesta, la nave rimase incagliata davanti a Faial, isola delle Azzorre. Tanti container a bordo. La violenta mareggiata dei giorni seguenti ne rovesciò alcuni in acqua. Uno conteneva i bauli del Piccolo Teatro. Anche un carico d’idrocarburi si riversò in mare. Addetti e volontari dell’isola, in tuta bianca, recuperarono il possibile e s’ingegnarono a bonificare la zona. Tra i resti, in parte distrutti o danneggiati, i materiali di “Arlecchino”, recuperati dai membri della locale compagnia amatoriale Teatro de Giz.

Parte da questa suggestione “L’isola di Arlecchino”, spettacolo per un pubblico dai nove anni che Stefano De Luca ha allestito al Teatro Studio Melato di Milano con un bel gruppo di ex allievi di scuola Piccolo: Andrea Coppone, Gilberto Giuliani, Daniele Molino, Marco Risiglione, Walter Rizzuto, Elisabetta Scarano, Rosanna Sparapano.

Un cargo in miniatura variopinto secondo il colore dei tanti container, modellino dell’originale, avvia il racconto: anche la nave richiama il costume di Arlecchino. La scena è un cumulo di stracci, allusione all’isola e al naufragio. Un tendone sullo sfondo. Le immagini proiettate della Terra, zoomata da Google Map, danno le coordinate dei luoghi topici della vicenda. Un enorme tappeto circolare copre lo spazio scenico: rende anch’esso l’idea dell’isola.

Linda Riccardi, costumista e scenografa, fa piovere dall’alto una grande rete da carico. Dai bauli escono gli abiti dei personaggi. In parte sono quelli originali, sbiaditi, recuperati dal naufragio. Con essi e con altri oggetti scenici interagiscono gli attori, costruendo lo spettacolo insieme alle luci disegnate da Claudio De Pace.

L’arlecchinata parte dal cargo bonsai e rimbalza sugli attori, che si dividono parti e personaggi: Arlecchino, Silvio, Brighella, il Dottor Lombardi, Florindo Aretusi, Pantalone, Beatrice Rasponi, Smeraldina, Clarice.

Arlecchinesca è la pièce, che unisce commedia dell’arte e commedia di carattere, testo scritto, note di regia, improvvisazione. Arlecchinesca è la filigrana che riporta alle tante frequentazioni di De Luca con la maschera bergamasca, dal saggio di diploma alla Scuola del Piccolo, al riallestimento dell’“Arlecchino servitore di due padroni” dopo la morte di Strehler. Arlecchinesche sono anche le citazioni dall’“Isola degli schiavi” di Marivaux, dalla “Tempesta” di Shakespeare o dall’“Isola del tesoro” di Stevenson. Arlecchinesche sono infine le musiche, che shakerano avventura e romanticismo, echi settecenteschi, creazioni acquatiche, e infine il tocco speziato di un Fado pimpante, pizzicato alla chitarra, a omaggiare il folclore delle Azzorre dov’è ambientata la vicenda.
I suoni riproducono il vento e l’agitazione dell’oceano. Più che spauracchio, il naufragio è suggestione mitologica che restituisce oggetti scenici e l’incontro fra Goldoni e Strehler.
Sul fondale sono proiettate, alternate a quelle del CP Valour, le immagini sbiadite dell’“Arlecchino” di Strehler.

Il mare toglie, il mare restituisce. Lo spettacolo è una risacca di ricordi e giochi colorati, fra stridii di gabbiani e ombre cinesi, candelabri e palle di tutte le risme, giochi di mimo, nel rimbalzo farsesco di sequenze come saggi di buona scuola.
Bravi gli attori, con Andrea Coppone / Arlecchino particolarmente ispirato tra frizzi, lazzi, giocoleria e acrobazie. Il brio farsesco inghiotte, come un vortice marino, i giovani spettatori. Anneghiamo nel sogno del più amato e policromo personaggio della commedia dell’arte, in una deriva surreale tra Bruno Lauzi (quello di “Onda su onda”) e Chagall.

L’ISOLA DI ARLECCHINO
drammaturgia e regia Stefano de Luca
scene e costumi Linda Riccardi
con Andrea Coppone, Gilberto Giuliani, Daniele Molino, Marco Risiglione,
Walter Rizzuto, Elisabetta Scarano, Rosanna Sparapano
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Età consigliata: dai 9 anni

durata: 1h 20’

Visto a Milano, Piccolo Teatro, il 2 febbraio 2020

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