L’abbiamo buttata lì come provocazione durante l’intervista a Fabrizia Maggi del CSS, ma a noi l’idea piacerebbe molto: trasformare Udine, una volta l’anno, in Casa Pinter Italia.
Il pretesto l’ha fornito la rassegna che ha avuto luogo nella città friulana dal 14 novembre all’8 dicembre scorso al Teatro S. Giorgio, e promossa dal CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia con la consulenza scientifica di Roberto Canziani: “Living Things. Harold Pinter: formati classici e contemporanei per un maestro del teatro”.
Così, mentre si andava a vedere Teatrino Giullare, uscivano quelli che avevano appena finito di assistere alla performance di Ricci/Forte, e per strada Marcela Serli metteva in scena qualche atto breve, vestita da barbona o da maitresse, sullo sfondo del cab inglese noleggiato per portare in giro quattro persone per volta, palcoscenico-mobile. Un’esperienza coinvolgente, in cui gli spettatori hanno potuto superare, in parte, un peccato originale, che Canziani, nella puntuale chiacchierata di presentazione dell’iniziativa che vedrete nel video di oggi, ha chiaramente enucleato: Pinter è un autore più annusato che conosciuto.
Per questo grande maestro del teatro, che a Udine aveva lavorato a diversi progetti, l’idea del CSS è stata quella di ambientare, in un luogo teatrale completamente destrutturato per spazi e funzioni, una serie di spettacoli e iniziative, un omaggio al drammaturgo e Nobel britannico scomparso esattamente un anno fa, una manifestazione tematica sul suo universo teatrale, poetico, filmico, ben ricostruito attraverso un ritratto d’artista e intellettuale impegnato su temi civili e politici.
Le show-room, o stanze pinteriane, hanno quindi ospitato una selezione di testi, idealmente ripartiti in tre diverse categorie:
– Quintessential Pinter: dedicata ai testi caposaldo della sua produzione drammaturgica (da “Il calapranzi”, “Il custode”, “Ceneri alle ceneri” fino a “Tradimenti”)
– Pinter’s Shorts: il Pinter degli sketch sarcastici e di carattere scritti a fine anni ’50 o i corti teatrali più impegnati degli anni ’70 e ’80
– Pinter Post: sezione che esplora gli orizzonti, il respiro, il lascito che può essere raccolto dagli artisti di oggi con linguaggi radicalmente contemporanei.
Registi come Cesare Lievi (“Ceneri alle ceneri”), o Francesco Pennacchia dei LaLut (“Il custode”), Nicoletta Braschi, Enrico Ianniello e Tony Laudadio diretti da Andrea Renzi (“Tradimenti”), Claudio Moretti e Fabiano Fantini per la regia di Gigi Dall’Aglio (“Il calapranzi”), le poesie d’amore e di guerra nella lettura di Anna Bonaiuto, Marcela Serli (“Fermata a richiesta”, “Offerta speciale” e “Conferenza stampa”, quest’ultima con la partecipazione di Elio De Capitani), Giorgio Monte e Manuel Buttus (“Guai in fabbrica”, “L’ultimo ad andarsene”), Annalisa Bianco e Virginio Liberti di Egumteatro (“Il bicchiere della staffa”), Giuseppe Bevilacqua e il suo taxi britannico (“Victoria Station”), per finire con Rita Maffei (“The Basement/Il seminterrato”), Teatrino Giullare (“La stanza”), e Ricci/Forte (“Pinter’s Anatomy”) hanno raccolto la sfida di confrontarsi e magari riscrivere i temi ricorrenti nell’opera pinteriana.
Abbiamo assistito ad una decina di spettacoli nell’ultimo fine settimana del festival, di cui vi daremo conto nel secondo video che uscirà nei prossimi giorni: uno sguardo su un’iniziativa che potrebbe davvero diventare un appuntamento annuale, di calibro internazionale, che aiuti a mantener viva la memoria e ad accogliere l’importante eredità. Sarebbe straordinario, in un periodo di crisi, rilanciare la sfida con l’arma della creatività.
Roberto Canziani
Videoreportage