Lo soffia il cielo: vite livide, da Sgorbani a Cordella

Photo: Umberto Terruso
Photo: Umberto Terruso

Una passione folle, un vortice di emozioni caratterizza “Lo soffia il cielo (un atto d’amore)”, che Stefano Cordella ha tratto da “Le cose sottili nell’aria” e “Angelo della gravità”, due drammaturgie di Massimo Sgorbani.

Malattia, morte e sesso sono al centro di questa danza macabra che esprime un’umanità ferita.
Cordella si avventura in un’operazione rischiosa: rielabora in un’unica pièce due potenti testi di uno dei maggiori drammaturghi italiani, cantore di un’umanità sofferente e disturbata, eppure ostinatamente affamata di vita e d’amore. Con risvolti non sempre rassicuranti.

“Lo soffia il cielo” è un collage raffinato che attinge all’opera di Sgorbani con deferenza. Cordella immagina che la protagonista femminile di “Le cose sottili nell’aria” sia la madre del personaggio principale di “Angelo della gravità”. Due solitudini, vite al limite dolenti e bisognose d’amore, originano due monologhi che si confrontano alla ricerca di uno sguardo se non di empatia almeno di attenzione da parte di una società alienante.

Cinzia Spanò in scena è una donna di mezza età debilitata prima da una lunga dimestichezza con la malattia del marito, e dopo da una vedovanza precoce. La sua solitudine è attenuata da Mirco (Francesco Errico), un figlio “strano” che ha conservato il candore crudele di un’infanzia difficile, fatta di vessazioni e umiliazioni psicologiche, che sfoga nel cibo.
Una madre, un figlio. Una casa che è rifugio e gabbia.
I monologhi della madre rivelano il livore verso una vita che ha disatteso le promesse. Dalla certezza della serenità familiare e del benessere economico si passa a un cuore inaridito da una lunga convivenza con il cancro allo stomaco del marito (morto, per ironia della sorte, di ictus) e infine a una vedovanza che spiana la via a una solitudine senza uscita.
A confortare quest’esistenza emarginata c’è Mirco, personaggio apparentemente lieve che con animo di fanciullo percorre le tappe di un’esistenza difficile: la lunga malattia del padre, l’instabilità emotiva della madre, l’atmosfera pesante in casa e il senso d’inadeguatezza. Deriso ed emarginato da bambino perché sovrappeso, ignorato dalle ragazze durante l’adolescenza per il suo aspetto fisico e per l’eccessiva ingenuità, trova rifugio nel cibo e nella pornografia ma anche nella fede cristiana, i cui simboli e riti elabora in modo distorto. Il passaggio alla tragedia è breve. Non ci sarà redenzione per lui, e neanche per noi spettatori.

“Lo soffia il cielo” è una pièce robusta che esalta le intenzioni drammaturgiche delle due opere originali, lavorando per sottrazione: viene meno la denuncia della pornografia, snodo principale de “Le cose sottili nell’aria”, e non è presente l’aspetto grottesco di “Angelo della gravità”, in cui il protagonista si trova nel braccio della morte per aver stuprato e ucciso una donna, in attesa dell’esecuzione, dopo che già una volta la corda con la quale doveva essere impiccato si è spezzata a causa del suo peso.

Cordella restringe lo sguardo sulla società contemporanea, dominata dal consumismo e dal culto dell’immagine. La scenografia essenziale, il sapiente gioco di luci, indicano con chiarezza questa direzione: il divano incellofanato, da conservare per essere osservato e non vissuto, la televisione sempre presente come sottofondo, e infine una pioggia illuminata di sacchetti di patatine che piovono dal cielo, citazione di “Che cosa sono le nuvole?” di Pasolini.
A suggellare lo spettacolo, la voce di Domenico Modugno nel brano che dà il titolo allo spettacolo.
In scena, invecchiata e imbruttita, una Cinzia Spanò intensa più che mai. La sua interpretazione è un pugno nello stomaco. A fare da contraltare c’è la crudele purezza di Errico, lieve nell’espressione di una sofferenza profonda.

LO SOFFIA IL CIELO – Un atto d’amore
tratto da ‘Angelo della gravità’ e ‘Le cose sottili nell’aria’ di Massimo Sgorbani
con Cinzia Spanò e Francesco Errico
drammaturgia e regia Stefano Cordella
produzione TrentoSpettacoli

durata: 55’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Spazio Avirex Tertulliano, il 10 febbraio 2017

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