Luna Park: la sinfonia per voce sola di Ingenito/Limodio

Luna Park
Luna Park
Domenico Ingenito in Luna Park
Forse un mattino andando in un’aria di vetro
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco

Poi come s’uno schermo,
s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
(Eugenio Montale)

Nato dall’incontro tra la compagnia Ingenito/Limodio e il musicista Francesco Santagata, lo spettacolo “Luna Park”, presentato al festival Scenari Pagani 2014, ha preso forma (loro primo lavoro) nel corso di una residenza artistica all’auditorium occupato “Carla e Valerio Verbano” di Napoli.

Quattro transenne disegnano un quadrato al centro del palco; dalla graticcia pendono due microfoni, mentre in disparte attendono un sintetizzatore e una chitarra classica. E’ un recinto, una gabbia che trattiene dentro di sé un giovane uomo nella vana e disperata ricerca di una via di fuga, una via di uscita che scopriremo essere dalla provincia, intesa sia come luogo fisico (somigliante a tante periferie degradate completamente abbandonate a se stesse), che esistenziale, uno spazio interiore di desolante solitudine, di vuoto profondo.  

Attraverso le riflessioni poetiche di Ginsberg, Fassbinder, Landolfi, Sarah Kane, e una originale rielaborazione del racconto di Kafka “Una relazione per un’Accademia”, si costruisce un succinto quadro della vita provinciale, scandito da tre personaggi emblematici che, scambiandosi la parola, incarnano modi diversi di rispondere alla sua grettezza e banalità: l’abbandonarsi alle sue dinamiche divenendone parte integrante, come accade al sindaco; tentare una palliativa evasione attraverso il successo personale, come fa l’attore di varietà, e infine superarne le anguste barriere con un improvviso e imprevedibile slancio del cuore, come suggerisce il ragazzo tifoso del Napoli.

Tre movimenti per voce sola, tre storie per un unico interprete, Domenico Ingenito, in una sinfonia di anime che popolano questa vita di provincia dove il grottesco e il sublime convivono e si annullano vicendevolmente.

Lo spettacolo esplora alcune delle possibili interazioni fra il teatro e la musica, alternando brevi concerti  – con una divertente e originale versione rock di una delle canzoni neomelodiche napoletane più gettonate – a inserti di teatro-danza, dove lo scambio tra l’attore e la musica avviene esclusivamente attraverso l’uso di partiture fisiche.

Il lavoro si apre e si chiude con la stessa sequenza di movimenti, un leitmotiv con sporadiche variazioni sul tema, che nel corso dell’intera performance scandisce i vari momenti della narrazione, fino all’epilogo.

Suggestiva e d’effetto la musica, che assieme all’attore è coprotagonista dell’intero lavoro, ora come sola interprete della narrazione, ora come sfondo costante che esalta e sostiene Ingenito. Contribuisce così in maniera sostanziale alla costruzione di uno scenario rarefatto e sospeso che, assieme all’utilizzo delle luci, proietta il pubblico in una dimensione di rerefatta irrealtà, disegnando, come una seconda voce, l’universo interiore del protagonista, aprendo nuovi squarci d’ombra sulla sua devastata interiorità, sondandone con il proprio potere introspettivo le più remote profondità.

Lo spazio scenico, continuamente costruito e decostruito attraverso lo spostamento delle transenne, unici elementi scenografici, contribuisce con l’essenzialità delle forme e evidenziare linee e strutture, scandendo con precisione i tre diversi movimenti che compongono la performance.

“Luna Park” è una prova d’attore vissuta con intensità e generosìtà dal suo giovane interprete, una disperata sinfonia intrisa di rabbia e inquietudine contro una realtà che non sa offrire risposte a un crescente desiderio d’amore e a un bisogno di verità e autenticità nelle relazioni, in una società dove c’è chi “ti può togliere la vita senza dare la morte” (S. Kane).

Luna Park

regia: Maria Sole Limodio
con: Domenico Ingenito
drammaturgia: Domenico Ingenito, Maria Sole Limodio
musiche: Francesco Santagata
assistenza alla regia/ foto: Alessandro Gattuso

durata: 40′
applausi del pubblico: 2′

Visto a Pagani, Teatro Centro Sociale, il 22 marzo 2014


 

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