Dopo aver affrontato, in due spettacoli assolutamente diversi tra loro, la morte di Eluana Englaro in forma di commossa veglia, e la figura di Valter Bonatti, come tributo ad un eroe della montagna, il lecchese Luca Radaelli di Teatro Invito si cimenta con “Macbeth”, avendo, a suon di musica, come compagno, Maurizio Aliffi alla chitarra.
Tra pentole, vasellame, coltelli e attrezzi da cucina, rosmarino e salvia, Radaelli, vestito da chef, entra stavolta di petto in una delle tragedie più sanguinarie di Shakespeare. Il teatro e il cibo, dunque, si offrono, non più separati, nel rito della rappresentazione.
“Macbeth Banquet” è servito su una grande tavola, coperta da un damascato rosso che rimanda ad un sipario. Sul tavolo, accanto al libro delle ricette o forse del testo scespiriano, una bottiglia di vino, delle patate, un’ampolla di vetro contenente noci, una bilancia ed un coltello conficcato nel legno, mentre a scaldare le vivande vi sono due fornelli elettrici che mandano in ebollizione una padella ed una pentola; di lato, per dar sapore a tutto, piantine di salvia e rosmarino che ben presto diventeranno il bosco di Birnan.
A chiudere la scena, sullo sfondo, una specie di attaccapanni su cui sono appesi pezzi di stoffa, coltelli, mannaie ed altri arnesi da cucina.
E’ in questo contesto culinario, dove anche i vapori hanno spessore drammaturgico, che la parte principale è affidata al coltello: è lui il vero motore della storia, è lui che decide quando i comprimari debbano sparire, ed è lui che decide cosa deve aspettarsi per il proprio domani il protagonista.
Come ogni attore che si rispetti, Radaelli entra ed esce dalle varie parti che il testo gli affida; è una specie di clown quando deve raccordare gli avvenimenti, si ammanta di melanconia venata di ferocia quando diventa il Signore di Cowdor, urlando di spavento quando il fantasma di Banquo gli appare alzando il coperchio di una padella bollente; è poi il guardiano, popolano sapiente, del castello di Macbeth quando apre il portone ai figli di Duncan.
Poi c’è lei, la Lady che gli mormora dentro, ogni volta che tentenna – e lo fa spesso -, a spingerlo inesorabilmente al delitto.
Ma tutto, in questo spettacolo, viene manipolato dall’esperto cuciniere, come del resto lo è lo stesso destino del protagonista, rappresentato dalle streghe, il cui responso viene restituito dai motti convulsi di un dialetto lombardo di grande forza espressiva.
Gli oggetti, manipolati di volta in volta dal cuoco, acquistano significati diversi, concorrendo metaforicamente allo svolgersi degli avvenimenti, come quelle barbabietole che imbrattano del loro sugo, a mo’ di sangue, le mani dei due amanti o quelle noci, stritolate come i poveri parenti di Macduff.
La regia attenta di Paola Manfredi e le luci di Graziano Venturuzzo controllano efficacemente che ogni elemento abbia il suo giusto equilibrio, dosando i sapori e gli ingredienti del banchetto teatrale, restituendoci un interprete consapevole delle sue possibilità, fuori dalle consuete corde di narratore a cui ci aveva da sempre abituati.
Le musiche suonate dal vivo da Maurizio Aliffi, tra antiche ballate e modernità, accompagnano i momenti salienti di questa curiosa versione dell’opera scespiriana.
E alla fine, mentre la carne deve trovare il suo giusto tempo di cottura, i due interpreti dello spettacolo si accomiatano dalla scena, chiacchierando del più e del meno in sottofondo, lasciandoci meditare di come sia inutile arrabattarci con il male a consumare la nostra vita, perché tanto tutto quello che facciamo verrà digerito, proprio come il pranzo di un lauto banchetto, e non significherà più niente.
MACBETH BANQUET
da William Shakespeare
progetto e traduzione Luca Radaelli
regia Paola Manfredi
con Luca Radaelli e Maurizio Aliffi
assistente alla regia Dario Villa
assistente alla produzione Matteo Binda
assistente alla tecnica Graziano Venturuzzo
musiche Maurizio Aliffi
produzione Teatro Invito
con il sostegno di Regione Lombardia per il Progetto NEXT
Visto a Milano, Teatro Libero, il 5 marzo 2016