Il Macbeth psichedelico di Teatro del Simposio. Giochi di potere in discoteca

Photo: Marco Nocerino
Photo: Marco Nocerino

I giochi di potere nei nostri anni vengono suggellati col connubio di cocktail e stupefacenti, con musica a palla e luci abbacinanti. Gli abiti eleganti della festa non nascondono il marcio che alligna dentro l’anima.
Un’aura dark segna “Psychedelic Macbeth”, che Teatro del Simposio ha messo in scena allo Spazio Tertulliano di Milano. Un rosso profondo caratterizza la più cruenta tragedia shakespeariana. Francesco Leschiera, Antonello Antinolfi e Giulia Pes rielaborano drammaturgicamente una parabola sulle seduzioni del male.

L’ambientazione plumbea, in una discoteca trasfigurata dal fumo e dalle luci rosse roventi, fa da sfondo a una storia che viaggia a mille all’ora e mescola amore, morte e violenza. Il palco si dilata tramite il corridoio laterale del teatro.
Riduzione drammaturgica e sottrazione dei protagonisti. Fra tavolini, bottiglie e bicchieri si materializzano i tre personaggi principali, Macbeth, Lady Macbeth e Banquo. Le streghe sono affidate a un vocalist anni novanta (Andrea Magnelli) che prefigura in Macbeth il futuro re e in Banquo un progenitore di re. Più di un cantastorie, questo dj è un personaggio senza tempo che sbuca dall’Ade per portare un pizzico di follia nella vita di chi lo incontra. È il compagno prediletto dei nottambuli, il timoniere verso una dimensione spersonalizzante. Musica techno, house. Sottofondo alienante. Pazienza se si perde qualche parola. Ciò che conta è l’atmosfera allucinogena che smuove le anime dei personaggi come una cartomante che gioca con le suggestioni, che ingarbuglia il giorno e la notte, il bello e il brutto.

L’inferno è una società distopica deviata da uomini maligni, il cui incedere anchilosato ne definisce le caratteristiche malsane. La regia di Leschiera rappresenta i contrasti di una dark society alla deriva, sfruttando una colonna sonora graffiante sulla quale s’innesta la drammaturgia di Antonello Antinolfi.
L’ossessione per il potere, la violenza come linguaggio universale e la morte sono solo alcuni sfoghi trasversali che riflettono un’indistinguibile perversione concettuale tipica degli anni Novanta, decennio che in Italia smaschera gli intrecci tra politica e malaffare, rimuovendo la patina di rispettabilità che per tanto tempo aveva protetto i luoghi del potere.

Tre personaggi, dunque: un Macbeth prima arrendevole poi caparbio, Lady Macbeth voluttuosa e avida, e Banquo, il meno rifinito dei tre. Poi un dj a interpretare diversi ruoli, dando voce alle tre streghe e a un servo di scena; diventa così voce narrante, timoniere delle coscienze, presenza mefistofelica.

Al pubblico, attorniato da manichini neri, appare chiaro ed essenziale il nucleo dello spettacolo: la coscienza tormenta l’uomo, incapace di resistere alle seduzioni del peccato, che si presenta trascinante come la musica house, illusorio come le luci del locale. E’ la banalità contemporanea del male, che non distingue tra insulto e omicidio, e rifugge ogni complessità. L’atmosfera onirica si fonde con la realtà. Il piano principale è occupato dall’essenza di uomini di plastica.

Il progetto drammaturgico di “Psychedelic Macbeth” si rivela interessante per l’originalità della scrittura di scena e per la capacità di andare al cuore del dramma sottolineandone la contemporaneità. Sul piano performativo emerge una certa debolezza dei protagonisti maschili (Alessandro Macchi e Jacopo Monaldi Pagliari), che cercano di compensare con una recitazione a tratti sovraccarica. Espressionisticamente credibile Sonia Burgarello. D’impatto la presenza scenica di Andrea Magnelli, dj, sommelier, narratore, manovratore di coscienze: soprattutto, grande seduttore malefico.
Con qualche accento manieristico ma tecnicamente ineccepibile, la regia di Leschiera viola ripetutamente la quarta parete e dilata il piccolo palco del Tertulliano con banconi da discoteca e una grottesca parentesi di teatro d’ombre.

PSYCHEDELIC MACBETH
da Macbeth di William Shakespeare
Elaborazione drammaturgica Antonello Antinolfi, Giulia Pes e Francesco Leschiera
Regia Francesco Leschiera
con Sonia Burgarello, Alessandro Macchi, Andrea Magnelli
e Jacopo Monaldi Pagliari .
Scene e costumi di Paola Ghiano e Francesco Leschiera
Luci Luca Lombardi
Elaborazioni sonore e scelte musicali Antonello Antinolfi
Scenografie digitali Dora Visual Art.
Produzione Teatro del Simposio

durata: 1h 20’
applausi del pubblico: 2’ 30”

Visto a Milano, Avirex Spazio Tertulliano, il 7 maggio 2017
Prima nazionale

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