Maddalena Crippa giù dal palco per Klp. La videointervista

Maddalena Crippa
Maddalena Crippa
Maddalena Crippa (photo: Dan Codazzi)

Entro al Teatro Sociale di Bergamo; lei è sul palco, con gli anfibi, che prova. Mi vede. Mi fa segno di fare un salto sul palco. E’ altissimo. La guardo. Mi guardo. Mi guarda. Ci ripensa. Spicca lei un salto giù dal palcoscenico, con un fare acrobatico, e si dirige decisa verso una poltrona di metà platea.
Ecco come è iniziato il mio incontro con Maddalena Crippa.

Alcuni mesi fa i lettori di Klp l’avevano lasciata al Piccolo Grassi a ritirare il premio Ubu per “I Demoni”, battagliera e orgogliosa di un gioco di squadra che difese a spada tratta.

Queste due immagini mi si sovrappongono nella mente appena seduto per iniziare le riprese: saranno le stesse che guideranno un po’ l’intervista a questa donna dallo sguardo fulminante, dalla personalità così accesa e viva.
In lei devono per forza trovare sintesi Dostojevskji e Gaber. Cosa possano avere a che fare l’uno con l’altro non saprei, non lo so neanche quando ne parlo con lei. Eppure qualcosa dev’esserci, e secondo me in fondo c’è. Forse l’amore e odio verso il genere umano, la passione dolorosa per l’esistere, il cercarsi sempre.

La Crippa è una delle maggiori interpreti del teatro di prosa italiano. Di scuola Piccolo Teatro, nel gruppo che lavorò con Giorgio Strehler (debuttò a diciotto anni sotto la regia del maestro con “Il Campiello”) e da anni vicina al regista Peter Stein. Stare a dire del suo profilo internazionale, delle sue tournée mondiali con spettacoli di grande successo, sarebbe lungo e inutile.

Klp la incontra in occasione del meno teatrale dei suoi lavori, pensato quando, invitata a partecipare alla rassegna Milano per Gaber, l’attrice sceglie di portare in scena uno spettacolo culto per molte generazioni di spettatori: “E pensare che c’era il pensiero”, prima donna ad avvicinarsi all’universo gaberiano per interpretare un “repertorio tanto originale quanto maschile”.

Sarà forse un caso quella citazione sulla pagina Facebook del suo fan club: “Un’attrice può recitare solo ruoli di donne, io sono un attore, posso recitare qualsiasi ruolo”, di Whoopi Goldberg. Il curatore della pagina aggiunge: “Penso possa valere anche per Maddalena Crippa!”.
Perché la sua sfida, su questo, ma in generale sul suo modo di interpretare il teatro, è proprio nel cercare “un altro punto di vista, un’altra sensibilità”.

Sul caso Gaber ebbe a dire: “Dal primo istante mi è stato chiaro che, in quanto donna, non avrei mai potuto, ma soprattutto non avrei mai voluto, rifare Gaber”. E infatti in scena c’è lei, energica e quasi rockettara, vestita di nero e atletica, come ad un vero e proprio concerto, salvo poi trovare momenti di prosa, di riflessione e pausa dell’esistenza, di adagio del vivere.

Ecco, forse è in queste anse che si annida la vicinanza fra Dostojevskji e Gaber, che la Crippa ha così intimamente e fortemente vissuto in quest’ultimo biennio. Lei risponde decisa, ferma. Dopo un salto di un metro e mezzo dal palco in platea, che io dubito farò mai con ugual grazia e prontezza.

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