Apre oggi nel foyer del Piccolo Teatro Strehler di Milano la mostra sui tre secoli di storia della compagnia marionettistica Carlo Colla e figli, una lunga epopea artistica fra arte ed artigianato. “La bottega dei Magatej” (l’inaugurazione oggi alle 15 nel teatro di largo Greppi) sarà visitabile fino al 21 marzo ad ingresso libero per il publico dello Strehler un’ora prima dell’inizio degli spettacoli.
Al centro del percorso proprio i “magatej”, termine popolare con cui i milanesi definivano le marionette. Una parola del dialetto che in pochi ricordano, quasi dimenticata, nonostante “andèm a vedè i magatej” significasse un tempo, per i milanesi, andare al Teatro Gerolamo a vedere uno spettacolo di marionette.
Questo stretto rapporto fra la città e le sue tradizioni è il tema della prima sezione della mostra, nella quale sono ricostruite scene di vita cittadina: la Milano di Carlo Porta, un tipico scorcio quotidiano riproposto con marionette nuove, un quadro dello spettacolo “Il vescovo Ambrogio di Milano”, allestito invece con marionette antiche.
La seconda parte dell’esposizione affronta il tema della continuità tra il lavoro artigianale del passato e quello di oggi, che la compagnia Carlo Colla persegue da sempre con scrupoloso rigore. A sintetizzare il senso di questa sezione e forse dell’intera mostra, sostenuta dall’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia, è un quadro che raccoglie i “quattro Gerolami” che hanno in qualche modo scandito il passare del tempo: il primo, del ‘700, apparteneva alla compagnia Fiando; il secondo risale alla prima metà dell’Ottocento, quando la compagnia svolgeva attività itinerante, mentre il terzo fa capo agli anni dell’insediamento dei Colla al Teatro Gerolamo, nel 1906. L’ultimo è del 2007, creato per il “Macbeth” che ha debuttato a Chicago e che si vedrà per la prima volta a Milano e in Italia il prossimo giugno.
Un percorso, quello dei Colla, che vuole sottolineare come la tradizione non sia altro che un’innovazione ben riuscita. In mostra circa 250 pezzi fra marionette, costumi, scene, attrezzeria e documenti scelti fra le migliaia del repertorio della Carlo Colla e figli, a testimoniare la grande abilità artigianale del passato ma anche il quotidiano desiderio di raggiungere, ancora oggi, uguali capacità.
temo d’essere stato frainteso.
ho detto solo: peccato che…
quelle dei Colla e dei Cuticchio sono grandi tradizioni, nessuno lo metterebbe mai in dubbio.
Dico solo che, mentre il resto del mondo va avanti con la sperimentazione di un teatro di figura d’avanguardia, in questo paese non c’è la possibilità, non c’è magari nemmeno la capacità. Ma soprattutto il problema è di pubblico e operatori.
Sono d’accordo sul tema dell’ambasciata della nostra cultura nel mondo. Dico solo che il teatro di figura potrebbe essere la terra di sperimentazione che non è, se solo si lavorasse e si desse da lavorare.
a presto!
e quali potrebbero essere le alternative ai Colla? Faccia degli esempi possibili.
Saranno cose da museo, le marionette dei Colla, appunto… Peccato che un museo ( e potrebbero riempirne 4 o 5) non lo abbiano ancora…. Per fortuna ci sono loto, quelli del teatro Gerolamo intendo: ambasciatorii della nostra cultura, in Italia e nel mondo. Grazie!!!
ma può essere mai che le uniche espressioni di teatro di figura in questo paese debbano essere i Colla e Cuticchio?! belli, bravi. Ma per troppi versi… cose da museo, da corso di antropologia!
fiducioso in un futuro più roseo… 🙂