“In this show people has a kind of nativity. They are like children, they go in the ocean, they just jump… it’s really great, because suddenly they have lot of things they see inside, because they open through them…”.
A parlare con noi, in questa intervista di cui oggi proponiamo l’audio, è Mala Kline, artista e coreografa slovena, che ha presentato con Robert M. Hayden, in anteprima nazionale a Omissis 9, il suo ultimo lavoro “Début – In memory of coming”.
Mala Kline è danzatrice, pedagoga, coreografa e studiosa di filosofia; ha iniziato la sua carriera a diciassette anni, mettendosi alla prova con vari generi, dal balletto classico alla danza jazz, fino ad arrivare, dopo numerosi workshop – Tanzwochen Wien, Workcenter di Grotowsky e Richards, StemWerk Workshop con J. R. Toussaint – alla danza contemporanea, che l’ha portata a collaborare con Maja Delak in programmi educativi e di ricerca, da cui sono nati i suoi primi solo: “Campo de’ Fiori” , “Rondinella” e l’ultimo “Début – In memory of coming”.
Per costruire le performance, Mala parte da una o più “domande”, che poi cerca di portare sul palcoscenico, e alle quali possono essere date infinite risposte, diverse direzioni da scegliere. Non cerca una storia da seguire, da narrare, ma costruisce i suoi lavori come “open spaces”, in cui ognuno può perdere e ritrovare la propria strada.
Il materiale che utilizza e da cui trae ispirazione è vario: spazia da vecchie pièces teatrali al cinema, dai video a elementi della visual art fino alla musica, ma sempre secondo un’idea di riciclo di elementi del passato per ricreare qualcosa che a volte è ben chiaro, altre lo è meno, diventando un processo intuitivo, dove solo l’anima delle persone può cogliere ciò che vede.
Soprattutto in questo ultimo lavoro, dove atmosfere lynchiane si mischiano al “Wonderland” di Carroll, la sensazione è quella di compiere un viaggio, di essere teletrasportati in un’altra dimensione, che è pur sempre solo un passaggio, un arrivare ad altro. Un ritorno a casa e una nuova partenza, un cambio di pelle e il recupero di uno stato di presenza.
Il passato attraverso il ricordo corre parallelo al presente, creando due realtà in simbiosi: è un essere protagonisti e spettatori di se stessi, un entrare senza mai uscire, intrappolati in un limbo temporale, finché non ha inizio un nuovo sogno, e si ritorna romanticamente ad essere trascinati in un lento e nostalgico passo a due.