
Si è aperta martedì, al Teatro Valle di Roma, la monografia dedicata a Valter Malosti, dopo le precedenti su Robert Wilson, Rem & Cap, Fabrizio Gifuni, le Albe, Franca Valeri, Ferdinando Bruni e Elio De Capitani. Anche per questa stagione, infatti, va avanti il progetto “monografie di scena“, inaugurato l’anno scorso dall’Eti, nonostante la soppressione dell’ente responsabile della storica sala.
L’idea strutturante è quella di concepire il cartellone non come successione di singoli spettacoli, ma come appuntamenti con più produzioni di ciascun artista. Un approccio che ha il merito di focalizzare lo sguardo sul lavoro teatrale di diversi esponenti della scena, intesi appunto come portatori di un discorso estetico e poetico che si sostanzia nelle opere spettacolari, attraverso la proposta di messinscene nuove e di riprese, reading e documentari video.
La monografia riservata a Malosti dà spazio, fino al 6 marzo, a “La scuola delle mogli” di Molière, prosegue il 7 con l’Omaggio a Testori composto da “Passio Laetitiae et felicitatis” (con Laura Marinoni e Silvia Atrui) e “Maddalene” (con lo stesso Malosti); passa poi al reading “Giulietta vox” con Michela Cescon dallo spettacolo del 2004, per terminare il 9 marzo con la ripresa di “Venere e Adone”, creazione del 2007. Per tutta la durata della monografia il foyer del teatro ospiterà una mostra fotografica con scatti di Tommaso Le Pera da dieci spettacoli dell’artista torinese.
Per gli appuntamenti della sezione “Parola agli artisti”, inoltre, ieri pomeriggio Malosti e la compagnia si sono ritrovati con Lorenzo Salveti e gli allievi dell’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, in una conversazione pubblica su “La scuola delle mogli” coordinata da Rodolfo Di Giammarco.
In questi giorni Klp seguirà la monografia al Valle e affronterà con Malosti alcuni aspetti del suo lavoro; intanto, proprio per farci raccontare le scelte e le intenzioni alla base della messinscena molieriana, abbiamo incontrato il regista e attore del Teatro di Dioniso prima del suo arrivo a Roma, intercettandolo dopo una recente replica della commedia al Teatro dei Rinnovati a Siena.
Sono emerse, nel corso di questa chiacchierata serale, alcune indicazioni utili a comprendere la ricerca di un artista che, fin dagli inizi della carriera, ha affiancato al lavoro sull’interpretazione attorica quello sulla regia, alternando l’esplorazione della drammaturgia contemporanea – da Herbert Achternbusch a Enda Walsh, da Jon Fosse a Antonio Tarantino – alla rivisitazione di testi classici. Tra i cardini di questa ricerca, il rapporto con l’orizzonte semantico e ritmico del testo originale e con la lingua forgiata dall’autore. Così, in “La scuola delle mogli”, Malosti regista e attore si incontrano in una versione scritta in versi di undici sillabe, in cui gli spunti farseschi della commedia di Molière prendono accenti napoletani misti a francese maccheronico, e la disperata ossessione di Arnolphe vibra in monologhi recitati sulle note di Verdi.
Attenzione! A causa di problemi di salute della nostra redattrice Gilda Deianira Ciao non è stato possibile girare il seguito dell’intervista a Valter Malosti. Ci scusiamo con i lettori.
La redazione