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Marcido: il Bersaglio su Molly Bloom supera la prova del tempo

Bersaglio su Molly Bloom (photo: teatrostabiletorino.it)

Bersaglio su Molly Bloom (photo: teatrostabiletorino.it)

A 13 anni dal debutto entriamo in sala (insieme a moltissimi altri spettatori) guardando istintivamente verso la scena: intravediamo una struttura metallica e silhouette umane.
Non riusciamo a vedere altro perché le luci dei proiettori posti in platea, ad altezza uomo, ci abbagliano, come a metterci le mani davanti agli occhi per non svelarci subito la sorpresa (peccato che molti tra il pubblico scelgano di infilarsi occhiali da sole non cogliendo l’intento).

Dopo poco le luci si spengono e dal buio assoluto inizia a prendere forma un’enorme conchiglia di metallo delimitata da una miriade di lucine (la famosa “Grande Conchiglia”). All’interno della struttura, che occupa l’intero boccascena del Gobetti di Torino, ecco apparire Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa.
Sono tutti assopiti, quasi sedati, costretti ciascuno in una nicchia della conchiglia come fossero santi dentro tabernacoli votivi, ma intrappolati da legacci bianchi cuciti agli abiti, anch’essi bianchi – una scenografia “immobilizzante” che ritroveremo, col passare degli anni, in altri lavori dei Marcido (si pensi anche solo a “Loretta Strong” o a “…Ma bisogna che il discorso si faccia!“).
In alcune cavità della struttura la presenza dell’attore è sostituita da una sua gigantografia cartonata, tanto da confondere l’immaginario di chi guarda, che inizialmente non riesce bene a distinguere l’attore dalla sua sagoma.

Sotto al palco un imponente leggio è rivolto verso il pubblico; davanti ad esso, spalle alla platea, nell’elegante abito da direttore d’orchestra, c’è il regista, Marco Isidori che, bacchetta alla mano, è pronto a dare il via al coro.

Le luci sono l’unico elemento semplice, un piazzato bianco che rimarrà tale per tutto lo spettacolo.
Tre tocchi sul leggio con la bacchetta del direttore (ma sarà un rumore che ci abitueremo ad ascoltare durante la performance) e il “Bersaglio su Molly Bloom” può partire.

Esattamente come nell’Amleto, un fiume in piena di ritmo e parole diventa da subito travolgente; ci vuole qualche minuto per abituare i sensi a quella particolare cacofonia di gesti e recitato.
Il flusso di coscienza del principale personaggio femminile dell’Ulisse di James Joyce inizia portandoci in quel mondo di confessioni private che i Marcido hanno deciso di “spiattellare” all’esterno con tutta la forza prossemica che li contraddistingue. Quelle dichiarazioni sull’atto sessuale, sulle emozioni più perverse, sul desiderio carnale diventano la partitura di un “canto non cantato” che la compagnia torinese esegue con estrema puntualità, nonostante la difficoltà del recitare senza potersi vedere e nel declamare un testo privo della minima punteggiatura, che viene esaltato da una sorta di coro greco spietato e sprezzante.

Unica guida rimarrà proprio la bacchetta del direttore che, puntualmente, permetterà agli attori di tirare il fiato e al pubblico di restare al passo con quanto raccontato, entrando sempre di più in relazione con il particolare tipo di teatralità proposta dai Marcido.

Difficile immaginarsi Molly adagiata sul letto di casa e intenta a fare riflessioni interiori nell’attesa del consorte Leopold, mentre tutto intorno è immobile e silenzioso. Più che mai centrata è invece la parola “Bersaglio”, una vera analisi che Isidori compie sul testo di Joyce aprendo la scatola dei sentimenti di Molly in tutte le loro forme caleidoscopiche, illusorie e contrastanti.

A Daniela Dal Cin il merito di aver trovato per la bellissima sala torinese (dove lo spettacolo debuttò) un contenitore di grande impatto scenico ancora oggi, dopo quattordici anni dalla sua ideazione, che le valse il Premio Ubu per la scenografia nel 2003.

Bersaglio su Molly Bloom. Venendo l’ultimo capitolo dell’Ulisse di Joyce a manovrare nelle acque territoriali dei cantanti Marcido
da James Joyce
con Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Stefano Re, Valentina Battistone, Francesca Rolli, Virginia Mossi, Daniel Nevoso, Marco Isidori
regia Marco Isidori
scena e costumi Daniela Dal Cin
tecniche Sabina Abate
produzione: Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
con il sostegno di Sistema Teatro Torino

durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 4’ 20’’

Visto a Torino, Teatro Gobetti, l’8 maggio 2016

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