Metamorfosi Festival: con Alessandro Garzella tra le forme e le necessità del teatro d’arte civile

Metamorfosi
Metamorfosi
photo: lacittadelteatro.it

Gli spazi della Città del Teatro di Cascina (PI) come un’agorà contemporanea, per ristabilire le coordinate etiche del rapporto teatro/società: è il festival Metamorfosi, che ha debuttato ieri e proseguirà fino a sabato 5 giugno. Un “progetto in rete sulle necessità e sulle forme del teatro d’arte civile”, ideato dal direttore artistico Alessandro Garzella.

Il festival ci accoglie chiedendo ad artisti, operatori e spettatori di riflettere “sul contesto e sui bisogni di chi produce teatro contemporaneo in relazione alle identità territoriali, all’impegno civile, al ricambio del pubblico e alla tutela della qualità”. Le proposte e le riflessioni saranno rivolte agli interlocutori politici nazionali – Capo dello Stato, presidente del Consiglio, presidenti delle Regioni – sotto forma di appello. Il progetto tocca un tema cruciale, e mette in causa il senso di fare teatro in questo presente; la domanda è necessaria, ed esige risposte di intervento.

Non solo spettacoli, dunque, ma laboratori e seminari teorici (con Armando Punzo, Virginio Liberti, Francesca della Monica), momenti di dialogo in diretta e in streaming su Radio Zolfo.

Tira una brutta aria, si sa, e i tagli economici sono il braccio esecutivo di una continua opera di delegittimazione del fare artistico, degli spazi della creazione e delle differenze di pensiero. Si cerca di resistere. Ma la vera resistenza è quella che non abdica alla progettualità e all’idea di incidere testimoniando la propria verità. Questa la prospettiva in cui si muovono gli incontri con critici e operatori previsti in ciascuna giornata del festival come occasioni di analisi e dialogo. Inutile nascondersi dietro a un dito: «Il teatro politico è morto, il popolo è morto, perché è morta la politica»  afferma Andrea Porcheddu, primo ospite del ciclo di appuntamenti. «Abbiamo l’obbligo di fare un nuovo teatro politico», ossia un teatro «della responsabilità» – proprio come Giulio Ferroni scrive a proposito della letteratura contemporanea – un teatro che si opponga ad una estetica consolatoria, di sbrigativo sfogo del disagio, e che abbia il coraggio di disarticolare dei meccanismi produttivi ormai giunti al parossismo del consumo, in cui lo spettacolo, come ogni prodotto, è appetibile in base alla ‘novità’.
La scena può ancora essere, continua Porcheddu, “uno dei pochi baluardi in cui la forza struggente della parola scardina le superficialità del nostro tempo”.

Invito a cui sembra rispondere Garzella, con il suo “Re Nudo – studio per la messa in scena di una favola sull’inganno”, ispirato alla fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” di H. C. Andersen e a “1984” di George Orwell. L’inganno è la gabbia di immagini in cui stanno rinchiuse figure stravolte, cortigiani di un re muto e zoppicante, immobile e inebetito, capace di esprimersi solo con versi scimmieschi. La cronaca e i miti del nostro tempo, le ideologie, i fantasmi dei pensatori, dei morti – vittime o carnefici – degli artisti, dei suoni della storia da cui veniamo, sono smontate e sovrapposte in un varietà grottesco, a tratti agit-prop, a tratti surreale, come un’orgia di accumulo e demolizione, di rado alleggerito dall’ironia. I personaggi chiamano in causa provocatoriamente gli spettatori, i comportamenti sociali di questo regno alla deriva sono esibiti come metafore del nostro marciume morale o dei disperati tentativi di uscirne; ma a discapito dell’intensità di immagini e momenti, il flusso deborda, troppo, dando l’impressione che lo sforzo espressivo debba ancora trovare l’equilibrio della sintesi, e sottrarsi alla tentazione dell’esplicito.

Del variegato programma del festival (14 spettacoli in quattro giorni con sette debutti nazionali) renderemo conto più nello specifico nei prossimi giorni. In scena, la sera d’apertura, oltre al “Re Nudo” scritto e diretto da Alessandro Garzella, “Quanto mi piace uccidere (storia di un politico toscano)” di Egumteatro-Gogmagog, “Progetto Satyricon” della Compagnia Verdastro-della Monica, e “Magnificenza del terrore”, omaggio scenico ad Antonin Artaud di Enzo Moscato.

PROGRAMMA (pdf)

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