Mirabilia 2022: per la XVI edizione del festival 170 spettacoli da un altro Spazio

Fabrizio Gavosto (photo: Andrea Macchia)
Fabrizio Gavosto (photo: Andrea Macchia)

Dalle Langhe al cuneese, fino al 10 settembre sono protagonisti la danza, il circo e le performance. L’intervista al direttore artistico Fabrizio Gavosto

Si preannuncia come un susseguirsi di show pirotecnici, tra circo, danza, clownerie, performing art, teatro di figura e illusionismo. È la festa – iniziata il 5 agosto ad Alba – di chi crede nei sogni. Dei bambini che si meravigliano di fronte alle cose più grandi di loro. Degli adulti che trovano il molto nel poco, oppure si lasciano naufragare nel clamore dell’arte stordente e mirabolante.

Mirabilia, il festival che animerà lo scorcio dell’estate cuneese con il suo clou tra il 31 agosto e il 4 settembre, è uno spettacolo fantasmagorico e composito. 170 eventi concentrati in cinque giorni, a getto continuo dall’alba a notte fonda. Artisti di strada e giocolieri in arrivo da ogni dove. Suonatori, acrobati, mangiafuoco. Balzi da capogiro e piroette nell’aria. Capitomboli in uno spazio inventato, ridisegnato, ridipinto. La forza della coreografia e della musica. Arte, tecnica e passione. Luci e costumi sgargianti. Disegnatori e giocolieri. Soprattutto, teatranti e circensi d’ogni genere: trapezisti e saltatori, contorsionisti e biker.
Si accendono i colori pirotecnici di uno spettacolo che incendierà il salotto buono di Cuneo, regalando scampoli di bellezza a ragazzi e adulti, così da rendere meno grigi i pensieri del vicino autunno scolastico e lavorativo.
Polvere di stelle e coriandoli di luce. Atmosfere e musiche da cinema fantasy. Kolossal di figure celestiali che si librano su arcobaleni siderali. Creature danzanti proiettate in geometrie ardite. Ginnasti tra suoni irreali, oltre le leggi gravitazionali.

“Mirabilia” conferma una forte vocazione immaginifica. Fabrizio Gavosto, direttore artistico del festival, ne illustra la cifra: «La peculiarità di “Mirabilia” è la sua ampiezza di linguaggi e di spazi. Il coprire tutto ciò che è lo spettacolo performativo, ossia andare a incontrare il pubblico con linguaggi popolari e spazi urbani. Esplorare luoghi spesso dimenticati o trascurati che la gente ha voglia di riscoprire. Eventi nelle case o nei boschi. Band che trasformano la città in una grande sala da ballo. Incontrare il pubblico nelle strade e nei quartieri dove vive».

Per trasportarlo dove?
Sono quattro i livelli del festival. Uno è d’avvicinamento. È quello che ferma il pubblico inconsapevole, come la signora che sta andando a fare la spesa. Proviamo a intercettare un pubblico che ignora di essere pubblico, o non è tale prima d’incontrarci. Il secondo livello, più evoluto, accompagna alla visione di cose più complesse. Poi ci sono i livelli successivi, che vanno verso la ricerca teatrale e la sperimentazione.

Quest’anno sono esplorate e invase le grandi piazze di Cuneo.
È un’invasione a dimensione cittadina, come succede ad Avignone o al Fringe di Edimburgo. Pensare la città come un insieme organico, e progettarla come un organismo vivente con i suoi flussi, debolezze e punti di forza. Lo spettatore è chiamato a una scelta. Egli non ha davanti un percorso, ma centinaia. Ogni tragitto è pensato. Itinerari che possono partire all’alba e terminare a tarda notte. Che si dividono e intrecciano. Gruppi di amici magari si separano durante il cammino e poi si ritrovino alle due di notte davanti a una birra, a raccontarsi ciascuno la propria esperienza.

Come mai il titolo di questa edizione è “Strange Beasts from Outer Space”?
Perché nel circo accadono cose strane. Gli attori sono strani animali da palcoscenico. Ma noi tutti siamo animali strani che stanno saccheggiando e depredando il pianeta. Siamo ancora più strani perché abbiamo partorito l’aberrazione di una guerra, scoppiata a 600 chilometri da Trieste.

Invece, come nel Cirque du Soleil, non ci sono animali in senso letterale.
Esatto. Gli animali sono delle metafore. E abbiamo un occhio di riguardo per la sostenibilità e il territorio.

Non è una metafora la pandemia, che vi accingete ad attraversare per il terzo anno. Siete, infatti, uno dei pochi festival che non sono stati sospesi durante il Covid.
Il Covid è una grande lezione per l’umanità. La dimensione dei percorsi partecipativi ha riempito di contenuti di riflessione il festival, modificandone i connotati: non solo spensieratezza e festa, ma anche dolore e ferita. Per imparare a convivere con tutta una serie di esperienze inattese, e decifrarle.

A-Tripik di CirkVOST
A-Tripik di CirkVOST

Che impostazione avete dato al cartellone 2022?
Abbiamo puntato sul circo puro, con l’effetto sorpresa e svago di compagnie come Akoreacro. C’è un cartellone contemporaneo e sperimentale, con compagnie come EgriBiancoDanza o Abbondanza/Bertoni. Cerchiamo di stanare un’anima popolare e di assecondare una vocazione colta. Ci saranno compagnie come Teatro dei Venti con il loro straordinario “Moby Dick”. Grandi eventi di massa e spettacoli per un ridotto di pochissimi spettatori. Segnalo anche il teatro d’opera di Transe Express con “Poupées Géantes et Tambours” in apertura del festival. E ancora, la giocoleria e gli incantesimi di Compagnia Nueveuno Circo con “Sinergia 3.0”, CirkVost, Stalker Teatro. Ma il cartellone è ricchissimo. Se ne può prendere visione attraverso l’applicazione da smartphone StandApp, scaricabile gratuitamente.

Quando nasce il fil rouge tra le Langhe e il circo, in particolare quello d’Oltralpe?
Quando Pierrot Bidon, giovane intellettuale francese, e François Rauline, presidente dell’associazione dei Bronzeurs di Parigi, delusi dalla deriva dei moti sessantottini lasciano Parigi e fondano il Cirque Bidon. Attraversata la Francia, approdano in Italia, prima brevemente in Liguria e poi in Piemonte. La situazione critica e difficile causa tensioni e la rottura tra i due fondatori avviene poco prima dell’arrivo a Fossano. Pierrot Bidon lascia il gruppo e va a Marsiglia, dove fonda Archaos, la prima, devastante, innovativa e addirittura rivoluzionaria compagnia di circo contemporaneo, in cui lavorano i fondatori di quasi tutte le grandi compagnie francesi. In Italia, François Rauline gira con enorme successo per anni in Piemonte, specialmente nel Cuneese, dando vita a gran parte delle prime compagnie di teatro di strada e circo, e stimolando un intero territorio a vedere, conoscere e amare una nuova tipologia di circo/teatro. Qui il Circo Bidon incontra anche Teo Musso, e lo aiuta a fondare il primo Baladin, birrificio artigianale e luogo di spettacoli e concerti a Piozzo, che influenza un’intera generazione di musicisti folk e performer.

Mirabilia è anche “On the Road”. Dopo il debutto ad Alba (4-7 agosto) e prima dell’epilogo a Savigliano (10 settembre), aperitivo di fine agosto a Busca dal 25 al 28. Dai mimi di The Tree Dots Company con l’oniricamente demenziale “Most Imbecilic Mime Ensemble Show”, a Microcirco con “Il paese dei Balocchi” a snidare il Lucignolo che si nasconde in ciascuno di noi. Dalle suggestioni di Neshikot con Martine e René, amore senile al chiaro di luna, alla gioiosamente pericolosa motosega di Ewan Colsell in “Chainsaw Juggling”. E poi ancora Circo Bipolar, Mike Rollins, e la levitante danza area di eVenti Verticali con la prima nazionale di “Cubo”. Infine, Bingo, Prismabanda e Melarancio con la sua “Battaglia dei cuscini”.
Siete pronti a prendere il volo?

0 replies on “Mirabilia 2022: per la XVI edizione del festival 170 spettacoli da un altro Spazio”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *