Monjour di Silvia Gribaudi: un inno al proprio giorno

Monjour (photo: Riccardo Panozzo)
Monjour (photo: Riccardo Panozzo)

Dopo il debutto a Torinodanza, il Teatro comunale di Vicenza accoglie con entusiasmo il nuovo spettacolo di Gribaudi

Al Teatro Comunale di Vicenza è bastata la sua voce fuori campo, con il suo incedere lento e bonario, per suscitare all’istante risate sparse a non finire. Per non parlare dell’applauso esploso non appena ha messo piede sul palco. Una vera accoglienza da diva.

Lei è Silvia Gribaudi: autrice, interprete, coreografa dalla innata verve comica. Dopo avere girato il Paese in lungo e in largo, riempiendo i teatri di spettatori e di risate con “Graces”, a Vicenza ha presentato in prima regionale il suo ultimo lavoro “Monjour”.
La calorosa accoglienza che le ha riservato la sala dà la misura dell’impatto che il suo piglio inventivo e comunicativo ha sullo spettatore, rivelando allo stesso tempo il grande bisogno di leggerezza sentito da tutti. “Chi ride, per il fatto stesso di ridere, si fa portatore di un’esigenza della comunità” scriveva Henri Bergson.

La coreografa torinese, che ha trovato in Veneto un’altra “famiglia” – molti i colleghi e gli amici presenti in sala per questa prima -, ha costruito nel corso degli anni, con intelligenza e studio, un linguaggio coreografico originale. Ritrovandosi infatti da adulta con una fisicità non in linea con i canoni estetici e accademici tersicorei, ha fatto di quella fisicità un’alleata dell’innata comicità che la contraddistingue. Il suo è un “corpo comico” non solo per un’espressività capace di scatenare il riso, ma anche perché desacralizza o nega un modello di bellezza dominante, e un certo tipo di “rigore” fisico e performativo caro al mondo della danza, proponendo un’alternativa che rompe le aspettative dello spettatore e parla un linguaggio accessibile a tutti.

Nella sua modalità di lavoro e studio, un posto centrale lo occupano l’incontro e il lavoro con le comunità locali, e la relazione che instaura con il pubblico; relazione che ogni volta si rinnova attraverso il gesto e la parola e il dialogo diretto e il gioco. La considerazione del comico come fatto artistico fa sì che nei suoi lavori l’atto performativo più virtuoso passi dal piano formale a quello informale, liberando lo spettatore dall’esigenza di trovare per forza un significato, di doversi fermare intorno al senso. “Il campo della comicità è indefinito e lascia ad ognuno la libertà di muoversi”.

Terzo appuntamento di Danza in Rete Festival, “Monjour” arriva a Vicenza dopo un percorso durato due anni. Di traverso si è messa la pandemia, e il lavoro, avendo come asse di composizione la relazione con lo spettatore, ha dovuto più volte mettersi in discussione, fino al debutto a Torinodanza 2021.

Sul palco ci sono cinque talentuosi interpreti: due danzatori, Nicola Simone Cisternino e Riccardo Guratti, due acrobati circensi, Timothée-Aïna Meiffren e Salvatore Cappello, e un attore/clown, Fabio Magnani. Spetta a loro il ruolo più performativo e il gioco interattivo con i disegni animati, realizzati dalla fumettista e illustratrice bolognese Francesca Ghermandi, che si materializzano sul fondale.
Silvia Gribaudi si mantiene per lo più a lato del palco, guida la performance con la sua voce e di tanto in tanto interviene fisicamente per mantenere attivo il dialogo con gli spettatori, e ricucire il rapporto tra loro e i performer non appena la relazione sembra perdere intensità.

E’ sua la voce che accoglie il pubblico all’ingresso in sala, e ricorda di spegnere i telefonini, di indossare la mascherina in modo corretto, indicando verso quale uscita dirigersi una volta finito lo spettacolo per evitare assembramenti. E sarà sempre lei, a fine spettacolo, durante l’incontro con il pubblico, a salutare affettuosamente chi prima e chi dopo lascia la sala, dando importanza a tutti, senza dimenticare nessuno. Il suo ruolo è allo stesso tempo quello di regista, di deus ex machina e di direttrice d’orchestra di suoni, piccole azioni e parole con i quali il pubblico risponde ai suoi inviti e alle sue “provocazioni”.
Come in “Graces”, di cui “Monjour” sembra il fratello minore, l’impianto si struttura in brevi quadri coreografici che si alternano ai dialoghi con il pubblico.
I nasi rossi da clown cadono a terra, si gioca e si fa sul serio: c’è il tempo per piroette, salti e prove virtuose. C’è il tempo per mettersi a nudo ma mai del tutto, e anche il tempo del “niente” che una volta dichiarato è pur sempre un tempo comico. Rispetto però al lavoro precedente, il serbatoio di trovate desta meno meraviglia, e il valore aggiunto dato dai diversi ambiti di provenienza dei cinque interpreti sembra soccombere al gioco dell’autrice, la cui mobilità e diversità di ruolo è quella che suscita più sorpresa e stupore.

Tra i quadri più accattivanti, oltre agli esilaranti momenti di nudo giocato dai performer, c’è quello in cui, al ritmo dell’overture del Barbiere di Siviglia di Rossini, il danzatore Cisternino ingaggia una sorta di dialogo danzato con i disegni di Francesca Ghermandi, che scorrono come un cartoon animato sul fondo della scena. E poi il momento “Spice girls”, o forse è meglio dire “Spice boys”, in cui i performer rappano, scandendo il ritmo con la gestualità del proprio corpo, la famosa canzone “Wannabe” della girl band inglese anni ‘90.

In “Monjour” il refrain è dato da due frasi “magiche”: “take your time”, prenditi il tuo tempo e “it’s for you”, è per te, per voi, frasi che ripetute in vari momenti della performance non solo tirano continuamente in ballo lo spettatore, ma lo raggiungono anche sotto forma di dedica, come del resto lascia intendere il titolo stesso della performance: un inno al proprio giorno.

Il pubblico è ancora una volta entusiasta. Lo spettacolo è godibile, si ride di leggerezza, di movenze buffe, del prendersi un po’ in giro, del nudo svelato e celato, e di quel niente di cui a volte sono fatti la comicità e il ridere di pancia. Le nostre angosce diventano sberleffi clowneschi, e il ridere un’azione corale rigenerante, in cui risuona l’eco di un piacere infantile.

Monjour
Di Silvia Gribaudi
con i disegni di Francesca Ghermandi
con Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino, Silvia Gribaudi, Riccardo Guratti, Fabio Magnani e Timothée-Aïna Meiffren
consulenza drammaturgica Matteo Maffesanti
disegni animati di Francesca Ghermandi
materiale artistico creato da Silvia Gribaudi, Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino, Riccardo Guratti, Fabio Magnani e Timothée-Aïna Meiffren
disegno luci Leonardo Benetollo
direzione tecnica Leonardo Benetollo
musiche Nicola Ratti, Gioachino Rossini
produzione Associazione Culturale Zebra
coproduzione Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni, Les Halles de Schaerbeek (Bruxelles)
con il sostegno del MIC

Visto a Vicenza, Teatro Comunale, il 5 marzo 2022

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