Il festival, alla seconda edizione, si svolgerà dal 4 al 28 giugno nei maggiori teatri partenopei e non solo. Dei 40 spettacoli in programma, più della metà sono prodotti o coprodotti, per un totale di oltre 250 rappresentazioni e 12 diverse lingue parlate in scena, 2.500 artisti, 18 paesi partecipanti, 20 nuove creazioni (alcune commissionate) e 28 testi originali.
L’intento è quello di presentare il contrasto, l’innovazione, l’unione Napoli-Europa, la multicultura napoletana e i multilinguaggi internazionali, il tutto messo in scena anche in siti inusuali: non solo il Teatro San Carlo o il Mercadante, ma anche il museo Madre, il Real Albergo dei Poveri – suggestiva ambientazione già sperimentata lo scorso anno -, o la Napoli Sotterranea. E ci sarà anche “Il teatro sommerso”, progetto ideato e realizzato da Ettore Massarese, che intende far scoprire al pubblico il teatro romano di via dell’Anticaglia, un tempo destinato ad accogliere migliaia di spettatori e oggi “sommerso” dalle tante stratificazioni abitative che negli anni l’hanno circondato e in parte ricoperto. Il teatro romano di 12.000 posti portato alla luce dalla Sovrintendenza sarà così adibito a luogo di performance, al quale si accederà attraverso abitazioni private. Alcuni spettacoli saranno seguiti dalle terrazze, con pubblico munito di cannocchiali ed auricolari, ad osservare le storie che si svolgono negli appartamenti dei palazzi intorno.
Il festival prevede anche una sezione parallela, E45 Fringe Festival (dall’autostrada europea E45 che unisce le strade dalla Finlandia a Gela, in Sicilia), in cui giovani artisti sono stati scelti fra le proposte scartate dal cartellone ufficiale. 27 spettacoli che andranno in scena sui palcoscenici del Nuovo Teatro Nuovo, del Trianon e del Teatro Instabile: tutte produzioni indipendenti che non chiedono di essere coprodotte e che hanno ricevuto il sostegno solo per la comunicazione e gli spazi loro assegnati.
A caratterizzare i lavori del festival non saranno solo le ambientazioni, le scelte linguistiche e culturali volontariamente mescolate, ma anche la volontà di presentare spettacoli continuamente in fieri. Molti autori e registi sono stati invitati a vivere a Napoli per un mese, spronati a conoscere la vera anima della città: da questi soggiorni sono nate collaborazioni, provini, mescolanze attoriali, nuovi spunti per i testi che, anche involontariamente, sono stati influenzati dalla naturale teatralità napoletana.
Come già nella prima edizione il festival punta a non essere dannoso per l’ambiente: l’ecosostenibilità viene perseguita adottando regole di compatibilità ambientale nelle attività teatrali, ma anche presentando una sezione di spettacoli dedicati espressamente ai temi ecologici.
Parallelamente agli spettacoli, la Summer School vedrà professori dell’ateneo napoletano e docenti stranieri alternarsi in diverse lezioni sul teatro.
Ma ci sarà anche il Festival d’Oltremare che aprirà i battenti all’inizio di luglio, mantenendo attiva questa molteplice macchina teatrale fino all’inizio della prossima stagione autunnale.
Tra i progetti commissionati dal Napoli Teatro Festival Italia c’è il testo di Manlio Santanelli “Napoli non si misura con la mente”, che si affianca ai lavori di Eugène Savitzkaya, Colum McCann e Antonio Skármeta. Inoltre diversi artisti napoletani, da Enzo Moscato ad Antonio Latella, da Vincenzo Salemme a Ruggero Cappuccio, sono stati invitati a presentare progetti speciali. E proprio a Moscato è affidato il debutto della rassegna con “Pièce Noire”, che lo vede per la prima volta anche regista del testo, in scena al Mercadante dal 4 al 6 giugno.
Dal 2008 il festival produce inoltre la prima Compagnia Teatrale Europea, composta da artisti di diversi paesi dell’Unione. Quest’anno la Compagnia è diretta dal ventottenne francese David Lescot, che propone la messinscena di “L’Européenne”, commedia – di cui è anche autore – sui limiti e i difetti dell’Unione: un testo con il quale ha vinto il Gran Prix de Littérature Dramatique 2008, e che sarà in scena dal 5 all’8 giugno al San Carlo.
Un workshop sul mito moderno ed europeo del Don Giovanni, diretto da Lukas Hemleb, anticipa invece la produzione per l’edizione 2010 della Compagnia.
L’attesa maggiore, in questa prima parte del festival, è infine per “Città visibili” di Chay Yew, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Lo spettacolo, commissionato dal festival, è stato realizzato tra l’Italia e la Cina con diversi linguaggi, dalla danza alle maschere, e con attori sia italiani che orientali. La prima, in scena il 22 maggio a Singapore, prevedeva un palcoscenico rotante e un pubblico su scalinate da anfiteatro, mentre i personaggi provenivano dall’incrocio di strade cittadine. Vedremo cosa succederà nell’allestimento napoletano, in scena dal 6 al 14 giugno al Real Albergo dei Poveri.