Natura morta con gioco. Cristiano Fabbri tra scrittura e movimento

Cristiano Fabbri (ph: Marco Pezzati)
Cristiano Fabbri (ph: Marco Pezzati)

A Carne, focus di drammaturgia fisica, il debutto del nuovo spettacolo del danzatore e coreografo, che si è ispirato a T. S. Eliot

L’ultima opera poetica di T. S. Eliot, intitolata “Quattro quartetti” (quattro poemetti “mistici” scritti in periodi diversi tra il 1937 e il 1942), diventa fonte di ispirazione per un solo di danza ad opera di Cristiano Fabbri, danzatore e coreografo genovese, cofondatore di Lische.

La ricerca del divino, della purificazione e della salvezza, la necessità di conoscere l’ordine universale col suo misterioso scorrere del tempo sono alcune delle tematiche toccate dai poemetti di Eliot e che il danzatore indaga su un palco spoglio.
Il pensiero filosofico, la riflessione, la meditazione spingono l’uomo a una perenne ricerca che si traduce in movimento, musica, danza, coreografia tra verticalità ed orizzontalità.

L’intera performance, a Bologna in prima assoluta nell’ambito di Carne – focus di drammaturgia fisica, ruota attorno alla relazione con alcuni oggetti: una scala di legno e delle pietre. Oggetti simbolo, metafore dell’esistenza, ma anche estremamente concreti nel loro essere peso e materia. I diversi modi di manipolare, alzare, abbassare, spingere, trainare, ruotare, aprire e chiudere la scala catturano fortemente l’attenzione dello spettatore, destando una certa curiosità.
La scala consente all’uomo di salire sempre più in alto, piolo dopo piolo, per poi sedervisi in cima e scrutare l’orizzonte. È anche un pesante fardello da portare sulle spalle, un pericolo che può far precipitare nel vuoto. Ogni volta che il performer entra in contatto con la scala qualcosa di nuovo appare: un modo diverso di tenerla in equilibrio o di farla cadere, di salirvici sopra, di appoggiarvisi con l’intero corpo o semplicemente di sfiorarla con un dito. Il corpo e il movimento del performer si mettono a servizio di una meticolosa esplorazione delle potenzialità di questo oggetto che domina la scena.
Le pietre invece, eterne forme senza volontà, entrano in questo gioco di manipolazione in maniera più circoscritta e condensata. Pochi momenti, ma significativi: come quello in cui vengono usate per creare un attraversamento di un corso d’acqua o per costruire un duro letto su cui sdraiarsi e lasciare che le pulsazioni interne del corpo prendano il sopravvento.

La musica (in quanto tale, ma anche come evento sonoro) è un altro elemento costitutivo dello spettacolo, in grado di evocare luoghi e spazi diversi, ma soprattutto di amplificare le tensioni del corpo in movimento e le coordinate della coreografia.
In tutto questo, alcuni versi di Eliot vengono portati al pubblico attraverso una voce femminile (registrata) all’inizio e alla fine dello spettacolo, mentre nella parte centrale è il danzatore a rivolgersi direttamente al pubblico, con un testo di creazione personale, che declama senza fronzoli. In queste occasioni la parola funge da cornice alla danza, giustapponendosi ad essa in maniera didascalica, quasi esplicativa. Il legame con le tematiche del testo emerge anche in assenza della parola detta, lo si trova nello sguardo pensieroso del danzatore, nel modo in cui osserva e reagisce alle ripercussioni delle proprie azioni.

L’interrogarsi sul senso profondo dello stare al mondo, l’incessante riflessione sul mistero del tempo, la necessità di cercare delle risposte, di trovare un’àncora di salvezza, di sfuggire ai lati più oscuri dell’esistenza, tutti questi movimenti interiori si manifestano con estrema raffinatezza in una minuziosa drammaturgia fisica, perennemente sostenuta e stimolata dalla forza motrice della musica. Questa fitta partitura fatta di qualità dello sguardo, di gesti delle mani, di movimenti delle dita e di piccole azioni quotidiane (come stringersi la nuca o pulirsi la bocca) esplicita il sottotesto della danza, il pensiero che la muove, l’emozione che la dischiude, trasformando quello che potrebbe sembrare un puro esercizio formale in un’organica espressione poetica.

NATURA MORTA CON GIOCO
di e con Cristiano Fabbri
produzione Cristiano Fabbri/Teatro di Genova
con il sostegno di Teatro della Tosse, Spaziodanza Genova

durata: 40′
applausi del pubblico: 2′

Visto a Bologna, Arena del Sole, il 30 giugno 2022
Carne, focus di drammaturgia fisica, parte della rassegna estiva InChiostro
Prima assoluta 

0 replies on “Natura morta con gioco. Cristiano Fabbri tra scrittura e movimento”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *