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Nessun destino è per sempre. Teatro delle Forche e Gherzi danno voce a Taranto

Nessun destino è per sempre (photo: Valerio Cappelluti)

Nessun destino è per sempre (photo: Valerio Cappelluti)

Raccontare una fabbrica e una città. Tracciarne, attraverso la poesia e nello spazio di un’ora, la storia e gli sfondi. Entrare in un rapporto tragico, marcato dalla malattia e dalla morte. L’arte può diventare atto politico e coscienza civile. Per esempio quando rivela l’anima dell’Ilva, l’acciaieria che sporca di grigio lo skyline di Taranto, il gigante venefico che cambia nome e proprietari, ma non il destino di chi ci lavora e ci abita vicino.
“Nessun destino è per sempre” è la performance dedicata a Taranto dal Teatro delle Forche. Il lavoro è stato presentato in anteprima alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano all’interno del Welcome to Socotra, festival di danza, musica, teatro e satira sui diritti umani e della natura.
“Nessun destino è per sempre” – regia di Gianluigi Gherzi ed Erika Grillo, con gli attori-autori Giorgio Consoli, Andrea Dellai, Erika Grillo, Ermelinda Nasuto, Chiara Petillo, Fabio Zullino – coprodotto con la Fondazione Feltrinelli, fa parte del progetto ‘Atlante degli Immaginari’ che coinvolge le città portuali di Genova, Taranto e Napoli.
Dopo la performance site-specific “Uccelli”, realizzata per Matera 2019, si ripropone la bella alchimia tra Gherzi e la compagnia tarantina. Con il valore aggiunto di un rigoroso lavoro di ricerca, Teatro delle Forche entra nella famigerata acciaieria tarantina. Ne ascolta i protagonisti, lavoratori e testimoni. È una maieutica che diventa terapia collettiva. Un territorio sviscera sentimenti e ricordi, bisogni individuali e istanze collettive. Questo teatro è un atto di ribellione.

“Nessun destino è per sempre” è laboratorio di ricerca-azione. È il Dna di Teatro delle Forche: far nascere l’arte dai luoghi; conquistare la relazione con gli abitanti, dando loro voce.
Non è esercizio voyeuristico. Non è neppure andare a caccia di storie da raccontare: è il progetto Clessidra per Atlante degli Immaginari, che traccia una nuova identità per i luoghi e per chi ci vive e lavora.
Ma l’Ilva è un luogo diverso dagli altri. È un mostro tetro e spaventoso, grande due volte e mezzo la città, che pare inghiottire. Il suo nome è legato a un disastro ambientale inaudito. Bisogna parlarne con coscienza, ma anche con lucidità, senza farsi intrappolare dalla passione. Le conseguenze potrebbero essere la retorica, oppure la protesta rabbiosa e velleitaria. Un testo d’ampio respiro, il linguaggio dei corpi, i costumi di scena bianchi di diverso taglio stemperano la tensione e consentono uno sguardo libero.

La poesia di Gherzi, come il decollo con le scope nella scena finale di “Miracolo a Milano”, capolavoro cinematografico di De Sica e Zavattini, vola alta sulle ciminiere, sui miasmi che a Taranto sono sinonimo di amianto e mesotelioma, anidride solforosa e neonati con ritardi mentali. E tumori. E morti, a migliaia. Cui si aggiunge l’inquinamento delle falde acquifere e degli scarichi in mare. E le polveri dei minerali, che hanno penalizzato settori come l’agricoltura, la pastorizia, l’allevamento, la produzione latteo-casearia e la pesca.

“Nessun destino è per sempre” racconta il percorso di Clessidra tra storie di varia natura: quella di Vincenzo Fornaro e dei suoi 600 animali abbattuti perché contaminati dalla diossina; oppure quella di Amedeo Zaccaria, padre di Francesco, morto nel 2012 a 29 anni perché la gru che manovrava fu colpita da un tornado. Ma ci sono anche le storie a lieto fine, come quella di Cataldo Ranieri e Marco Tomasicchio che hanno lasciato la fabbrica e hanno aperto il ristorante “A casa vostra”. Perché «decine di volte, davanti alle portinerie, ci siamo sentiti dire: “Se chiude l’Ilva, poi veniamo tutti a mangiare a casa vostra!”. E così, proprio per accogliere tale affluenza, abbiamo deciso di chiamare il nostro locale ‘A casa vostra’».

Lo spettacolo è un ventaglio di testimonianze puntellate dalle suggestive coreografie degli attori: come gabbiani, essi dirigono lo sguardo surreale sui fumi e sulle fiamme, sulle colpe e sul dolore, sulle tracce di un ambiente svenduto. Come quella di Raffaele Cataldi, operaio in cassa integrazione e portavoce del Comitato lavoratori e cittadini liberi e pensanti di Taranto.
Gli attori avvolgono il pubblico. Fanno tutt’uno di palco e platea. Silenzi, voci in solitaria o in coro, danze di gruppo anchilosate, ensemble scultorei, giochi di luci e ombre, dialoghi sinuosi tra corpi e immagini, creano una polifonia di suoni, silenzi e parole che arpiona lo spettatore. Pochi oggetti scenici, pagine nell’aria o fiori recisi, riempiono di simboli la scena. Profondità e metafore si coniugano alla denuncia, in un’opera rivoluzionaria e profetica.

“Nessun destino è per sempre” è arte che traguarda il futuro mentre scandaglia passato e presente. Parole. Domande. Per capire se Taranto, quasi 200mila abitanti, 560mila con la provincia, debba per forza legare la propria sorte a quello di una fabbrica.
Questo teatro viaggia alto perché non emette sentenze. Sorvola risentimento e vendetta. Mira alla giustizia e all’utopia mentre elenca i sogni già realizzati. Come quelli dei pescatori che avevano abbandonato le barche per entrare in fabbrica, sedotti dal posto sicuro, e dopo un mese erano tornati in mare perché amavano troppo la libertà e lo sguardo verso l’orizzonte.
Delfini e cavallucci marini stanno ripopolando le acque. Le cozze tarantine sono tornate le più sicure d’Italia. L’ex operaio Walter Pulpito ha aperto SpazioPorto, un hub culturale e creativo per insegnare i mestieri del cinema, del teatro e della musica alle nuove generazioni.
Possiamo immaginare nuovi scenari all’insegna della bellezza. E forse è possibile – anche a Taranto – superare l’alternativa secca “lavoro o morte”.

NESSUN DESTINO È PER SEMPRE
Direzione Artistica progetto Clessidra per Atlante degli Immaginari _ Taranto: Erika Grillo
Regia: Gianluigi Gherzi ed Erika Grillo
Drammaturgia: Gianluigi Gherzi
Con gli attori-autori: Giorgio Consoli, Andrea Dellai, Erika Grillo, Ermelinda Nasuto, Chiara Petillo, Fabio Zullino
Editing digitale e sonorizzazioni: Vincenzo Dipierro
Disegno luci e allestimenti: Walter Pulpito
Riprese e montaggio video e foto di scena: Valerio Cappelluti
Con i testimoni: Vincenzo Fornaro, Raffaele Cataldi, Ignazio De Giorgio, Vincenzo Martini, Cataldo Ranieri, Marco Tomasicchio, Cosimo Bisignano, Walter Pulpito, Carmelo Fanizza, Amedeo Zaccaria.
Direzione Artistica Teatro delle Forche: Giancarlo Luce
Direzione Organizzativa: Francesca Piccolo e Giancarlo Luce
Segreteria amministrativa e di produzione: Claudia Fuggiano e Lilia Carucci
Grazie a: Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, AFO 6 – SpazioPorto, Jonian Dolphin Conservation, Ristorante “A Casa Vostra”, Cooperativa Mitilicoltori “Stella Maris”, “Masseria Carmine”.
Una produzione: Teatro delle Forche

durata: 1 h
applausi del pubblico: 3’ 30”

Visto a Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, il 25 giugno 2021

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