“Non lo deve sapere”. Faggiani e Soncini su verità e famiglia

Valeria Perdonò e Silvia Soncini in Non lo deve sapere (photo: Francesco Falciola)
Valeria Perdonò e Silvia Soncini in Non lo deve sapere (photo: Francesco Falciola)

Possiamo continuare ancora a credere nell’istituzione della famiglia? È il quesito che si pone “Non lo deve sapere”, dramma psicologico al femminile di e con Monica Faggiani e Silvia Soncini, in scena insieme a Valeria Perdonò al Teatro Libero di Milano per la regia di Fabio Banfo.

Protagonista è un nucleo alto-borghese con tre sorelle ormai adulte e rimaste orfane. C’è anche una quarta sorella minore, perno della vicenda, ma in scena non la vedremo praticamente mai.
Un passato comune. Una famiglia progressista benestante. Un padre importante, luminare della psichiatria, di cui ora risuona soprattutto l’assenza. Ritratti icastici di donne diverse per età, fisicità, personalità e costumi.
La sorellanza si rivela nei ricordi. Ha forgiato tre donne adulte così diverse da sembrare antitetiche. Eppure è proprio nella difformità che si riconosce il significato di comunità parentale spoglio di retorica e tradizionalismo, nudo e crudo nella sua asprezza e sincerità.

Lea (Monica Faggiani) è un’assistente sociale. È una donna impegnata, idealista. È altruista, protettiva, sottilmente autoritaria nei confronti delle sorelle.
Eva (Silvia Soncini) è una manager di successo. Ha una vita promiscua sentimentalmente e sessualmente. Ha una visione del mondo pragmatica fino al cinismo.
Isa (Valeria Perdonò) è un’elegante signora dell’alta borghesia, impegnata a mantenere la buona immagine della famiglia e della casa.
La quarta sorella, Mia (Claudia Figini), la più piccola, presente solo nei discorsi delle altre sorelle e in un video finale cammeo, è paradossalmente il centro attorno a cui ruota il ménage familiare: è colei che svela meccanismi e retroscena inimmaginabili.

In “Non lo deve sapere” la famiglia è luogo di traumi e costrizioni, terreno di molti vizi e rare virtù. Vi trionfano perbenismo e ipocrisia. Fragilmente, tentano di sopravvivere amori profondi e sinceri.
Il pretesto narrativo è rappresentato da un pettegolezzo sulla presunta pedofilia del fidanzato della sorella minore. Ma poi i dialoghi serrati delle protagoniste svelano un autentico vaso di Pandora: segreti dolorosi, custoditi per anni negli anfratti della memoria e della psiche.
Cedere alla tentazione di svelare verità laceranti oppure schermirsi dietro un rassicurante sipario di menzogne e ipocrisie?

“Non lo deve sapere” non traccia confini netti. Non emette sentenze. Si limita a stigmatizzare le fragilità dell’animo umano. Svela la complessità psicologica delle protagoniste con il loro corollario di traumi infantili non superati, di relazioni sentimentali o inesistenti o troppo frequenti.

Dopo aver accostato altri temi di scottante attualità (i lustrini da talk-show in “Questa sono io”, e il mobbing in “Quel che resta”) la Faggiani esplora in questo lavoro il dramma psicologico della verità molteplice e cangiante, scomoda e dolorosa sia quando esplicitata, sia quando taciuta e negata. Indaga poi la famiglia, che a teatro rimane un grande classico sviscerato ormai da ogni prospettiva, qui terreno di sentimenti profondi e ancestrali ma anche coacervo di egoismi, rancori e ricatti morali.
La costruzione drammaturgica è raffinata ed avvincente, con alcuni tratti noir, priva di retorica e sentimentalismi, ma anche lontana da toni sensazionalistici o “pop”. Un rigore che si riflette nella regia, affidata a Fabio Banfo, che svolge il racconto in una scena essenziale – un tavolo, tre sedie e un telefono fisso –, rivelando una collocazione spazio-temporale indefinita ma a noi vicina.

NON LO DEVE SAPERE
drammaturgia Monica Faggiani e Silvia Soncini
con Monica Faggiani,Valeria Perdonò, Silvia Soncini
in video Claudia Figini
regia Fabio Banfo
scenografia Andrea Colombo
musiche originali Fabio Cagnetti
assistente alla regia Chiara Bertazzoni
produzione TLLT Teatro Libero Liberi Teatri

durata: 1h 15’
applausi del pubblico: 2’

Visto a Milano, Teatro Libero, il 17 febbraio 2019

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