L’ultimo trentennio del Novecento ha portato ad una progressiva mescolanza di linguaggi scenici, che dagli anni Novanta in poi si è talmente consolidata da rivoluzionare quasi completamente la programmazione di stagioni teatrali, festival ecc, creando prima la categoria di teatro-danza, che molto deve alla Bausch, fino a quella dell’arte performativa, che nasce dalla commistione con esperienze che mescolano un sentimento artistico di tipo installativo ambientale ad una prassi che, finanche nelle esperienze politiche di flash mob, trovavano capacità sintetica d’azione.
Il teatro ha imparato così ad accogliere nuove declinazioni di se stesso, accettando il movimento nel tessuto narrativo, riconoscendogli la dignità del suo coesistere in scena con la prosa.
Il physical theatre è ora una vera e propria categoria, e nei robusti cataloghi degli Off di Avignone ed Edimburgo ha una sua dignità autonoma.
Nei nostri festival, RomaEuropa e Santarcangelo da anni dialogano in forma più o meno aperta con queste esperienze, Dro è nato su questi linguaggi, mentre a Castiglioncello Andrea Nanni dall’anno scorso ha aperto ancor più esplicitamente la porta alle compagnie italiane che su questo terreno si confrontano.
Virgilio Sieni, giusto per fare un nome, è ora artista che porta le sue performance in tutta Europa, e non a caso, forse, abita il luogo, a Firenze, che fu di Kantor.
Ma i festival dedicati alle “arti ibride” si moltiplicano, e Peraspera Festival, in giugno a Bologna, è stato un esperimento esemplare da questo punto di vista, forte tra l’altro di un background territoriale ed esperienziale che è tutto figlio, che lo si voglia ammettere esplicitamente o no, della Romagna del teatro d’immagine degli anni Ottanta, e di quei magici esperimenti che furono, a distanza di pochi kilometri, Cantieri Danza a Ravenna e Socìetas Raffaello Sanzio a Cesena.
Peraspera ha ospitato, per qualche giorno, alcuni dei nomi più importanti di quella che viene definita la nuova danza e la performance italiana: artisti che in questi anni abbiamo visto connotare luoghi e proposte culturali, come quella del Pim di Milano, giusto per citare un teatro che ha fatto dell’ibridazione un’identità, mettendo assieme il linguaggio non parlato della danza a quello, spesso ugualmente muto, delle giovani compagnie premiate due anni fa con gli Ubu, che hanno profondamente modificato il gusto del pubblico teatrale, e anche il senso del fare arte scenica oggi in Italia.
Bene dunque ha fatto l’organizzazione del festival bolognese a voler partire proprio da un affresco teorico, affidato a Fabio Acca e Jacopo Lanteri, che hanno in quella sede presentato il loro “Cantieri Extralarge – Quindici anni di danza d’autore in Italia” (Editoria & Spettacolo, 2011): il loro è un tentativo di ricostruire il contributo propulsivo dato da Cantieri Danza in un lasso di tempo relativamente breve, ma che è riuscito a cambiare il panorama della danza in Emilia Romagna e, a macchia d’olio, in tutta Italia.
I quindici anni di vita dell’associazione Cantieri hanno reso possibile l’avvio di un percorso che è stato poi artefice di gran parte del panorama attuale e della nascita della Rete Anticorpi e Anticorpi XL.
A Peraspera molti figli e nipoti diretti e indiretti, legittimi ed illegittimi di quella stagione, da Stefano Questorio a Cristina Rizzo, per passare poi a Eva Geatti di Cosmesi e ai giovanissimi Hana-Ni, erano presenti, artefici di un nuovo modo di fare danza che si confronta con un pubblico che ha nuovi strumenti e nuove consapevolezze.
Cos’è la danza oggi in Italia? Come sempre è difficile parlare di movimenti unitari ed esplicitamente legati, specie in un mondo fatto di grandi “solisti”, ognuno portatore di un linguaggio, ma ovviamente il legame fra tutti c’è.
Cosa può d’altronde tenere insieme l’esperimento tutto centrato sulla parola e l’interazione col corpo che in quei giorni propose la Rizzo insieme a Lucia Amara, e la performance di Cosmesi con un altoparlante “solo” per venti minuti sul minuscolo palcoscenico liberty del teatrino di Villa Mazzacorati a Bologna, che diffondeva messaggi sulla necessità di negare/rinnegare il teatro, violentandolo con suoni industriali?
E’ per questo che anche noi, felicemente confusi, abbiamo oggi cercato di mettere insieme parole, segni, gesti ed emozioni di quelle due settimane di giugno, per riproporle in una ideale riflessione sullo stato dell’arte, sul chi e sul come, parzialissimo e anzi iniziale, della nuova danza in Italia oggi.
On air: Fabio Acca, Jacopo Lanteri, Stefano Questorio, Eva Geatti, Hana-Ni, Cristina Rizzo