“Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie. Riapriamo questo spazio a tutte le precarie, a tutti gli sfruttati, per riappropriarci di un tempo di confronto e autoformazione”. Con queste parole che marchiano a fuoco, il fuoco dell’esigenza di agire, e scrostarsi di dosso il torpore in cui fin qui, nel limbo dell’impossibilismo del fare, il mondo della cultura è piombato ormai da troppo tempo, è avvenuta stamane l’occupazione del Globe Theatre a Roma. “Tutto si sta svolgendo nel rispetto delle disposizioni sanitarie, tutte e tutti le/gli occupanti si sono sottoposti a tampone”, tengono a precisare gli organizzatori, riuniti come Rete Lavorat° Spettacolo Cultura.
Chissà se, da lassù, il fondatore del Globe romano, il compianto Gigi Proietti, oserva ciò che sta avvenendo; è probabile che, con il sorriso sguainato, avrà aiutato a dischiudere l’uscio del Globe, accogliendo le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo che hanno deciso di prendere in mano la propria vita e agire, dopo un altro evento analogo, l’occupazione del Piccolo Teatro a Milano e sulla scia di quanto, in Francia, hanno fatto in tutto il Paese.
Un anno è lungo, troppo per un settore che già in situazioni di non pandemia tentava di sopravvivere; una chiusura totale i cui perché e per come non sono ancora stati digeriti, essendo – da dati ufficiali – teatri, cinema e musei luoghi che hanno visto cifre infinitesimali di contagio, anche perché in estate e inizio autunno tanto si era fatto per poter continuare a procedere in sicurezza e nel rispetto di norme e disposizioni, nella speranza non solo di continuare a lavorare, ma di offrire sostegno a tutti coloro che, grazie all’arte e alla cultura, possono e potranno salvarsi da questo stato di paralisi, nutrendo mente e anima.
Dalla prima conferenza stampa, tenutasi alle 11 di stamattina dal Globe Palco Occupato, è chiaro come il desiderio sia quello di creare un dialogo, trovare soluzioni, “fare qualcosa” per togliersi di dosso questa fase di stasi, esigere una decente attenzione, nel balletto sbilenco di date e protocolli fin qui serviti e rimangiati, che neppure un Falstaff rubicondo avrebbe tentato di ordire.
“Vi avremmo accolto a braccia aperte, se ce lo aveste detto per tempo – affermano lavoratrici e lavoratori del Globe durante la conferenza stampa – Ci raccomandiamo di trattarcelo bene”, viene chiesto col sorriso.
Gli e le occupanti ribadiscono: “Siamo qui per costruire la tutela del nostro lavoro”, tutte e tutti rigorosamente con mascherina e distanziati, come gli altri presenti.
Alle 14.30 ci sarà un nuovo appuntamento con l’assemblea aperta al pubblico. All’esterno un gazebo per effettuare un tampone rapido e accedere al Globe, tempio del teatro che, come i tanti altri che si trovano nella capitale e in tutta Italia, attendono nuova vita, nuova speranza.
“Abbiamo organizzato tutto, a costi che non sono quelli delle farmacie, affinché tutti si possano tutelare, a cifre accessibili ad ognuno di noi (5 euro a tampone…). Deve essere costruita la possibilità di tutelarsi per tutti noi”, si ribadisce a fine conferenza stampa.
Gigi Proietti dall’alto, a braccetto del cavaliere bianco e del cavaliere nero, starà continuando a sorridere, a braccia aperte.