Odissea di César Brie. Visto a Modena, Teatro delle Passioni, il 6 marzo 2009 per Vie Scena Contemporanea Festival
L’ultimo spettacolo di César Brie che avevo visto era, nel 2000, l’“Iliade”. Ricordo ancora nitidamente che ne ero uscita commossa ed entusiasta, e tutta la strada in autostop che avevo dovuto percorrere per tornare a casa era passata in un lampo, sommersa dalle emozioni che ancora mi pervadevano.
Così, appena rientrata nel Bel Paese dopo due mesi a Londra, accolgo con gioia la proposta della redazione di andare a Modena per l’“Odissea”. Penso perfino a una forma di protezione nei miei confronti: della serie, se proprio devi tornare alla triste situazione teatrale italiana, almeno ricomincia con uno spettacolo che sicuramente sarà di qualità.
E in qualche modo così è.
L’“Odissea”, che ha debuttato al Teatro delle Passioni per poi iniziare una tournée in giro per l’Italia, presenta tutti quei tratti caratteristici della regia di Brie, elementi determinati dalla sua formazione teatrale ma anche dalla sua storia privata, che ho amato e continuo ad apprezzare.
Ne cito soltanto due: innanzitutto la preparazione totale degli attori, veri e propri performer sulla scena, che cantano, danzano, si lanciano in spericolate acrobazie, passano velocemente da un personaggio all’altro, gestiscono oggetti e scenografie mantenendo una tempistica perfetta, che consente allo spettacolo di procedere senza intoppi tecnici, come si trattasse di un piccolo marchingegno a vista. Va detto, però, che non tutti i cambi di personaggio sono ugualmente riusciti, risulta per esempio infelice il ruolo di narratrice di Atena: l’impressione è che la regia non abbia trovato la soluzione più brillante per un ruolo, quello dell’attore-narratore, che già di per sé è piuttosto complesso e difficile. Pure non convincente risulta Nausicaa: figura sottile, arrampicata sui trampoli, appare quasi un uccello, una gru, piena di una grazia aerea, che stona e stride con l’uso della voce dell’attrice.
L’altro grande merito di Brie è poi il tentativo di riportare la storia, il mito, ai giorni d’oggi, parlando di una tematica attuale, tragica e a lui particolarmente cara: l’emigrazione di massa. Su questo secondo punto l’unica perplessità rimane per alcuni tentativi di attualizzazione del mito troppo didascalici. Il pubblico, infatti, viene razionalmente introdotto al paragone tra Odisseo e i nuovi emigranti, invece di esservi condotto da un canale emozionale. Aspetto che si evidenzia soprattutto nel primo atto, dove si ha l’impressione di una certa forzatura; il secondo atto appare invece più fluido e meno didascalico, anche se continua a rimanere il dubbio che il paragone tra Ulisse e i nostri profughi sia un tantino azzardato. Tuttavia, il fatto che Brie proponga questa sua interpretazione con semplicità e senza gli intellettualismi propri di molta ricerca italiana, aiuta senz’altro il pubblico ad entrare nella storia.
Lo spettacolo risulta comunque piacevole, nonostante le due ore e mezza di durata; le scene d’insieme sono gradevolissime e gli aspetti comici sottolineati con maestria. Danze e musiche sono coinvolgenti e alcuni dettagli addirittura esilaranti (uno per tutti l’uso dei telefoni e dei cellulari). La scenografia è composta esclusivamente da canne di bambù, che si muovono attraverso una complessa struttura di binari riuscendo a creare, di volta in volta, ambienti, atmosfere, rumori, e a moltiplicare presenze.
Alcuni momenti (come l’incontro con il cane Argo e quello con il padre Laerte) commuovono al punto di smuovere qualche lacrima. Vien da pensare che solo l’attenzione del singolo spettatore possa cogliere i piccoli nascosti regali che arrivano attraverso i personaggi, come Circe che parla usando le parole di Jobim.
Si esce così con l’impressione che lo spettacolo sia un piccolo tesoro, solo in parte svelato.
ODISSEA
testo, luci e regia di César Brie
con: Mia Fabbri, Alice Guimaraes, Lucas Achirico, Cynthia Callejas, Gonzalo Callejas, Karen May Lisondra, Paola Oña, Ulises Palacio, Juliàn Ramacciotti, Viola Vento
scene: Gonzalo Callejas
musica: Pablo Brie
costumi: Giancarlo Gentilucci, Teatro de los Andes
direzione musicale: Lucas Achirico
aiuto regia: Daniel Aguirre, Alice Guimaraes
produzione: Teatro de los Andes, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Pontedera Teatro
in collaborazione con: Armunia Festival Costa degli Etruschi, Fondazione Fabbrica Europa
durata: 2 h 30’
applausi del pubblico: 2’ 50’’
Visto a Modena, Teatro delle Passioni, il 6 marzo 2009