L’inquinamento attivo di Omissis. Ne parliamo con Alessandro Romano

Suka off - Red dragon|Marta Cuscunà - E’ bello vivere liberi!
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Marta Cuscunà - E’ bello vivere liberi!
Nell’edizione 09 anche i burattini di Marta Cuscunà con ‘E’ bello vivere liberi!’ (photo: Roberto Coco – FotoGraficaMente09)

Il corpo e la  sua pelle emotiva, comunicativa, eterogenea: è stato questo il tema portante della quinta edizione di Omissis 9, festival dello spettacolo contemporaneo che si è chiuso a Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, ieri sera.
Quattro giorni di spettacoli non convenzionali suddivisi in dance, body art, video live performance, theatre show, social theatre e puppet, video dance, science fiction theatre ma anche reading, installazioni e party serali per tutti.
L’anima artistica del festival, giovane e molto agguerrita, appartiene all’associazione culturale Mattatoio Scenico, che ha dato vita ad un programma aggressivo e molto innovativo per la zona del Triveneto, a dimostrazione che – in questi ultimi anni e un po’ alla volta – anche quest’area si sta aprendo al contemporaneo e alla rappresentazione di linguaggi trasversali.

Omissis è un festival internazionale (per l’edizione 09 ha visto artisti provenienti da Italia, Slovenia e Polonia) che riesce ad offrire uno sguardo anche alle produzioni locali. La direzione artistica infatti, oltre a voler creare un’apertura verso le nuove forme di comunicazione (in particolare le  performance), cerca fortemente di radicarsi nel territorio, dando vita ad un sistema di sinergie fra le numerose realtà culturali che popolano il piccolo centro friulano, e che fanno davvero la forza di questo festival. Il risultato è un’aria assolutamente fresca e frizzante.

Abbiamo incontrato Alessandro Romano, direttore artistico del festival e presidente di Mattatoio Scenico, per conoscere meglio la rassegna.

Com’è nato il festival?
Il festival è nato nel 2005 come una scommessa, con la volontà di radicarci nel territorio: un territorio che abbiamo voluto in qualche modo riconquistare, Rodolfo De Gasperi, Alfio Dilena ed io, che siamo il nucleo artistico e organizzativo della manifestazione. Volevamo dare ai nostri coetanei la possibilità di una fruizione del teatro e della arti diversa da quella che esisteva, sfruttando le risorse del territorio, non solo materiali ma anche umane. Il festival è poi cresciuto grazie anche all’apporto di tante altre realtà, che operano sul territorio provinciale.
Omissis arriva ogni anno a settembre, dopo una serie di manifestazioni culturali con cui Mattatoio Scenico collabora. E questo, secondo me, ha dato forza, coesione e sostanza al progetto, ma anche al proposito che ne sta alla base: creare una rete sul territorio provinciale che si occupi di forme d’arte diverse, dal cinema alla musica, all’arte in senso stretto. Io credo che Omissis e Mattatoio Scenico siano riusciti a raggiungere questo scopo.

C’è un filo conduttore che lega questi cinque anni di attività?
Sicuramente c’è una continuità, non tanto legata ad un tema, ad un argomento, quanto alle proposte artistiche. Difficilmente a Omissis sarà presente il classico teatro di prosa. Cerchiamo di dare spazio a quei linguaggi comunicativi un po’ meno frequentati in altri ambienti. Credo che nel Triveneto non ci sia un festival con le stesse caratteristiche artistiche di Omissis. La direzione ha scelto di privilegiare spettacoli e performance meno codificabili, perché noi stessi facciamo fatica a codificarci in qualcosa di preciso, ma troviamo riferimenti in diverse forme artistiche. Grazie allo sviluppo dei mass media e di internet è facile attingere a tante forme d’arte. Le scelte della direzione artistica di Mattatoio sono poi vincolate in qualche modo dal luogo all’interno del quale si svolge il festival. Non possiamo negare che Gradisca d’Isonzo, cittadina di poco più di 6.000 abitanti, non offre spazi particolarmente grandi in grado di ospitare qualsiasi tipo di lavoro. Quindi uno dei vincoli sta sicuramente nei luoghi che cerchiamo all’interno della città, visto che è un festival che vuole radicarsi nel tessuto urbano di Gradisca, ricercando spazi insoliti che durante l’anno hanno ben altre funzioni.

Durante questi anni, in base anche alla risposta del pubblico, cosa ha subìto una vera e propria evoluzione, decollando, e cosa invece avete deciso di abbandonare?
Il festival in toto è decollato! Ciò che ci gratifica molto è aver creato un pubblico dal nulla, anche se ci è costato molta fatica. L’approccio a queste forme d’arte non è facile; quando si parla di perfomance non si parla di un genere preciso. Abbiamo ospitato coreografi di livello internazionale, video performer, performer veri e propri, artisti che utilizzavano linguaggi espressivi insoliti per creare una varietà di proposte: questa è stata la vera forza del festival, senza lasciarci condizionare troppo dal pubblico ma cercando di mantenere una nostra linea espressiva. E questa linea ora ce la riconoscono. Tra le qualità del festival, emerse in questi anni e che vogliamo valorizzare, ci sono le produzioni locali. Mattatoio è una compagnia di produzione, ma oltre a noi il festival ha dato spazio ad altre realtà del Friuli Venezia Giulia. Un altro punto forte è essere anche una vetrina per le produzioni di oltre confine. Mi riferisco in particolare alla Slovenia, che dal 2005 è un interlocutore fisso del festival. La comunicazione tra l’Italia e l’estero è ancora molto difficile, e in questo senso possiamo sfruttare a nostro favore la provincialità, la nostra situazione di confine. Non mancherà mai uno spettacolo di produzione slovena, che oramai conosce bene Omissis. Uno degli spettacoli di maggior successo dell’anno scorso fu proprio quello di teatro-danza di Maja Delak.

Suka off - Red dragon
I Suka off in ‘Red Dragon’ (photo: Roberto Coco – FotoGraficaMente09)

Quest’anno tra gli ospiti c’è stata anche la Polonia, con i Suka off. Cosa vi ha portati a questa scelta?
Sia la curiosità nei confronti di un gruppo che si esprime in forme piuttosto estreme, sia la linea che abbiamo dato al festival quest’anno, ossia il corpo come forma di espressione. Tutte le compagnie di quest’edizione hanno usato il corpo: corpo coreografato, corpo trasformato dai video, corpo che diventa fantoccio o marionetta. I Suka off utilizzano il corpo quasi ferendolo, portando all’estremo quello che potrebbe essere l’inserimento di un oggetto tecnologico all’interno di un corpo. Sicuramente è l’evento più performativo che abbiamo presentato quest’anno.

Nella presentazione del festival parlate di “educazione del pubblico”: è un impegno che portate avanti anche durante l’anno?
Durante l’anno supportiamo dal punto di vista organizzativo, tecnico e logistico, artisti e associazioni che, come noi, organizzano manifestazioni ed eventi qui nel territorio. Quindi un buon numero di persone segue stabilmente Mattatoio Scenico, così come seguono queste altre manifestazioni che, a loro volta, supportano poi Omissis. L’anno scorso il festival aveva cercato di proporre un momento di incontro con alcuni artisti durante l’ora dell’aperitivo, ma non abbiamo avuto il riscontro che speravamo e quest’anno abbiamo rinunciato. Durante l’anno Mattatoio riceve diversi incarichi da parte delle istituzioni provinciali, per esempio quest’anno gestiremo l’organizzazione e la direzione del palio studentesco che la provincia di Gorizia organizza insieme ad altre associazioni. Con le istituzioni del Comune i rapporti sono molto buoni, e nonostante sia un piccolo centro ha sempre sostenuto l’evento.

Qualche anticipazione per la prossima edizione?
La nostra politica è fare un passo alla volta. Se all’inizio eravamo noi a cercare le compagnie da invitare, nelle ultime tre edizioni le proposte sono arrivate da sole. Si è sparsa rapidamente la voce e ora facciamo quasi fatica a visionare tutto il materiale che ci viene inviato, inoltre abbiamo bisogno di tempo per curare e pensare anche alle nostre produzioni, quindi il passo successivo sarà proprio questo. Posso però anticipare che uno degli obiettivi della prossima edizione sarà l’utilizzo del teatro di Gradisca, appena riaperto. Si tratta di un teatro vecchio, all’italiana, che potrebbe benissimo ospitare alcuni dei lavori, e ci auguriamo per il prossimo anno di averlo in gestione per qualche giorno, aumentando così i luoghi del festival. Il bello di Gradisca è potersi muovere a piedi per tutti gli spazi del festival, permettendo al pubblico di vivere anche la cittadina.

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