“Opere di omissione (la mafia non esiste)”, che ha debuttato in prima nazionale a Pubblico, il teatro di Casalecchio di Reno, si pone come obiettivo quello di ridefinire, attraversando le zone del silenzio volutamente taciute dalla storia, i legami saldamente annodati tra Cosa Nostra e i più alti organi dello Stato.
La scena indossa le vesti del minimalismo: un tavolo piccolo, due sedie, una lampada immersi in una scatola scenica le cui pareti, private di qualsiasi orpello, si mostrano nella loro nudità, come a voler ricordare quello stesso vuoto che non abbandonerà mai la rappresentazione.
Un luogo quotidiano, un tinello, in cui i due protagonisti, sotto forma di dialogo, daranno vita ad una verbosa e ossessiva ricostruzione di quei fatti che hanno sporcato con brutali omicidi, stragi di mafia e segreti di Stato la nostra storia.
Si susseguono così, in una forsennata corsa, incertezze, indignazioni, rivelazioni, informazioni. Si fiancheggiano appena tematiche universali che improvvisamente si inciampa nell’intimità del personale, o meglio, nell’intimità di due cittadini comuni, con tutti i loro snervanti stereotipi, le loro radicate nevrosi, intolleranti alla mancanza di informazione che permea le loro vite, condannati all’impossibilità di sfondare la patina di isolamento in cui sono imprigionati.
Assistiamo ad una solitudine che spesso si emancipa dalla forma dialogante, per incarnarsi nella sonorità di un coro, una voce collettiva che si fa portatrice di un disagio che accomuna tutti, fino a interpellare direttamente il pubblico, quando sul finale le luci in sala si riaccendono, accecanti più che mai, immortalando una platea inerme, composta come un presepe.
Se il ritmo delle parole sembra avanzare secondo un andamento binario preciso, creando profondi vortici verbali sporcati di fiction e luoghi comuni, la staticità quasi totale dei corpi in scena non lascia invece all’azione alcuno spiraglio di definizione.
Tale contrapposizione, tuttavia, non riuscirà a trovare sufficiente vigore e slancio necessario per distaccarsi dalla coltre di passività in cui la rappresentazione stagna, precipitando spesso, purtroppo, in momenti di confusione e disorientamento.
Opere di omissione
di e con: Roberto Scappin e Paola Vannoni (quotidiana.com)
con il sostegno di Provincia di Rimini, Regione Emilia Romagna
in collaborazione con: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Silvio Castiglioni/Celesterosa
durata: 1h 20′
applausi del pubblico: 48″
Visto a Casalecchio di Reno, Teatro Pubblico, il 19 aprile 2013
Prima assoluta