In scena Claudio Casadio è diretto da Giuseppe Marini con le animazioni dell’Imaginarium Creative Studio
Povero Oreste, che triste storia la sua. Internato nel manicomio dell’Osservanza di Imola da trent’anni, sogna di raggiungere il padre, cosmonauta in Russia, assieme alla fidanzata Mariù e da lì, andare tutti insieme sulla Luna. Nell’attesa va avanti allegro. Canta, disegna, non dorme e soprattutto scrive alla sua bella, che ha incontrato a un “festival per matti” nel manicomio di Maggiano a Lucca. E poi non è solo. Ci sono il primario, l’infermiere, una sorella che viene a fargli visita e un compagno di stanza, Ermes, convinto di essere un ufficiale straniero tenuto in prigione.
Tutta questa allegra routine nasconde tuttavia un passato terribile, una storia che a raccontarla fa venire i brividi, fatta di efferati delitti familiari di cui è stato testimone e protagonista.
Da bambino, racconta Oreste, ha visto morire la sorellina sbranata dai maiali, ed è stato rifiutato dalla madre, che si è rifatta una vita con uno dei giovani garzoni del padre. Questi, tornato dalla campagna di Russia, dopo poco è nuovamente partito per seguire la carriera di cosmonauta sotto la bandiera di Mosca.
Per Oreste quindi orfanotrofi, riformatori, oltraggi a pubblici ufficiali – perché l’Oreste è bello robusto e, quando lo prendono in giro, ci mette un attimo a fare a botte con chiunque gli si pari davanti – e infine il manicomio.
Ma attraverso i dialoghi con il medico, a poco a poco scopriamo che la realtà è un po’ diversa da come se la racconta, che la sorella che viene a trovarlo, così come il compagno di stanza, esiste solo nella sua testa, e il padre – più che in Russia – è sotto terra, come la madre. Entrambi morti di morte violenta.
Poi un giorno, quando arriva la fine della pena, quando quei trent’anni di condanna sono terminati e si aprono d’improvviso le porte del manicomio, Oreste è finalmente libero di passare da Lucca a prendere Mariù per portarla in Russia dal padre, e volare dritti sulla Luna.
Ma atroce si rivelerà la prova della realtà. È sufficiente a distruggerlo definitivamente una mezza giornata in centro a Imola, per sorseggiare il primo caffè della sua esistenza.
Tra teatro e fumetti animati, Francesco Niccolini confeziona per Claudio Casadio un testo equilibrato, con niente di più e niente di meno che turbi il perfetto equilibrio di un lavoro compatto – un’ora -, che sembra fatto apposta per piacere al pubblico, che infatti risponde alla fine con applausi calorosi.
L’esperimento dell’animazione sullo schermo, coi personaggi disegnati da Andrea Bruno, funziona, e presto ci dimentichiamo di questa impalcatura e finiamo col farci avvincere da una storia tragica – e anche un po’ comica -, che a poco a poco si snoda fino al drammatico epilogo.
L’impianto drammaturgico di “L’Oreste – Quando i morti uccidono i vivi”, sorretto dalla regia di Giuseppe Marini, dalle luci di Michele Lavanga, dalla scenografia e dalle animazioni dell’Imaginarium Creative Studio, dosa con maestria colpi di scena e narrazione.
Che storia amara e terribile, che violenta saga familiare dell’orrore, quella di un’Italia del secondo dopoguerra in cui non c’era posto per i più deboli, e dove un povero bambino, cui sono mancati affetto e attenzioni materne, è nato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tempi in cui i “matti” li chiamavano matti.
L’ORESTE – QUANDO I MORTI UCCIDONO I VIVI
di Francesco Niccolini
con Claudio Casadio
illustrazioni Andrea Bruno
regia Giuseppe Marini
scenografie e animazioni Imaginarium Creative Studio
costumi Helga Williams
musiche originali Paolo Coletta
light design Michele Lavanga
collaborazione alla drammaturgia Claudio Casadio
aiuto regia Gaia Gastaldello
direttore di scena Matteo Hintermann
voci di Cecilia D’amico (sorella), Andrea Paolotti (Ermes), Giuseppe Marini (dottore), Andrea Monno (infermiere)
una co-produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri, Società Per Attori in collaborazione con Lucca Comics&Games
durata: 1 h
applausi del pubblico: 2′ 30”
Visto a Cecina (LI), Teatro De Filippo, il 20 marzo 2023