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Orfeo nel metrò. Fanny & Alexander in viaggio con Monteverdi

L'Orfeo di Fanny & Alexander

L'Orfeo di Fanny & Alexander

Molteplici sono state le ragioni che ci hanno fatto decidere di andare a Cremona per la rappresentazione dell’Orfeo di Claudio Monteverdi. Oltre che, ovviamente, la passione incondizionata per quest’autore e per questa sua opera, considerata il primo vero capolavoro della storia del melodramma, la curiosità di partecipare al Festival Claudio Monteverdi dedicato al compositore, e ancora per la particolare messa in scena dell’opera, dovuta a Luigi De Angelis, regista della compagnia Fanny & Alexander, che seguiamo passo passo da anni.

“Orfeo nel metrò” è una produzione lirica sui generis. Lo spazio scenico e la platea del Teatro Ponchielli si fondono in un unico spazio, che rimanda nella sua costruzione ad un vagone di una immaginaria metropolitana in cui gli spettatori, 120 alla volta, accanto a cantanti e musicisti, diventano i passeggeri di un viaggio molto speciale.

“La favola in musica” dedicata al cantore Orfeo fu scritta da Claudio Monteverdi su libretto di Alessandro Striggio, e si compone di un prologo e cinque atti.
Basata sul mito greco di Orfeo, racconta la sua discesa all’Ade e il tentativo di riportare la sua defunta sposa Euridice, uccisa dal morso di un serpente, alla vita terrena. Composta nel 1607, per essere eseguita alla corte di Mantova nel periodo carnevalesco, dopo l’anteprima – rappresentata all’Accademia degli Invaghiti il 22 febbraio 1607 -, il debutto avvenne il 24 febbraio al Palazzo Ducale di Mantova. Lo spartito venne pubblicato da Monteverdi nel 1609 e nuovamente nel 1615 con un finale diverso.

L’opera, come detto, inizia con un prologo, in cui vi è la richiesta di silenzio dall’allegoria della Musica. Ogni atto è collegato ad un singolo elemento della storia, e si conclude con un coro. All’azione partecipano dei, ninfe, la Speranza e la Musica.
Nel primo atto Orfeo ed Euridice entrano insieme con un coro di ninfe e pastori; uno di loro annuncia che è il giorno di matrimonio della coppia e il coro risponde inizialmente con una invocazione e successivamente con una gioiosa danza (“Lasciate i monti, lasciate i fonti”) con l’introduzione musicale, il momento più famoso dell’opera, accompagnata poco dopo dal trascinante motivo di “Vi ricordo o monti ombrosi”. Orfeo ed Euridice cantano il loro reciproco amore, prima di lasciarsi con tutto il gruppo della cerimonia matrimoniale nel tempio.

L’atto secondo è dominato dall’ingresso della Messaggera, che comunica che Euridice è stata colpita dal fatale morso di un serpente nell’atto di raccogliere dei fiori. Orfeo, dopo avere espresso il proprio dolore e l’incredulità per l’accaduto, comunica l’intenzione di scendere nell’Aldilà per persuadere Plutone a resuscitare Euridice.
Orfeo viene quindi guidato da Speranza alle porte dell’Inferno. Dopo avere letto le iscrizioni sul cancello (la dantesca “Lasciate ogni speranza, ò voi ch’entrate”), Speranza esce di scena. Orfeo, con un escamotage che gli appartiene, inganna Caronte, che si era rifiutato di portarlo attraverso il fiume Stige: lo incanta con la sua lira “Possente spirto, e formidabil nume”, altro momento sublime di questo meraviglioso capolavoro, che il giovane e talentuoso tenore Antonio Sapio canta accompagnandosi con un basso elettrico.

Il quarto atto inizia con Proserpina, regina degli Inferi, anch’essa incantata dalla voce di Orfeo, che convince il marito Plutone a riportare Euridice. Il re dell’Ade, persuaso dalle suppliche della moglie, acconsente, a condizione che Orfeo non guardi mai indietro Euridice. Ma lo sposo, spinto dalla commozione, si gira, mentre l’immagine di Euridice comincia lentamente a scomparire accompagnata dal coro.
L’ultimo atto vede Orfeo prodursi in un lungo monologo in cui lamenta la perdita dell’amatissima sposa. Improvvisamente, su una nuvola, Apollo (a cui dà sapiente credibilità interpretativa Michele Gaddi) scende dal cielo e lo invita a lasciare il mondo e a unirsi a lui nei cieli, dove troverà Euridice tramutata in una stella. Un coro di pastori conclude l’opera.

Nell’ideazione di Luigi De Angelis, interpreti e pubblico intraprendono un viaggio nel mondo sotterraneo insieme al protagonista, in una esperienza ‘immersiva’ totale.
I costumi di Chiara Lagani, abituale compagna di avventure creative di De Angelis, sono ispirati a “Poema a fumetti” di Dino Buzzati, come anche le pareti del vagone, istoriate dagli studenti del Liceo Artistico Stradivari di Cremona. Buzzati non fu infatti solo uno scrittore di grande visionarietà, ma anche grafico e pittore, e con “Poema a fumetti” del 1969 inventò una sorta di romanzo grafico, opera allora assai sperimentale, considerata una delle prime graphic novel. La trama di Buzzati ricalcava quella del mito in questione ma in chiave moderna, con protagonista Orfi, un cantautore rock.

Nello stesso modo si muove lo spettacolo visto a Cremona. Seduti come se fossimo in uno scompartimento, dai finti finestrini dislocati nello spazio scenico possiamo seguire il viaggio attraverso le immagini che vi scorrono, precedentemente catturate da Andrea Argentieri tra Cremona, Mantova e Milano negli antri della metropolitana. Dietro i finestrini intravvediamo, con felice immaginazione, anche le anime dei morti, quando giungiamo nell’aldilà.
Nei visori dislocati sulla scena si potrà inoltre seguire un telegiornale in cui si annuncia la morte di Euridice, e perfino Caronte, novello capo della sicurezza della metropolitana, che si addormenta nella sala dei comandi, al suono del canto di Orfeo.
Nell’allestimento di De Angelis, dunque, vi è il tentativo coraggioso di contaminare la sacralità della musica monteverdiana con una visionarietà contemporanea, spesso coerente e riuscita, costruita in uno spazio composito che si apre sapientemente in mille direzioni. Ci piacciono meno il ripetivo uso dei selfie, Plutone in tuta mimetica che chiede l’identità dei passeggeri e altri piccoli escamotage che intendono coinvolgere il pubblico in modo spesso superficiale.

Ma questa edizione del capolavoro monteverdiano è contrassegnata anche dalla presenza sul palco di interpreti giovanissimi. E’ infatti commovente vedere ragazzi e ragazze misurarsi con un canto e una musica difficilissima da interpretare perché unica nel suo stile, che ha messo in difficoltà esecutori di ben più provata maturità interpretativa. Certo non sempre, e non tutti i giovani cantanti, scelti con un bando, reggono la prova, ma lo spirito del Divino Claudio ci è spesso arrivato, anche per merito del direttore Hernán Schvartzman e dei musicisti della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano.

“Orfeo nel metrò” ha così inaugurato la trentaseiesima edizione del festival dedicato a Monteverdi, che proseguirà con 16 spettacoli e una crociera sul Po fino al 1° giugno, avendo come filo conduttore il tema dei “Contrasti creativi” ben rappresentati dall’apertura di De Angelis.

ORFEO NEL METRÒ
Libretto di Alessandro Striggio
Musica di Claudio Monteverdi
ed. Clifford Bartlett, The Early Music Company Ltd.

Personaggi ed interpreti:
Orfeo Antonio Sapio
Euridice, Eco, Speranza Veronica Villa
Musica, Proserpina, Messaggera Arianna Stornello
Caronte, Plutone Lorenzo Tosi
Apollo, Pastore II Michele Gaddi
Pastore I Danilo Pastore
Pastore III Stefano Maffioletti
Pastore IV Marco Tomasoni
Ninfa Martha Rook
Spiriti infernali Danilo Pastore, Michele Gaddi, Stefano Maffioletti, Marco Tomasoni, Piero Facci

direttore e clavicembalo Hernán Schvartzman
regia, scene e progetto luci Luigi De Angelis
costumi Chiara Lagani
video Andrea Argentieri

Orchestra Barocca della Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado”
decorazione delle scene a cura degli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Antonio Stradivari”
progetto di Luigi De Angelis/Compagnia Fanny & Alexander e Hernán Schvartzman
Produzione originale Muziektheater Trasparant, Anversa 2017
Nuova produzione Teatro A. Ponchielli
in collaborazione con Civica Scuola di Milano Claudio Abbado e Compagnia Fanny & Alexander/E Production

Visto a Cremona, Teatro Ponchielli, il 2 maggio 2019

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