E’ nell’arena di un vecchio circo che si svolge una delle tragedie più conosciute del mondo occidentale: l’Otello di Shakespeare.
A portare in scena a Bologna “Otello Circus” troviamo un progetto artistico di alto calibro: il Teatro La Ribalta – Kunst der Vielfalt di Bolzano guidato dal regista, autore e scenografo Antonio Viganò. La compagnia, nata appena sei anni fa, è costituita principalmente da attori in situazione di “disagio psichico” ed ha già ricevuto numerosi riconoscimenti dal mondo della critica, fra cui il Premio Ubu 2018 come Progetto speciale e due premi Eolo.
Come si intuisce vedendo lo spettacolo, per questo gruppo il teatro è una necessità, una forma di emancipazione, un modo di far valere la propria dignità nella società, senza necessariamente dover fare un teatro di tipo sociale.
“Otello Circus” nasce dall’incontro con l’Orchestra AllegroModerato di Milano, ensemble di cinquanta elementi composto da musicisti con disagio psichico, mentale e fisico e da professionisti: una realtà che opera per migliorare il benessere delle persone con fragilità attraverso l’educazione musicale. Uno sposalizio certamente ben riuscito, quello con AllegroModerato, che da un lato della scena esegue la musica dal vivo con una quindicina di musicisti e tre cantanti lirici, creando una solida struttura sonora, elemento portante dello spettacolo.
L’ideazione dello spettacolo è a cura di Viganò e Bruno Stori che, ispirandosi all’opera musicale di Giuseppe Verdi e alla prosa di Shakespeare, danno vita a una nuova intrigante versione che mette in scena, in 70 minuti, un intenso lavoro di teatro fisico, lirico e musicale.
Il pubblico viene accolto e guidato dagli attori fino ai posti a sedere, sulle gradinate circolari di un vecchio circo. Un rituale che prende il suo tempo e consente agli spettatori di guardarsi negli occhi, osservare lo spazio, gli attori, di sentirsi partecipi ancor prima che lo spettacolo abbia inizio.
Otello, il moro, è un clown dal volto dipinto di bianco, goffo, impacciato, spesso seduto per terra, ricurvo su sé stesso. In pista deve rappresentare la sua tragedia come pena per l’omicidio che ha commesso: è la sua condanna, che si ripete ogni sera.
Nel circo si aggirano anche i fantasmi delle vittime di femminicidio, per cercare, invano, di interrompere questa giostra e ricordare a chi guarda che “l’amore che uccide” è sempre contro natura.
In scena Otello viene accompagnato da altri personaggi: Desdemona l’equilibrista, Cassio il direttore del circo, Jago il lanciatore di coltelli e domatore di leoni, Roderigo il pagliaccio, Emilia l’acrobata.
La storia di Otello è ridotta all’osso, lasciando solo gli snodi principali dell’intreccio. Il testo essenziale, ma significativo nel ricordare al pubblico la trama, trova la sua forza nello stretto legame fra le azioni degli attori e quelle sonore della musica dal vivo. I gesti e i movimenti degli attori sono organici, pregnanti, evocativi, formando insieme alla musica un’unica partitura. L’orchestra sostiene i quadri visivi delle scene (azioni fisiche, coreografie, immagini teatrali…) definendone il tessuto emotivo, mentre i brani lirici danno slancio al dispiegarsi della trama.
Non mancano numeri clowneschi e trucchi di magia, come l’ubriacatura di Cassio causata da un incessante moltiplicarsi di bottiglie ed il coinvolgimento diretto del pubblico.
La musicalità insita nella parola si esprime attraverso una sonorità altra. Il ritmo, il silenzio, la cantilena, l’articolazione che contraddistinguono un attore con disabilità si fanno poesia sonora e veicolo espressivo dell’interiorità più nascosta del personaggio. L’incespicare di un Otello balbuziente amplifica la necessità di dire quelle parole, con fragilità e con forza, con decisione e timore, svelando la contraddittoria malleabilità della potenza dominante di un uomo.
Fra scherzi e lazzi, momenti di poesia visiva e una recitazione fuori dal comune, “Otello Circus” arriva al cuore degli spettatori in maniera diretta e genuina. Il pubblico, seduto in cerchio attorno alla scena, vive un momento di partecipazione emotiva a quel circo di sentimenti umani che porta alla tragedia. Condivide qualcosa di autentico, che appartiene al vortice della vita, ma che generalmente si è abituati a considerare come diverso da noi. Ci si avvicina al mistero dell’inesplicabilità dell’arte, assaporando i frutti di una ricerca raffinata e capace al tempo stesso di commuovere. Si è vicini a sé stessi e agli altri, con gioia.
Otello Circus
di Antonio Viganò e Bruno Stori
regia Antonio Viganò
con Rodrigo Scaggiante, Mirenia Lonardi, Matteo Celiento, Maria Magdolna Johannes, Jason De Majo, Michael Untertrifaller, Daniele Bonino, Rocco Ventura
musiche dal vivo Orchestra AllegroModerato
orchestrazione e direzione musicale Marco Sciammarella e Pilar Bravo
collaborazione artistica Antonella Bertoni
disegno luci Michelangelo Campanale
direzione di produzione Paola Guerra
produzione Teatro la Ribalta – Kunst der Vielfalt
in collaborazione con Lebenshilfe Südtirol, Residenze Artistiche “Olinda” – Festival “Da vicino nessuno è normale” – Milano con il sostegno di Fondazione Altamane Italia e Fondazione Allianz UMANAmente
durata: 1 h 10′
applausi del pubblico: 5′
Visto a Bologna, Arena del Sole, il 31 gennaio 2020
Spettacolo presentato in collaborazione con Centro La Soffitta, Dipartimento delle Arti, Università di Bologna