La sensazione che manchi qualcosa alla riuscita del lavoro è immediata appena ci si dirige verso l’uscita, dopo la fine dello spettacolo. Ed è un peccato, perché questo “Otello” ha tutte le carte in regola per essere un buon lavoro. La regia è ben strutturata, ricca di idee e riferimenti; la riduzione del testo è realizzata con umiltà, consapevolezza e mantenendo intatta la forza originaria. Eppure, dopo l’ora e mezzo della durata, si rimane con la sensazione di un lavoro dilatato che non convince pienamente. Confrontarsi con un classico come “Otello” è un’operazione assai rischiosa e piena di trappole.
Claudio Autelli, che firma la regia, ha talento e rivisita il classico con personalità. Sceglie come unici protagonisti dal dramma shakespeariano Otello, Iago, Desdemona, Emilia e Cassio, focalizzandosi sulla parte finale del testo originale (qui nella traduzione di Salvatore Quasimodo). I cinque protagonisti diventano altrettanti commensali di un infinito banchetto di nozze che funge da sfondo a tutto l’intreccio degli eventi. Già dalle prime battute, nella messinscena del matrimonio tra Iago e Desdemona, il lancio del riso si trasforma a poco a poco in qualcosa di violento, incontrollato e incontrollabile, represso a fatica dai personaggi. L’episodio mette in luce una caratteristica dei convitati che li accompagnerà per tutto l’intreccio. Un intreccio dove i “cinque commensali – si legge nelle note di regia – vivono i loro destini compiendo il loro percorso verso la rovina”.
La scenografia si avvale di pochi elementi: un lungo tavolo ricoperto da una tovaglia bianca, cinque sedie, bottiglie, bicchieri e palloncini colorati. I pochi elementi non impediscono al regista alcune interessanti trovate d’interazione con gli attori. Come la tovaglia che diviene il famigerato fazzoletto appartenuto alla madre di Otello, per un gioco di moltiplicazioni nel quale il nobile moro rimane impigliato.
Per tutta la durata del dramma, ad eccezione del finale, Desdemona indossa il vestito da sposa, come a connotare ogni implicazione della sua scelta di indipendenza e distacco dalla famiglia, operate tramite quel matrimonio che le si rivelerà fatale.
L’azione ruota tutta attorno al tavolo del banchetto, situato a centro palco. Gli stati d’animo, nella loro “degenerazione”, vengono sottolineati dal forte dinamismo dei movimenti in scena, un dinamismo che obbliga i protagonisti ad un grande sforzo fisico, senza tuttavia incidere così a fondo.
OTELLO
di William Shakespeare
traduzione di Salvatore Quasimodo
produzione: Teatro Litta
regia: Claudio Autelli
interpreti: Enrico Ballardini, Matilde Facheris, Lino Musella, Irene Serini, Francesco Villano
durata spettacolo: 1h 43′
applausi del pubblico: 3′ 10”
Visto a Pontedera, Teatro Era, il 13 febbraio 2009