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L’Otello di Kriszta Székely è il one man show di Iago

Otello (ph: Horvath Judit)

Otello (ph: Horvath Judit)

Alexandra Borbély, Lehel Kovács e Barna Bányai Kelemen protagonisti di uno Shakespeare che sa di cabaret

La storia è nota: Iago, frustrato per essere stato declassato dal grado militare a cui ambiva e che riteneva dovesse essere suo di diritto, matura un odio profondo verso Cassio, promosso colonnello al posto suo, e soprattutto nei confronti del loro comandante, Otello, valoroso generale moro della Repubblica veneta, responsabile della scelta.
L’odio si tramuta all’istante in volontà di ritorsione, che Iago costruisce attraverso una fitta rete di inganni e sfruttando abilmente le fragilità umane dei personaggi che lo circondano, così che ciascuno, in modo più o meno inconsapevole, contribuisce al compimento finale della vendetta.

Il terreno dei sentimenti è quello su cui Iago sente di poter meglio esercitare la sua mefistofelica arte da manipolatore: illude con false promesse l’ingenuo Roderigo, bistratta la moglie Emilia, si finge amico di Cassio e infonde in Otello, follemente innamorato della moglie Desdemona, il seme della gelosia, fino al punto da indurlo ad ucciderla.

La regista Kriszta Székely, artista associata del Teatro Stabile di Torino, ne propone una versione in ungherese sostanzialmente fedele alla tragedia di Shakespeare per quanto riguarda la trama, e perciò fruibile anche da un pubblico che non conosce la lingua, ma con un taglio originale e straniante.

Iago, nell’interpretazione di Lehel Kovács, si atteggia fin dall’inizio a uomo di spettacolo, con gag che in alcuni momenti sembrano i lazzi di uno zanni, in altri evocano invece apertamente il teatro di varietà, il cabaret o l’illusionismo circense. Alla commedia dell’arte rimandano alcune sue posture arlecchinesche, l’uso sporadico della maschera nera e le costanti e insistite allusioni sessuali.

L’atmosfera da cabaret diventa protagonista di alcuni siparietti, anche danzati, durante i quali Iago si esibisce insieme allo stesso Otello, l’uomo che conosciamo essere tutto d’un pezzo, interpretato qui da Barna Bányai Kelemen, ma che in questi momenti perde ogni forma di autorevolezza.
Iago, attorno a cui tutto ruota, è infatti il personaggio principale di questo lavoro, è il suo spettacolo, il suo one man show. Gli altri personaggi sono in un certo senso delle “spalle”, così come la musica, creata in scena da Flóra Lili Matisz, che da una postazione di regia collocata su un lato del proscenio accompagna le sue machiavelliche azioni con suoni e canzoni.

La tragedia di Shakespeare nella versione di Kriszta Székely non indugia sul coinvolgimento emotivo del pubblico; se questo per alcuni istanti si verifica, immediatamente dopo si viene sbalzati e portati ad una fruizione più fredda (ma non meno intensa) di quanto accade, attraverso il passaggio a un altro registro stilistico, come in una successione di numeri da varietà o da circo.

Qual è l’idea centrale? Il tema della frustrazione e quello della gelosia sembrano qui cedere il passo ad un’altra questione di urgente attualità: la rapidità con cui si architettano e diffondono maldicenze e falsità, la facilità con cui se ne viene coinvolti e travolti, infine le catastrofiche conseguenze che ne possono derivare. Una tragedia, sì, ma che ci scorre accanto con estrema naturalezza, come se si trattasse di un gioco a cui ci siamo assuefatti e che perciò non suscita più in noi grande stupore o emozione.

La scena è spoglia. Unico elemento scenico (volutamente freddo anche questo) sono le tende a strisce in PVC che costellano i tre lati del palco, da cui emergono e spariscono i personaggi.
Teatro di regia e teatro d’attore. Vi si riconosce il mestiere, lo studio e la passione. Particolarmente convincente l’interpretazione di Emilia da parte di Alexandra Borbély, che ne restituisce l’immagine di una donna contemporanea, libera, imperfetta, vittima anche lei di un inganno, ma che alla fine sceglie con coraggio di stare dalla parte della verità.

OTELLO
di William Shakespeare
con Barna Bányai Kelemen, Vivien Rujder, Lehel Kovács, Alexandra Borbély, Dávid Vizi, Ferenc Elek, Péter Takátsy, Vilmos Vajdai, Benjámin Lengyel, Kata Kanyó
regia Kriszta Székely
scene Nelli Pallós
costumi Juli Szlávik
drammaturgia Ármin Szabó-Székely
musiche Flóra Lili Matisz
Katona József Színház
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

durata: 1h 40′
applausi del pubblico: 3’

Visto a Torino, Teatro Carignano, il 26 febbraio 2024
Prima nazionale

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