Dance Gallery, a conclusione del festival di Perugia, ha proposto una tavola rotonda per riflettere sulle problematiche del settore. Tra gli ospiti Ambra Senatore con la sua esperienza di direttrice del Centre Chorégraphique National de Nantes
Come si sa, anche le cose belle giungono purtroppo al termine. Così è stato per l’Umbria Danza Festival di Perugia che si è concluso il 6 e 7 agosto regalandoci altre piacevoli e interessanti sorprese.
Seduti nel Chiostro di Sant’Anna nell’ora che precede il tramonto, aspettiamo l’inizio del primo dei due spettacoli, “Harleking” di e con Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi.
Due danzatori seduti nella parte più lontana del palco, di spalle. Iniziano a sussultare, piccoli movimenti del dorso che aumentano, si acutizzano, rendono molli le gambe e il corpo, che non riesce a sollevarsi da terra. Stanno piangendo, i suoni che giungono sembrano confermarlo, la tensione aumenta. Un breve girarsi del corpo, una visione fugace eppure nitidissima del volto stirato in una risata e capisci che quello che vedrai non sarà mai quello che è in realtà.
Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi sono bravissimi, attraverso una scrittura coreografica ferrea, a mantenersi in una ambiguità costante, tra opposti che in un attimo sfumano l’uno nell’altro, trovando soluzioni inaspettate grazie alle quali l’attenzione e la curiosità del pubblico vengono continuamente stimolate e appagate. Una presenza senza cedimenti, una grande attenzione ai dettagli, pulizia e nitidezza della progettazione e dell’esecuzione – probabile retaggio della Stoa di Claudia Castellucci che entrambi i performer hanno frequentato – giustificano in pieno i numerosi riconoscimenti che questo lavoro ha avuto.
“Volevamo lavorare su tematiche legate all’aspetto persuasivo della comunicazione e al potere che ad esso è connesso. All’inizio immaginavamo il lavoro sullo spazio simbolico della piazza, il luogo dell’incontro e della comunicazione per eccellenza. Abbiamo iniziato a raccogliere materiali e ci siamo diretti verso la Commedia dell’Arte, che ci interessava in quanto tecnica teatrale dove il corpo ha un linguaggio iperespressivo, sopra le righe. Da lì ci siamo concentrati sul personaggio di Arlecchino, che tocca i temi del potere in maniera sempre ambigua. La persuasione della comunicazione è intesa come la principale forma di potere, con cui anche gioca la figura di Arlecchino, un servo che sogna sempre di essere dall’altra parte, dilaniato dal desiderio che non riesce ad appagare”.
Il titolo del pezzo riassume in sé, nella crasi tra Harlequin e King, il senso profondo di tutto ciò.
La luce si affievolisce, il tramonto la spegne, l’oscurità ci ritrova di nuovo nel chiostro per lo spettacolo serale, che vede in scena Amina Amici e il debutto del suo “Magnificat”.
Luci fredde, uno sgabello a un lato del palco, una lunga scia di bicchieri di vetro sull’altro, un bicchiere anche tra le mani della danzatrice.
Giocato su immagini che richiamano suggestioni pittorico-iconografiche legate alla Vergine Maria, si sviluppa intorno allo sgabello, prende dinamicità nello spazio scenico vuoto, si rarefà nella parte del palco invasa dai bicchieri. Una colonna sonora unica (musiche originali di Bruno de Franceschi e Frequenze Nomadi Orchestra) accoglie ed abbraccia le parti più dinamiche così come le parti più intime – quasi di riflessione e di ascolto di sé.
Cambio di spazio e di orario per lo spettacolo di chiusura del festival, “Sinfonia h2o”, prodotto dalla compagnia torinese Tecnologia Filosofica. Ci si ritrova di prima mattina all’Orto Medievale, un giardino annesso all’antica abbazia benedettina risalente all’anno 965, atipico perché in realtà si tratta di un orto simbolico, che realizza il concetto astratto di giardino monastico medievale, nel quale i criteri che hanno determinato la scelta e la collocazione di alcune piante sono religiosi e culturali. Troviamo così l’albero della Disperazione, l’Albero dell’Elemosina, l’Albero della Morte.
Quale cornice migliore per una sinfonia legata all’acqua?
Installazioni, canti, danze e suoni ricavati dall’uso stesso di questo elemento ci portano dentro un rituale di cui Francesca Cinalli, Aldo Torta e Paolo De Santis sono i sacerdoti.
Acqua che cola da un vestito trasparente appeso a una stampella su recipienti di alluminio che risuonano al tocco, specchi che riflettono l’alto, il basso, l’intrico del verde, il pubblico stesso in una sorta di “prossimità riflessa”, e poi ampolle, clessidre, bicchieri, un lungo nastro sfrangiato agitato nel vento, e infine i corpi, che agiscono gli oggetti, che abitano lo spazio e il suono.
Con queste vibrazioni di serenità meditativa nelle orecchie ci avviamo all’ultimo vero appuntamento del festival, un incontro e un confronto con operatori e artisti voluto dalla direttrice artistica Valentina Romito per riflettere sulle problematiche che affliggono i festival, e in realtà tutto il settore dello spettacolo dal vivo, ma anche per individuare buone pratiche che possano aiutare a tracciare una strada in miglioramento riguardo l’organizzazione e il rapporto con gli enti pubblici, il coinvolgimento dello spettatore e quindi il lavoro sul territorio, la cura del prodotto artistico e degli artisti stessi, il ruolo degli operatori.
Molti quindi i temi, e tante le suggestioni in un colloquio a più voci che diventa quasi informale e ribadisce problemi fin troppo conosciuti per i quali i cambiamenti sembrano ancora disattesi. Interessante, grazie alla presenza di Ambra Senatore, coreografa e direttrice dal 2016 del Centro Coreografico Nazionale di Nantes, il confronto con la Francia e con il suo sistema che, pur partendo da un livello più alto di strutturazione, di organizzazione e di tutele rispetto a quello italiano, presenta comunque delle problematiche simili, accentuate dal periodo pandemico.
Resta forte il senso che ci sia ancora molto da fare culturalmente in Italia perché l’arte possa essere davvero riconosciuta come valore, e per creare e sostenere quei luoghi fisici – siano essi teatri o centri coreografici o realtà di altro tipo – che con il loro lavoro permettono la crescita di territori e comunità.
HARLEKING
Di e con Ginevra Panzetti, Enrico Ticconi
Sound design Demetrio Castellucci
Light design Annegret Schalke
Costumi Ginevra Panzetti, Enrico Ticconi
Illustrazioni e grafica Ginevra Panzetti
Con il sostegno di VAN (IT) / Tanzfabrik, Berlin (DE) / PACT Zollverein, Essen (DE) / NAOcrea – Ariella Vidach – AiEP, Milano (IT) / KommTanz – Compagnia Abbondanza/Bertoni, Rovereto (IT) / L’arboreto – Teatro Dimora, Mondaino (IT) / AtelierSì, Bologna (IT) / C.L.A.P. Spettacolodalvivo, Brescia (IT)
Altri supporti: Cronopios – Teatro Petrella, Longiano (IT) // Vera Stasi – Progetti per la Scena, Tuscania (IT) // Network Anticorpi XL (IT)
Selezionato dal network internazionale Aerowaves 2019, NID Platform 2019, TANZPLATFORM Deutschland 2020
durata 38’
applausi del pubblico: 1’ 40”
Visto a Perugia, Chiostro di Sant’Anna, il 6 agosto 2022
MAGNIFICAT
progetto, coreografia e interpretazione Amina Amici
consulenza drammaturgica Doriana Crema, Stefano Mazzotta
musiche originali Bruno de Franceschi, Frequenze Nomadi Orchestra
tromba Mirio Cosottini
disegno luci Tommaso Contu
costumi Stefano Mazzotta
produzione Zerogrammi
coproduzione Dance Gallery / Festival Umbria Danza
in collaborazione con Studio d’Action Theatrale / Theatre du Galpon, CASA LUFT
con il sostegno di TAP_Torino Arti Performative, Regione Piemonte, MIC_Ministero della cultura
durata 38’
applausi del pubblico: 2’ 10”
Visto a Perugia, Chiostro di Sant’Anna, il 6 agosto 2022
SINFONIA H20 SITE SPECIFIC
Ideazione: Francesca Cinalli e Paolo De Santis
Con Francesca Cinalli, Aldo Torta, Paolo De Santis
Live sound: Paolo De Santis
Dramaturg: Ornella D’Agostino
Produzione Tecnologia Filosofica / Cross Festival / Bract / Residenze coreografiche Lavanderia a Vapore / Crossing the Sea in collaborazione con SIDC-Shangai
durata: 45’
applausi del pubblico: 1’ 45”
Visto a Perugia, Orto Medievale, il 7 agosto 2022