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La pasticceria scenica di Roberto Abbiati

Roberto Abbiati - Pasticceri
Roberto Abbiati - Pasticceri
Roebrto Abbiati (photo: Lucia Baldini)

Torte, creme, latte, uova, farina, vaniglia. Tutto l’occorrente c’è.
Sul palcoscenico della Galleria Toledo di Napoli viene allestita un’intera e autentica cucina da pasticceria. Attenzione però: non sedetevi in prima fila, o rischierete di ritrovarvi gocce di cioccolato e crema addosso! Anche se poi è forse questo il bello di “Pasticceri. Io e mio fratello Roberto”, uno spettacolo scritto da Roberto Abbiati, in scena con Leonardo Capuano.

È proprio quest’ultimo, vero pasticcere-attore, a tessere le fila del racconto, anche se sarà la presenza di Abbiati a capovolgere una visione della vita e dell’amore che passa attraverso fasi sottili. Dalle risate a crepapelle all’ironia amara, fino alla tenerezza e alla poesia.

La musica colora la vita di questi personaggi e Abbiati sembra il sosia di Frank Zappa, icona musicale impressa in un piccolo quadretto “sacro” appeso nella cucina. L’intera storia dei due fratelli comincia con i dolci e si svolgerà in pasticceria. Pian piano ci si accorgerà però che il lavoro fantasioso, artistico e poetico di questi due personaggi diventerà una clausura forzata: un’intera vita dietro al bancone, con una visione del mondo esterno assolutamente immaginaria, che ricorda quella del protagonista di “Novecento” di Alessandro Baricco.

Insomma, nonostante l’idea di una golosa vita trascorsa tra i dolci possa sembrare leggera e divertente, il senso dello spettacolo è invece profondo e meno ‘divertito’: il racconto diventa quello di una vita scandita da orari impossibili al ritmo di musica da intenditori, costellata dai nomi delle creazioni dolciarie, che diventano immagini sacre di donne.
Finché al ritmo di frullini, impastatori, bagna, pandispagna, e sac à poche compare l’idea di una vera donna: colei che fa innamorare non appena entra nella pasticceria, colei che ispira la creazione di capolavori e che costringe al lavoro notturno. Proprio l’idea di questa donna, immaginaria ma fortemente reale e dolorosa nel cuore dei due fratelli, servirà a distinguere ancor di più i due personaggi. Roberto, che fino ad ora era sembrato una tenera vittima del pignolo e ridicolo fratello, pasticcere esperto, rivelerà un animo profondo, quello di chi conosce a memoria i versi di Cyrano de Bergerac e, nel suggerirli al fratello poco colto, riuscirà perfino (ed improvvisamente) a cancellare la goffa balbuzie che affiora dal baffo folto e poco curato.

Questi due adulti mai cresciuti, abituati a vivere tra dolci e stucchevoli mollezze di un mondo irreale, si ritrovano così a fare i conti con un sentimento reale che sfuma, tra fornelli e profumi, nell’immaginario. La vita vera per un attimo arriva vivida nella pasticceria, dove il tempo è sempre fermo alle 4 del mattino, come suggerisce l’orologio sulla parete.

Il candore dei personaggi si riflette in un testo che non presenta una complessità stilistica e linguistica, volutamente rifiutata per dare corpo a due personaggi puri.
Sono i movimenti che rendono il tutto fluido. Il pubblico appare ipnotizzato dalla preparazione dei dolci, e dai profumi reali che inondano la platea dall’inizio dello spettacolo. E tutti si chiedono se un assaggino toccherà anche al pubblico.

Applausi, inchini e le desiderate creazioni dolciarie verranno infine distribuite in platea e nel foyer. Roberto Abbiati rimane a parlare, a scherzare, a dividere fette di torta, tra spettatori e giornalisti accomunati da piatti pieni di pasticcini e bignè. Il pasticcere-attore Leonardo Capuano resta invece in scena a pulire perfettamente tutti gli arnesi del mestiere: domani la pasticceria scenica riapre.
Qualcuno chiede all’attore se la digressione e parentesi comica sulla descrizione scientifica del camoscio, apparsa all’improvviso nello spettacolo, era prevista o era un modo improvvisato per riempire un vuoto di memoria delle battute. Si rimane nel dubbio. Abbiati invita a tornare per scoprirlo. E chi non tornerebbe?

PASTICCERI – IO E MIO FRATELLO ROBERTO
di e con: Roberto Abbiati, Leonardo Capuano
assistente alla regia Elena Tedde
produzione: Benvenuti-Armunia
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 2′ 46”

Visto a Napoli, Galleria Toledo, il 24 marzo 2011

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