«Sero te amavi, pulchritudo tam antiqua et tam nova… Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace».
(Agostino, “Le Confessioni”, X, 26-27)
C’è la bellezza della fragilità nello spettacolo “Un peep show per Cenerentola” di Paola Guerra e Antonio Viganò, chicca teatrale che Teatro La Ribalta ha portato a Novoli per il festival I teatri della Cupa.
Una camera delle meraviglie. Una girandola di fascino e seduzione che pone l’attenzione sulla diversità, costringendoci a fermare lo sguardo sul corpo non come oggetto, ma come alchimia di mente, spirito e fisicità, parole, costumi, sogni, nevrosi, proiezioni, emulazioni. Ne siamo avvinti stringendo le trame della riflessione, intercettando la bellezza che sfugge alle maglie larghe degli sguardi omologati e sfibrati dei canoni imposti da moda e pubblicità.
Il peep show nasce come intrattenimento di strada creato da artisti con temi non necessariamente a sfondo sessuale. Oggi identifica uno spettacolo a pagamento di tipo erotico e pornografico, con ragazze in mostra dietro un vetro trasparente, da sbirciare dentro camerini ovattati, solipsisticamente seduti in poltrona.
“Un peep show per Cenerentola” è uno spettacolo per quattordici spettatori distribuiti ai quattordici lati di un poliedro a forma di lanterna. Altrettanti camerini, e una moneta per pagarsi lo show. Quattordici tende, e un’epifania d’attrazioni, tra fumi densi e luci soffuse. Da una wunderkammer di veli bianchi, accesi da colori e luci notturne, nascono personaggi dai costumi estrosi o minimalisti.
Nel buio baroccheggiante si aprono sipari ad personam. Inizia uno show uguale e diverso per ogni spettatore. L’incantesimo è un megadisco sgangherato e impolverato che ci ruota davanti.
I performer (Jason De Majo, Mirenia Lonardi, Paolo Grossi, Maria Magdolna Johannes, Stefania Mazzilli Muratori, Sara Menestrina, Michael Untertrifaller, Rocco Ventura) disegnano scene di puro apprezzamento. Inizia una kermesse di figure ammiccanti, forse sexy, in nessun modo volgari. Sono ninfe, efebi, dame, cicisbei, etère, lenoni, cavalieri, principi e principesse, cenerentole o megere che si muovono tra scenografie colorate e musiche incantatrici, ammaliando lo spettatore dal primo minuto.
L’amore è «fumo che nasce dalla nebbia di sospiri». È rubare attimi di felicità. È gioco di prestigio, illusione effimera. «Quale allegria cambiar faccia cento volte per far finta di essere un bambino di essere un bambino con un sorriso ospitale, ridere cantare far casino insomma far finta che sia sempre un carnevale… Sempre un carnevale» (Lucio Dalla).
“Peep show per Cenerentola” è carillon di ballerine di porcellana e danzatrici sghembe, caravanserraglio di uomini zoomorfi e creature ibride. Figure senza sesso né identità, personaggi senza ieri né domani. Questa ipnosi sacra, magica e profana, con le sue mille metonimie, trasmette una percezione variegata del mondo.
I sensi ondeggiano tra gravità e leggerezza. I corpi creano una mistica materiale. Il movimento oscilla tra fantasia ed estetica. Il meraviglioso e l’ordinario trovano equilibrio. Le coreografie si alimentano di deformazioni. Dai movimenti nasce un immaginifico universo soprannaturale. I primi a essere spaesati sono i protagonisti, prede dell’illogico, rapiti da un’alterazione della realtà che non genera inquietudine ma sortilegio.
Questo teatro è soprattutto ribaltamento degli schemi. La diversità senza etichette sprigiona un carisma e un fascino pervasivi. Mentre si capovolgono i canoni estetici, si stigmatizza la nostra epoca, dove il virtuale soppianta le relazioni reali, e siamo spettatori indiscreti e passivi.
La pandemia ha esasperato il bisogno di stimoli sensoriali, con un abuso della pornografia fomentato dal distanziamento coatto. Eppure l’arte continua a spiazzare con la sua potenza catartica: spezza la disabilità; libera, attraverso la fiaba, i nostri sguardi intorpiditi dalle convenzioni, in cerca di una normalità sempre e universalmente irraggiungibile.
UN PEEP SHOW PER CENERENTOLA
Di Paola Guerra e Antonio Viganò
Regia: Antonio Viganò
Scrittura coreografica: Michela Lucenti
Scene: Roberto Banci
Costumi: Elena Beccaro
Attori e danzatori: Jason De Majo, Paolo Grossi, Maria Magdolna Johannes, Mirenia Lonardi, Stefania Mazzilli Muratori, Sara Menestrina, Michael Untertrifaller, Rocco Ventura
Tecnica: Melissa Pircali, Andrea Venturelli
Produzione: Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt
Coproduzione: Oriente Occidente Dance Festival con il sostegno di EBA Europe Beyond Access co-funded by the Creative Europe Programme of the European Union
durata: 50’
applausi del pubblico: 3′
Visto a Novoli (LE), Teatri della Cupa Festival, il 30 luglio 2021