Il Teatro Vascello è stato uno dei primi, a Roma, a ripartire con una stagione vera e propria dopo il blocco imposto dalla pandemia. E ha scelto di ripartire non smentendosi riguardo la continua ricerca di una drammaturgia contemporanea che sia attuale nel senso più pieno del termine.
“Peng” è un’amara commedia scritta dal tedesco Marius Von Mayenburg nel 2017, subito dopo l’elezione di Donald J. Trump. Non è questo un dato di contorno, visto che la vicenda si snoda tutta intorno alla nascita e alla crescita di un “superuomo” moderno, un mostruoso arrivista disposto a tutto per raggiungere le vette del potere.
Come in un documentario live, un cinico regista (lo strabiliante Giuseppe Sartori) ci conduce in un reality surreale che segue, telecamera fisicamente alla mano, la vita di Ralf Peng. Figlio della media borghesia ipocrita, non unico ma cannibale di una sorella uccisa già in grembo perché competitor, e perché femmina, Ralf nasce scenicamente dentro ad un flight case. La sua venuta al mondo è già essa stessa costruzione, finzione progettuale, una messa in scena. E tanto quanto appare favolistica la nascita di un uomo già fatto, adulto, con i denti affilati, così il talentuoso Fausto Cabra rende l’esistenza di un neonato/adulto assolutamente credibile.
Più che un documentario, questa storia è un horror dai colori sgargianti. La comicità del paradosso non riesce a farsi spazio fra i brividi che i discorsi propagandistici del giovane Peng lasciano sulla pelle. Sembra di risentire l’odio, l’accanimento e l’egoismo di tanti politici di casa nostra, ma qui, su un palcoscenico, quelle parole appaiono improvvisamente nude e ancora più agghiaccianti.
Fra televendite improvvisate (come in un vero e proprio product placement) e brevi pubblicità inquietanti (cameo della sempre verde Manuela Kustermann), i genitori di Ralf mettono l’ipocrisia dei perbenisti al servizio di una crescita del figlio mai morale, piuttosto longitudinale al suo ego da despota violento e misogino. Gran parte della sua rabbia si scaglia contro e sulle donne, dalla baby sitter alla vicina di casa, fino alla madre stessa, esposta come un trofeo sessuale sacrificato sull’altare della famiglia.
Neanche la voce della verità, una donna a bordo scena, riesce a ripulire la coscienza sporca e corrotta dei protagonisti, né quella macchiata di noi spettatori, inconsapevoli di aver assistito ad una carneficina di umanità vicinissima a quella che viviamo tutti i giorni.
Questa scena piena di sangue, di schermi, di sporco, quasi confonde e distoglie dal centro intoccabile del dramma: il mostro che sta dentro l’uomo.
Il regista Giacomo Bisordi, già braccio destro di tanti grandissimi nomi del teatro, soffre forse un po’ l’ansia di voler strafare, senza la coscienza di aver scelto un parterre di attori potentissimi che sono e vivono questi personaggi in ogni fibra del corpo e in ogni dissonanza della voce.
Von Mayenburg sostiene che “il teatro dovrebbe essere un luogo in cui non sentirsi al sicuro”. E infatti resta, all’uscita, una densa confusione da sovraffollamento di immagini e parole, ma sicuramente il senso di sdegno verso quella violenza verbale e fisica rappresentata da Peng si fa strada nella pancia e nella testa fino a farci chiedere: come ho potuto non provare la stessa cosa quando qualcuno ha usato queste parole nella vita reale?
PENG
Di Marius Von Mayenburg
traduzione Clelia Notarbartolo
con
Fausto Cabra, Gianluigi Fogacci, Sara Borsarelli, Giuseppe Sartori, Anna Chiara Colombo, Francesco Giordano
e con la partecipazione di Manuela Kustermann
luci e scene Marco Giusti
movimenti Marco Angelilli
scenografa collaboratrice Alessandra Solimene
video Paride Donatelli
suono Dario Felli
realizzazione scene Danilo Rosati
costumi a cura di Francesco Esposito
aiuto regia Paolo Costantini
regia Giacomo Bisordi
produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello
con il contributo di NuovaImaie
durata: 1h 40′
Visto a Roma, Teatro Vascello, il 3 ottobre 2021