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Per una donna: Sandra Zoccolan e i mille volti dell’anima femminile

Sandra Zoccolan

Sandra Zoccolan
Sandra Zoccolan

Se secoli di sudditanza hanno relegato la figura femminile al silenzio, diviene allora necessario dare spazio a una voce che rappresenti la prospettiva delle donne. Ma se la quotidianità è una prigione, può bastare dotarsi di un microfono per uscire dal silenzio coatto?

“Per una donna”, testo di Letizia Russo, regia di Manuel Renga, con una bravissima Sandra Zoccolan in scena, è il monologo di una 45enne che annega nella normalità. Vive la routine di un matrimonio senza scossoni né sussulti: giorni placidi, risvegli sereni, camicie da stirare, vacanze da programmare. Rituali affettuosi, come l’attendersi per cena o il resoconto di una giornata di lavoro. È questa la felicità?

Aggrappata al passato, all’illusione che il tempo non passi e non trasformi le cose, una donna si accorge di poter incontrare il desiderio. Una crisi personale la costringe a mettere in discussione la propria vita. Tutte le donne devono crearsi uno spazio proprio. Per non scoprirsi sole. Per non creare nuove solitudini. «Donne non si nasce, lo si diventa» affermava Virginia Woolf.

Ironia e sensualità, intelligenza e ambiguità. “Per una donna” è una polifonia di voci nevrotiche, tra flashforward e ripetizioni ossessive.
La scena è un intrigo di fili elettrici o audio, matassa di problemi da sbrogliare. Sono viscere, arterie, connessioni fatue che c’illudono di dominare il set della vita proprio quando ne restiamo imbrigliati. Per non parlare dei fili invisibili che ci trattengono, e soffocano persino i nostri impulsi più candidi.

La scena claustrofobica è un luogo fisico e dell’anima, in cui gettare la maschera, svelare fragilità e desideri.
Una corona di dodici microfoni costituisce le pareti di una libertà fittizia, gabbia per una voce velleitaria, amplificata da effetti sonori da vertigine. Impossibile evadere da quel cerchio. E però Sandra Zoccolan ci fa di tutto. Bisbiglia, parla, canta, grida. Balla, sogna, fa l’amore. Lo spazio vitale, in fondo, è una categoria dello spirito.

Lo specchio non c’è, ma lo vediamo. Ne vediamo tanti. Tanti quante le identità di una donna, madre, figlia, compagna, amante. Fedele e fedifraga. Cinica e sognatrice. In contatto con se stessa e con il mondo. Sentiamo l’eco delle sue parole, l’estensione naturale e artefatta della sua voce. Sandra con(tro) Sandra. Una e molteplice.

Le luci creano una campana di vetro, ma non nascondono le ombre. La voce registrata, fuori campo, fa da contrappunto. Crea un ping pong astratto, esilarante. La regia fantasiosamente minimalista di Renga (con la supervisione di Serena Sinigaglia) non fa una piega. Viene da stupirsi per come tutto sia a tempo. I tecnici da una parte, l’attrice dall’altra, interagiscono a meraviglia, spaccando il secondo, centrando l’attimo.

Nella solitudine nostalgica, nel desiderio frustrato, affiora l’armonia di un amore: diverso e totale, anonimo, vissuto, immaginato. Non ci è dato sapere con chiarezza.
Rimane il senso di sorpresa per questa scrittura realistica e ritmata. Uno spettacolo che cattura come una telenovela. Che non disdegna di affrontare temi una volta considerati minori, “roba di donne”. E restavano nei ghetti rosa delle piccole poste di settimanali femminili.

Sandra Zoccolan è un personaggio che in fondo racconta ognuno di noi alle prese col malessere di questa società. Racconta di quanto sia difficile essere persone vere, sensibili. Di come sia difficile dire la verità, o semplicemente amare. Dà una, mille voci a una donna spezzata, sola, che si rifugia in una solitudine distruttiva. Certe volte però riesce a liberarsi, e di nuovo a vivere e amare.
È questa l’estrema sincerità e durezza con cui descrive delle verità della nostra società, tirando fuori quello che molte donne hanno dentro ma non hanno il coraggio di svelare.

Lo spettacolo, dopo l’esordio all’Atir Teatro Ringhiera di Milano, è ora in scena al Teatro Due di Roma fino al 22 febbraio.

PER UNA DONNA
di Letizia Russo
regia: Manuel Renga
supervisione artistica: Serena Sinigaglia
con: Sandra Zoccolan
produzione ATIR Teatro Ringhiera
nuova produzione

durata:1h
applausi del pubblico: 2’

Visto a Milano, Teatro Atir Ringhiera, il 13 febbraio 2015
Prima nazionale

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