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Peter Grimes. Quando la società genera mostri

Peter Grimes|Peter Grimes

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Peter Grimes
Atto I, al centro John Graham-Hall (photo: Marco Brescia & Rudy Amisano)
Come si sa, difficilmente i melomani escono dal caldo guscio del Melodramma, inteso in senso stretto, per avventurarsi verso altri lidi sconosciuti. Ma a noi, che melomani siamo, e incalliti, piace lo stesso, oltremodo, incamminarci anche verso nuovi e poco praticati orizzonti.

Stiamo parlando del “Peter Grimes” di Benjamin Britten, che la Scala ha riproposto (per la regia di Richard Jones) con meritato successo per la terza volta nella storia del teatro a quasi settant’anni dalla sua composizione, in una versione di grande pregio.

Siamo fuori dall’Ottocento e dei suoi miti, è vero, ma ciò nonostante possiamo ben dire che il compositore inglese Benjamin Britten può essere considerato ormai un classico, anche se spiace che i sui grandi capolavori – “Billy Budd “(1951), “Giro di vite” (1954), “Morte a Venezia” (1973) – per citarne solo alcuni in campo operistico, siano alquanto difficili da recuperare sulle scene italiane.   
Per cui ci siamo buttati a capofitto nell’occasione di gustare dal vivo la sua opera senz’altro più visionaria ed inquietante, che avevamo ascoltato solo in disco.

La genesi del “Peter Grimes” è legata ad una commissione esterna, e precisamente al direttore d’orchestra russo-americano Sergej Koussevitzky che, nel 1942, chiese a Britten, per onorare la moglie da poco scomparsa, di preparargli una nuova opera per un festival.
Il compositore inglese, che aveva da poco letto il poema “The Borough” (Il villaggio) di George Crabbe, colpito dalle suggestioni della storia, decise di prenderne spunto per il libretto del nuovo lavoro, la cui stesura fu affidata a Montagu Slater, che già l’anno dopo gli fece avere il lavoro finito.

L’opera consta di tre atti e un prologo, attraversati da sei interludi, e si svolge tutta in un paese sul mare in cui vive il tormentato protagonista, il pescatore Peter Grimes, a cui è appena morto un piccolo apprendista, mentre un altro, suo malgrado, perirà durante l’opera.
 
Peter Grimes non appare come personaggio perverso, altresì Slater e Britten ne fanno una vittima della comunità dell’isola, che la musica ben rappresenta nella definizione dei caratteri di ognuno.
Il farmacista Ned Keene, Hobson il carrettiere, il capitano Balstrode, Boles il metodista, Mrs. Sedley, la padrona della taverna Auntie e il procuratore Swallow pongono un’ inossidabile barriera di pregiudizi nei suoi confronti, mentre la sola Ellen Orford, maestra elementare, mostra per lui sentimenti benigni.

Del resto il suo modo di agire, violento e percorso da invisibili tormenti, nel progressivo evolversi del dramma diventa sempre più evidente, arrivando al delirio. Tutto ciò è causato essenzialmente  dal voler per sé una migliore situazione sociale, che lo porterà però a distruggere la propria vita e quella dei poveri apprendisti, nella perpetuazione di un’incessante smania di lavoro.
Così Grimes verrà lasciato morire nel mare, tra l’indifferenza generale.

Atto I: la taverna (photo: Marco Brescia & Rudy Amisano)
Tutto ciò viene narrato attraverso un bellissimo contrappunto tra voci soliste, coro (uno dei protagonisti essenziali dell’opera) e orchestra.
Straordinario infatti è il tessuto musicale dell’opera, che mescola sapientemente e in modo originale echi Pucciniani che si ritrovano soprattutto nella figura di Ellen Orford, irrinunciabili riferimenti non dodecafonici al “Wozzeck” di Alban Berg (e non poteva essere altrimenti vista la chiara fratellanza di destino di Grimes con quello del soldato di Büchner), senza contare la ricca messe di debiti con la musica popolare, che servono a Britten per rendere credibili le atmosfere dei balli e dei canti nella taverna del villaggio.
E poi ci sono gli interludi sinfonici di intonazione classica postimpressionista (c’è anche una Passacaglia) che si riverberano magnificamente nella struttura di tutta l’opera, dove ogni strumento, dalle percussioni all’arpa, è utilizzato per creare le atmosfere allucinate che la pervadono.

Innumerevoli i momenti memorabili dell’opera.
Ne vogliamo ricordare solo due: il terzetto/quartetto del secondo atto, dove Ellen, Auntie e le due nipoti lamentando la furia degli uomini (“From the gutter”), e verso il finale, dove Peter è solo in scena, la mente sconvolta (“Steady. There you are! Nearly home!”) e da lontano, come spesso accade nell’opera, gli fa da contrappunto stridente il coro del villaggio che, ripetendo ossessivamente il suo nome, lo cerca. Qui la sapienza musicale di Britten, con quel tema iniziale lancinante, sotterraneo, affidato a violini che fanno presagire la tragedia, riesce davvero a far vibrare tutte le corde dell’animo umano.

La direzione del giovanissimo Robin Ticciati, della Scottish Chamber Orchestra, che dirige per la prima volta un’opera alla Scala, è in grado di amalgamare tutta questa congerie di grande espressività in modo perfetto, cogliendo tutte le sfumature spesso cangianti dell’opera.   

Richard Jones, complici le scene e i costumi di Stewart Laing, il mare non ce lo fa vedere ma  assaporare, sottolineando la vita del paese nel suo evolversi quotidiano, dando al coro il suo valore di testimone malizioso dell’accaduto.
Le principali azioni del dramma sono rese in modo realistico, inframmezzate anche da gesti ripetutamente simbolici e rinchiuse per lo più in strutture rialzate a forma di parallelepipedi, aperti e basculanti, sormontate da gabbiani, testimoni muti del sacrificio di Grimes.

Il ruolo di Peter Grimes è di John Graham-Hall, già vincitore dell’ultimo Premio Abbiati, che  aveva dato grande prova di sé l’anno scorso in un’altra opera di Britten, “Death in Venice”, interpretando Gustav von Aschenbach.
Assai convincente è Susan Gritton nella parte della maestra pietosa Ellen Orford (alla fine, con invenzione registica, potrebbe essere lei la prossima vittima della discriminazione), che deve dosare in modo assai arduo la voce.
Ma tutti sono degni di nota, dal Captain Balstrode di Christopher Purves alla Auntie della veterana Felicity Palmer. Insomma una produzione di grande rilievo, questa del teatro milanese.

Chiudiamo con una curiosità: Britten non diresse mai in teatro “Peter Grimes” ma su You Tube potrete trovare una versione cinematografica del 1969, realizzata per la Bbc, diretta da lui, dove il protagonista è interpretato da Peter Pears, compagno d’arte e di vita di Britten, a cui dedicò la parte, in originale pensata per un baritono.

PETER GRIMES
Direttore: Robin Ticciati
Regia: Richard Jones
Scene e costumi: Stewart Laing
Movimenti coreografici: Sarah Fahie
Luci: Mimi Jordan Sherin

Cast
Peter Grimes: John Graham-Hall
Ellen Orford: Susan Gritton
Captain Balstrode: Christopher Purves
Auntie: Felicity Palmer
First Niece: Ida Falk Winland
Second Niece: Simona Mihai
Bob Boles: Peter Hoare
Swallow: Daniel Okulitch
Mrs. Sedley: Catherine Wyn-Rogers
Rev. Adams: Christopher Gillett
Ned Keen: George Von Bergen
Hobson: Stephen Richardson
A Lawyer: Luca Di Gioia
A Fisherwoman: Annalisa Forlani

Visto a Milano, Teatro alla Scala, il 31 maggio 2012

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