Vincitore nel 2021 dell’Ubu come migliore testo italiano, “Spezzato è il cuore della bellezza” è stato presentato al Teatro Europa di Parma
Fidatevi, lasciate a casa compagne e compagni se volete andare a vedere questo spettacolo. Rischiereste di scompaginarvi scoprendo che il vostro inossidabile idillio è invece solo un tappeto pregiato dove nascondere sotto la sporcizia.
La Piccola Compagnia Dammacco nasce nel 2009 dall’incontro tra il regista e autore Mariano Dammacco e l’attrice Serena Balivo, a cui si unisce la disegnatrice Stella Monesi.
Da allora sono riusciti ad imporsi e guadagnarsi, tra i vari riconoscimenti, il nostro Last Seen 2016 con “Esilio” a cui poi sono seguiti due premi Ubu: nel 2017 a Serena Balivo come miglior attrice under 35 e nel 2021 a Mariano Dammacco per il migliore testo italiano grazie proprio allo spettacolo in questione.
Al Teatro Europa di Parma ci concedono il piacere di sgretolare il nostro entusiasmo sentimentale e sminuzzarlo in tanti frammenti di rancore e solitudine. E lo fanno pure divertendoci.
“Spezzato è il cuore della bellezza” ricalca la tipica storia di una donna tradita e abbandonata per un’altra, che a sua volta dovrà fare i conti con l’ingombrante figura della sua rivale.
L’intreccio amoroso di due donne viene sviscerato in un cosmo di conflitti e illusioni, i ricordi o la quotidianità di una passione degenerano in una resa dei conti lancinante. È l’abbandono di cui spesso ci si innamora.
In scena Serena Balivo ricopre il ruolo di entrambe le protagoniste, appare e scompare dietro a un paravento per tramutarsi di volta in volta nei due lati opposti del fronte, quello dell’inconsolabile orfana dell’altra metà del suo cuore spezzato, divisa fra depressione e maldestri tentativi di ricomporre i cocci della sua vita, e quello della nuova fiamma di lui, proiettata verso il nuovo amore fatto di cuoricini e frasi sdolcinate, al limite dell’ingenuità adolescenziale. Nel mentre, gli intermezzi onirici di Erica Galante, muto spettro dell’uomo conteso, evanescente presenza simbolica di una personalità intervenuta nella vita delle due donne solo sotto forma di maschera inerme.
Padrona di un paesaggio drammaturgico intenso e passionale, e disinvolta in uno spazio scenico asciugato all’essenziale, contorno di due pedane dove agiscono le protagoniste, la Balivo affronta il pubblico coinvolgendolo in uno stralunato discorrere di notti insonni, giornate vuote, foto da buttare insieme a tutti i ricordi, a tutta una vita, oppure divaga su incontri clandestini, frivolezze da neo innamorati.
Cosa è o non è amore? Come lo si nutre? Chi deve o può rispondere a queste domande?
La compagnia parte da questi e altri interrogativi per comporre un quadro di percezioni comiche e perturbanti allo stesso tempo, suturate nelle vite delle due donne, che diviene un binomio apparentemente distante negli intenti, ma che poi affoga in un’unica realtà condivisa.
Serena Balivo è ispiratissima nel calarsi in un surreale scontro fra due personaggi antitetici, il sarcasmo o l’ironia tagliente non consolano lo strazio di un’anima amputata dei suoi sentimenti, così come la spensieratezza e l’infatuazione non collimano con l’ombra costante di una ex mai realmente dimenticata, ma riunisce le due donne sotto lo stesso tetto degli strascichi malinconici e dell’introspezione affettiva. Voce e gestualità si amalgamano nel corpo espressivo di una poetica evocativa, ma sempre scrupolosa e mai astrattamente superflua.
È una drammaturgia che non ripudia nessun cliché, nessun luogo comune del caso, non fa neanche nessun particolare sforzo per evitarlo, li usa, li indaga e ce li mette sulle spalle. Sono parte integrante delle nostre tormentate relazioni, sono la nostra biancheria, nascosta sotto i vestiti ma presente, e spesso più raffinata degli stessi vestiti. Amiamo deriderli ma poi non esitiamo a promuoverli a complici dei nostri fallimenti sentimentali.
E si ride, si ride tanto in questo spettacolo. Si ride a crepapelle osservando gli altri ridere. Si ride sguaiatamente controllando se gli altri ridono, cercando tra il pubblico chi non ride, soppesando risate su risate altrui per capire se sono sincere o forzate. Ridiamo per far capire al mondo che noi siamo estranei a queste vicende, a queste dinamiche amorose. Dobbiamo ridere, non possiamo permetterci che qualcuno possa anche solo sospettare che questo scorrere di acredini e ipocrisie ci tocchi, ci coinvolga, ci comprometta. Ma anche la Piccola Compagnia Dammacco ride osservandoci, sghignazza allegramente vedendoci ridere, perché lo sa che ci stiamo affannando a fare i distaccati quando siamo invece comodamente seduti sulle nostre code di paglia.
“Spezzato è il cuore della nostra bellezza” è uno spettacolo che sa scavarci profondamente dentro, anche se non lo ammetteremo mai.
Forse sono stato troppo zelante all’inizio dell’articolo sconsigliandone la visione alle coppie, magari andateci separatamente, e non confessate mai all’altra metà del vostro cielo di esserci stati.
SPEZZATO E’ IL CUORE DELLA BELLEZZA
Ideazione, regia e drammaturgia Mariano Dammacco
Con Serena Balivo e Erica Galante
Disegno luci Stella Monesi
Produzione Piccola Compagnia Dammacco / Infinito srl con il sostegno di Mibact, L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale Centro di residenza Emilia-Romagna, Centro di residenza della Toscana (Armunia-CapoTrave/Kilowatt) e con la coproduzione di Operaestate Festival Veneto
durata: 1h 12′
applausi del pubblico: 2′ 30”
Visto a Parma, Europa Teatro, il 20 febbraio 2022