Tornare a I Teatri della Cupa – pur nel caldo assolato, quasi insostenibile della Puglia, tra Novoli, Trepuzzi e Campi Salentina, dove è nato Carmelo Bene – è sempre un piacere.
E’ l’occasione per vedere le creazioni delle compagnie organizzatrici del festival, Factory e Principio Attivo, ma anche per assistere ad uno spettro assai vario di creazioni interessanti e foriero di nuove conoscenze.
Ecco allora performance già frequentate come “Piccoli funerali” di Maurizio Aloisio Rippa, situato significativamente nel cimitero di Novoli, o “Alberi maestri kids” di Michele Losi, percorso d’amore verso gli alberi, non più ambientato tra i boschi di Campsirago ma nel boschetto di San Vito a Trepuzzi, e ancora “GiOtto. Studio per una tragedia”, del siciliano Giuseppe Provinzano di Babel Crew, che ha al centro il dramma avvenuto nel luglio del 2001 a Genova, durante lo svolgimento del G8, di cui da poco si sono sottolineati i vent’anni trascorsi.
Seguendo la struttura della tragedia antica, Provinzano si destreggia con padronanza interpretativa e commossa per raccontarci quei drammatici avvenimenti; in questo modo Genova diventa un po’ Troia: come in quel tempo miticamente lontano si sono consumati fatti che devono essere raccontati e tramandati, anche la morte di Carlo Giuliani e le violenze alla scuola Diaz devono essere di monito a chi verrà dopo di noi.
Per rinforzare questo legame con i classici, ancora capaci di parlare all’uomo contemporaneo e riflettere sulle nostre vite, nell’anfiteatro di San Vito a Trepuzzi è stata allestita anche la personalissima versione dell’Eneide raccontata da Giuseppe Ciciriello che, dopo Odissea e Iliade, ha chiuso la trilogia narrativa dedicata ai grandi poemi della classicità.
Soffermiamoci infine su “Piccoli massacri fuori porta” delle compagnie pugliesi Areté Ensemble e Gambaccini/Cipriani, tratto da “Il dio del massacro” (o “Il dio della carneficina”, a seconda delle traduzioni, messo in scena in passato anche da Roberto Andò), densissimo testo di Yasmina Reza già trasposto in maniera significativa per il cinema da Roman Polanski con la celebre pellicola “Carnage”.
Il testo ci conduce nella casa di due genitori, il cui figlio è stato ferito da un compagno. Durante un litigio, infatti, Ferdinand Reille, bambino di 11 anni, con un bastone colpisce al volto il coetaneo Bruno Houllié e gli rompe due denti. Il padre e la madre del feritore giungono quindi a casa dell’altra coppia per dirimere tutte le questioni nate dall’incidente.
Così, per due ore, assistiamo ad un vero e proprio gioco al massacro che si instaura non solo tra le due coppie, ma anche al loro interno e rispetto ai figli, che in scena non compariranno mai.
La scrittrice e drammaturga francese si addentra nelle relazioni familiari ma anche sociali, scomponendole così da farne emergere contraddizioni e paradossi.
Tutto avviene in modo calibrato e spietatamente lucido, in un crescendo di situazioni ed emozioni che sbaragliano la scena, mettendo a nudo le fragilità dei quattro personaggi, piccolo borghesi, apparentemente “normali” e benevoli, che usciranno invece da questo confronto serrato vivisezionati e mostrando ogni loro meschinità. Tanto che lo spettacolo viene anche utilizzato dalle compagnie come strumento di riflessione e comprensione per genitori, figli ed istituzioni scolastiche, nonché per gruppi e convention di mediazione familiare.
Il testo viene posto in scena in modo coerente e plausibile, sorretto dalla recitazione di quattro attori (Michele Cipriani, Arianna Gambaccini, Saba Salvemini e Annika Strøhm) capaci di reggere un siffatto confronto, composto da parole dall’aspetto emotivo ed espressivo sempre cangiante.
Cipriani, Gambaccini, Salvemini e Strohm riescono nella temibile impresa, essendo sempre plausibili nel condurci nel bel mezzo del turbinio di una disputa senza fine, un vero e proprio sottile gioco al massacro che termina in un silenzio estenuante, da cui nessuno risulta vincitore.
Ne scaturisce uno spettacolo ben strutturato e godibile, caratteristiche non così usuali da incontrare, dove – in una scenografia essenziale e quasi senza la necessità di ulteriori orpelli – la densità della parola gioca a rimpiattino con sé stessa, emergendo vincente e sovrana.
Piccoli massacri fuori porta
tratto da “Il dio del massacro” di Yasmina Reza
diretto e interpretato da Michele Cipriani, Arianna Gambaccini, Saba Salvemini, Annika Strøhm
produzione: Areté Ensemble e Gambaccini/Cipriani
Visto a Novoli, Teatro Comunale, il 29 luglio 2021