Pigs di Raquel Silva e Pensée Visible. Il capitalismo uccide?

Pigs (photo: teatrodiroma.net)
Pigs (photo: teatrodiroma.net)

Al Teatro India di Roma, in prima nazionale, lo spettacolo sulla crisi economica post 2008 dell’artista portoghese

Quanto vale la vita di un essere umano? Quali sentimenti ed emozioni si provano con la perdita di valore?
Se è il meccanismo di accumulazione e di movimento dei capitali a dare senso allo scorrere della vita, qual è il livello, il parametro, il prezzo al di sotto del quale si determina il deprezzamento economico della persona, di una comunità, l’inutilità, la svalutazione individuale e collettiva?
Il capitalismo uccide?

È uno sguardo e una scena aperta a inconsuete sperimentazioni, divulgazioni e manipolazioni ciò che caratterizza la poetica e l’estetica di Raquel Silva con la sua compagnia Pensée Visible. Sua è la regia di “Pigs”, acronimo dato ai Paesi dell’Unione Europea giudicati economicamente fragili: Portogallo, Italia, Grecia e Spagna.

Lo spettacolo è andato in scena in prima nazionale al Teatro India di Roma, e si inserisce nella direzione e nel filone di ricerca artistica incentrati sulla volontà di esplorare, fin dal primo progetto “Palomar”, le potenzialità espressive degli oggetti e delle immagini in scena.

“Che cos’è l’arte? Prostituzione. Il piacere d’essere in mezzo alla folla è un’espressione misteriosa del godimento della moltiplicazione del numero. Tutto è numero. Il numero è in tutto. Il numero è nell’individuo. L’ebbrezza è un numero. Il gusto della concentrazione produttiva deve sostituire, in un uomo maturo, il gusto della dispersione”.

Scriveva così Charles Baudelaire nei suoi “Jornaux intimes” e, forse, anche lui ragionava e si interrogava sulla quantificazione, sul valore della vita degli individui.
“Pigs” muove consapevolmente la sua esplorazione proprio dal desiderio di mettere in discussione l’essere con il fare, con l’avere. È stato definito una favola filosofica ma è anche e soprattutto un immaginario onirico collocato nel cuore della realtà quotidiana, dove ognuno può scorgere o assemblare cocci della propria e delle altrui esistenze, come parti anatomiche amputate, protesi, fossili.

“Io possiedo, dunque sono”. In questo sogno (o incubo) il teatro degli oggetti e delle immagini dell’artista portoghese Raquel Silva riproduce le fragilità della gente comune e delle vite ai tempi dell’economia globale con una tecnica asettica, quasi da laboratorio di epidemiologia chimica, con liquidi che dissolvono la parola “certezze”, in una teca di plexiglass, come se fosse una zolletta di zucchero in una tazza di tè.

Una sperimentazione, un test che conduce lo spettatore a percorrere un percorso composto da tante piccole impronte, come orme sulla spiaggia. Sono quelle che ha lasciato una donna, ma possono essere quelle di chiunque viva una tranquilla vita ordinaria, al tempo dell’economia globale. Denaro, proprietà, oggetti, bisogni, effetti, conseguenze…quella donna ha ancora qualcosa o ha perso tutto?

“Esisto ancora?”. Una domanda interiore, un tormento che sfocia nella consapevolezza. Emergono pensieri, immagini, installazioni d’arte in epoca postmoderna, strane creature che si mescolano con gli echi della crisi, come voci che insinuano dubbi e che a volte tendono ad impartire fastidiosamente lezioni o insegnamenti.
Questo è un po’ il limite di “Pigs”, il lento scivolare nel fornire suggerimenti evidenti alle orecchie degli spettatori oppure, dall’altro lato, qualche piccolo eccesso di astrattezza nell’indagine speculativa. Rischi che possono essere evitati conservando l’essenziale, fino ad espanderlo, nella selezione delle immagini più funzionali e necessarie. Senza moralismo.
La forza di “Pigs” è già contenuta nella potenza evocativa di alcuni suoi quadri, tableau vivant, e nel dato esperienziale che funziona come uno specchio, come una cornice vuota, senza la tela del quadro.

E, infatti, impetuosa arriva la drammatica testimonianza, ricostruita come un puzzle, di Apostolos Polyzonis, un uomo greco di Salonicco che, come il non-personaggio femminile di “Pigs”, ha perso tutto. È disoccupato, i suoi figli non riescono a trovare lavoro e lui è pieno di debiti. In tasca gli sono rimasti dieci euro. Troppo poco per far fronte a tutto ciò. Ma questa è la cifra, il numero esatto della svalutazione della vita di Apostolos. Potrebbe dare quell’ultima banconota ad uno dei suoi figli, ma decide di comprare una tanica di benzina.
“Tutto il possibile è immobile”. Vorrebbe fare un attentato contro la banca che non gli concede un prestito per sopravvivere, ma non gli riesce, così decide di cospargersi il corpo con quegli ultimi dieci euro spesi in benzina, mette giù, depone il simbolo delle sue battaglie inascoltate contro il liberismo e si dà fuoco. È il 16 settembre 2011 e l’immagine potente della torcia umana che brucia, e del poliziotto che cerca di salvarlo con un estintore, fa il giro delle redazioni giornalistiche e del mondo. Per molti è un pazzo, per molti altri sarà un uomo disperato che, con il suo atto estremo, ha cercato di risvegliare le coscienze assopite.

Apostolos Polyzonis sopravviverà, ma altri, come lui, sono diventati simboli di una protesta, minuscoli Golia che hanno immolato le loro vite nella lotta contro il gigante. Come Dimitris Christoulas, un pensionato di 77 anni che il 4 aprile 2012, in piazza Syntagma ad Atene, si tira un colpo di pistola, diventando un martire.
Scarti umani, pezzi difettosi di una catena di montaggio, di una produzione mondiale che non può e non deve, per nessun motivo, essere fermata? Morire è il prezzo da pagare per vivere?

Per Heidegger “La morte è un modo di essere che l’essere assume quando c’è”; secondo la compagnia Pensée Visible, non c’è prezzo da pagare perché “la vita è troppo preziosa”.
“Morire è passività, ma uccidersi è atto” (André Malraux, “La condizione umana”, 1933).

PIGS
Raquel Silva e Pensée Visible
regia Raquel Silva
assistente alla regia Elisabetta Scarin
drammaturgia Raquel Silva, Elisabetta Scarin, Alessandra Solimene
scenografia e oggetti Alessandra Solimene
musica e disegno sonoro Daniela Cattivelli
luci Camille Flavignard
con Raquel Silva, Alessandra Solimene, Patoche

durata 55′
applausi del pubblico: 3′

Visto a Roma, Teatro India, il 5 maggio 2022
Prima nazionale

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