
Pareti chiare dai colori pastello; pochi, semplici mobili e alcuni accessori stilizzati occupano il palco del Teatro delle Moline di Bologna prima che gli attori facciano il loro ingresso. Una scena “alla Manicardi”, che cura la regia dei due brevi atti unici di Harold Pinter “Paesaggio” e “L’amante”, e che non lascia trasparire nulla di quello che avverrà. Una scena che non racconta niente ma crea uno spazio vuoto, d’attesa. Dunque, in qualche modo, una scena pinteriana, un vuoto di senso pronto a diventare ridondanza, ambiguità, eccesso di informazione.
Una scena che, proprio come in una casa di bambole, tra un atto e l’altro sarà smontata e rimontata a vista, dando l’impressione al pubblico di trovarsi in uno di quei libri per bambini dove, girando la pagina, scompare un salotto e compare una camera da letto. Tutto di cartone, ma tutto come fosse vero.
Eppure ogni commento sulla scena è costretto ad interrompersi non appena l’attrice, sempre Marinella Manicardi, comincia a parlare. Da lì in poi il gioco architettato da Pinter è troppo incalzante per lasciare spazio ad altre osservazioni, e se un oggetto viene notato è soltanto per la sua assoluta dissonanza con quello che le parole dicono e che gli attori fanno.
Il bravissimo Maurizio Cardillo, nel primo atto terrigno, materiale, duro, fa da magico contrappeso all’aerea Manicardi, che interpreta uno dei suoi caratteri forse già noti ma sicuramente riusciti e di grande fascino.
I due interpreti snocciolano senza sosta storie che non riescono ad intersecarsi; non c’è sguardo possibile, non c’è incontro, non c’è tentativo di comunicazione. Ognuno viaggia perso all’interno di un suo sentiero privato, e qual è la verità? L’immobile, amoroso, angoscioso viaggio di lei o il disperato tentativo di aggrapparsi alle cose, a una realtà oggettiva, di lui? Non c’è incontro possibile, neppure nell’ultimo tentativo di scontro fisico, neppure nella provocazione e nell’offesa. Ormai il senso è perso. Gli oggetti appaiono e scompaiono, il tempo è nebbia che si inspessisce mano a mano che la storia (la storia?) procede.
E poi, improvvisamente, il pubblico viene catapultato nel secondo atto unico, “L’amante”, dalle tinte completamente diverse, brillanti, all’interno del quale ancora una volta Cardillo emerge con la delicatezza di un restauratore, conducendo con maestria un gioco di ironie e doppisensi nel quale Manicardi si muove con piacere e disinvoltura evidenti, e che (finalmente) si svela negli ultimi minuti. Una regia sottile e accorta, che permette di godere appieno della drammaturgia.
In scena fino al 25 maggio.
PAESAGGIO – L’AMANTE
di Harold Pinter
regia: Marinella Manicardi
con: Marinella Manicardi, Maurizio Cardillo, Cristiano Falaschi
scene e costumi: Davide Amadei
musiche: Daniele Furlati
luci: Luca Diani
suono: Pierluigi Calzolari
assistente alla regia: Cristiano Falaschi
durata: 1 h 14’
applausi del pubblico: 1’ 56’’
Visto a Bologna, Teatro delle Moline, il 10 maggio 2009
Prima nazionale