Come una piuma sul pelo dell’acqua: la leggerezza e il buio di Sanpapiè per una performance feroce

Come una piuma sul pelo dell'acqua
Come una piuma sul pelo dell'acqua
Come una piuma sul pelo dell’acqua (photo: sanpapie.files.wordpress.com)

Una città mutevole e muta, percorsa da bagliori notturni e musiche elettroniche. Qualche cubo, elemento di scena e di sogno, dipinto come un fumetto alla Valentina di Crepax. L’ambientazione di “Come una piuma sul pelo dell’acqua” richiama una città immersa nel buio, dove personaggi sfumati e misteriosi si muovono e si spostano nella notte, rivelando un’indagine amara, frutto della residenza della compagnia Sanpapiè presso il Centro Nazionale della Danza “Dance Base” di Edimburgo.
La compagnia, dopo aver partecipato nel 2009 al Fringe Festival della capitale scozzese, torna in Italia con una nuova produzione, frutto di un lungo e complesso lavoro di studio.

Lo spettacolo di teatro-danza che propongono in questo periodo (fino al 21 febbraio a Milano) emoziona per le sue suggestioni, l’atmosfera rarefatta e le musiche originali, intense e coinvolgenti, suonate in scena da Marcello Gori.
I due attori, Lara Guidetti e Francesco Pacelli, raccontano una storia a partire dalla drammaturgia di Sara Chiarcos, che indaga la realtà di oggi alla luce di una città come tante, con le sue contraddizioni e amarezze.
I personaggi–non personaggi galleggiano e si intrecciano con ironia in molti riferimenti diversi, alla ricerca di sé e di un ruolo nel mondo. Davvero intrigante la danza di Lara Guidetti, che affascina e colpisce per la sua freschezza e leggerezza, e la ricerca che entrambi i ballerini fanno contro il ritmo, in una danza mai scontata o banale.
Bello anche il progetto affiancato allo spettacolo, “Tandem”, nato per mettere insieme le forze e permettere a varie compagnie di teatro-danza di esibirsi, seppur per pochi istanti, prima dello spettacolo.

A dover trovare qualche punto di debolezza nello spettacolo, se il corpo racconta da solo e permette agli attori di creare immagini forti e crudeli, forse manca un po’ la parte recitativa, che avrebbe dato maggior senso e intensità al lavoro. I vocalizzi della Guidetti, per esempio, sono estremamente stimolanti, ma sarebbe stato bello vederne una loro evoluzione. Peccato anche per il finale, dove il musicista in scena, che fino a quel momento sembrava avere un ruolo a sé, interessante proprio per questo, interviene portando via la scenografia senza interagire né con i due attori né col pubblico.
“Come una piuma sul pelo dell’acqua” è uno di quegli spettacoli con alcuni difetti e momenti da raffinare, come accade in tutte le prime assolute (e quindi passibile di miglioramento nel tempo), ma che è sempre e comunque bene vedere, perché interessante e coinvolgente.

COME UNA PIUMA SUL PELO DELL’ACQUA
con: Lara Guidetti, Marcello Gori, Francesco Pacelli
coreografie: Lara Guidetti e Francesco Pacelli
drammaturgia: Sarah Chiarcos
musiche originali e suoni: Marcello Gori
scenografie e costumi: Giulia Bonaldi
consulenza storica e assistenza alla regia: Fabio Ferretti
regia: Lara Guidetti
durata: 60’
applausi del pubblico: 2’

Visto a Sesto San Giovanni (Milano), Spazio Mil, l’11 febbraio 2011

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  1. says: GIorgio Riccomi

    Francesca, in generale anch’ io ho trovato questo lavoro più difficile di quelli a cui i Sanpapié mi hanno abituato. Resto non convinto che questo sia dovuto a un’insufficenza interpretativa, ma piuttosto a una acerbo pensiero registico-spaziale, che è il vero esperimento di questo spettacolo, a mio modo di vedere.
    Nei due precedenti spettacoli, BOH e Prima Persona, il coinvolgimento emotivo raggiunge un livello più alto, sono due spettacoli diciamo più diretti: ma di Come Una Piuma ho apprezzato soprattutto il tentativo di esplorare una regia strutturalmente diversa e delle tematiche sicuramente meno intime di quelle trattate nei precedenti lavori. Quindi, mi permetto di consigliarti di andare a vedere “Prima Persona”, che ho visto essere in scena allo Spazio Tertulliano a marzo: credo che le tue perplessità potrebbero essere fugate, o forse no, ma credo ne valga la pena.
    Ciao Giorgio

  2. says: francesca audisio

    ..mi spiace, ma non sono d’accordo. innanzitutto non ho parlato di delusione, ho solo trovato manchevole la parte recitativa, e resto convinta che dei ballerini, per essere completi, debbano essere in grado di interpretare fino in fondo quello che stanno ballando. in una “accezione europea”, per fare un esempio calzante, i ballerini di pina bausch recitavano e ballavano, con il corpo e con il cuore, ed è questo quello che intendevo. niente da dire comunque, come ho scritto nella recensione, ho trovato interessante e intrigante la danza soprattutto di Lara, e non credo che 3 stelle e qualche appunto possano essere considerati come una delusione. la parte “recitativa” non è dire del testo o delle battute e non ha nulla a che vedere con strane interpretazioni di danza, o teatro danza. a mio parere chi balla deve anche saper recitare/interpretare, e questo è quello che rende davvero completo e unico il lavoro. I sanpapiè lo sanno fare, ma credo che se lo facessero un po’ di più raggiungerebbero dei livelli più alti di qualità (e sono convinta che questo accadrà col tempo)!

  3. says: GIorgio Riccomi

    Bell’articolo, ma temo che la relatrice abbia travisato il termine teatro-danza: Sanpapié, di cui vedo il terzo spettacolo e apprezzo sempre più la crescita, è composta unicamente da danzatori. Guidetti e Pacelli non sono ATTORI ma DANZATORI, con un’incredibile capacità espressiva. Pertanto, il giudizio sul mancato affondo vocale della Guidetti mi pare esagerato, visto che si tratta di tre singoli urli legati a specifici movimenti. Credo che la parte recitativa non ci sia perchè questa compagnia proprio non la fa.
    Inoltre, che il musicista sia interessante perchè sta su un piano a sè durante lo spettacolo mi convince che una sua interazione nella scena finale sia del tutto ingiustificata.
    Credo che il problema principale di questa compagnia sia che parla di Teatro-Danza in un’accezione europea ma generando aspettative di genere qui in Italia che rimangono ovviamente (e giustamente) deluse.

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