Judith Malina e Silvia Calderoni: Antigone, il teatro e il nostro tempo

The Plot is the Revolution (photo: Camilla Pin)
The Plot is the Revolution (photo: Camilla Pin)

Per le repliche di “The plot is the revolution” al Teatro i di Milano, intervistiamo i Motus: Enrico Casagrande, Daniela Nicolò e Silvia Calderoni

Cos’è un passaggio di testimone, una mano che si allunga in un’altra, la Storia che si incarna nelle parole?
Cos’è tutto questo se non il senso della vita e la dimensione più alta dell’umano?
Gli ottantacinque anni di Judith Malina, la storia del Living Theatre (il cuore aperto di un teatro che torna attualissimo in queste ultime settimane in cui a New York i manifestanti occupano Wall Street) che si confronta, in una sorta di dialogo aperto, con Silvia Calderoni.

Motus
arriva all’incontro con la storia del teatro dopo il percorso su “Antigone”.
“Antigone” è stato anche uno dei capisaldi del Living, spettacolo leggendario che ha girato il mondo e di cui è possibile vedere in rete alcune sequenze, passate al repertorio del grande teatro della seconda metà del secolo scorso.

Fa impressione parlare di secoli, come pure impressione sicuramente farà, da domani al 29 ottobre, vedere, nello spazio della Fondazione Pomodoro a Milano, queste due donne nello spettacolo pensato dai Motus e che sa, più di tutto, di ragionamento su teatro e società.

Presentato a Santarcangelo a luglio, “The plot is the revolution” arriva per i Motus alla fine di un ciclo di indagine su Antigone culminato con quell’Alexis che pare proprio in procinto di varcare l’Oceano per essere proposto al pubblico della Grande Mela, una comunità che sembra tornata attenta all’essenziale, che pare mettere in discussione gli schemi e i ritmi imposti dall’alta finanza.
Se così sarà, chissà che effetto farà, a pochi isolati da Manhattan, parlare, come fanno i Motus, di quella Grecia di cui Bush non ricordava neanche il nome degli abitanti (“i grecani” di una delle sue gaffes più celebri) e che, a distanza di cinque anni, incarna ora gli incubi mondiali di una recessione globale del mondo avanzato sotto il peso dello scontro sul lavoro precarizzato e delle sottopaghe, in competizione con la manodopera dei paesi in via di sviluppo.
Antigone è un po’ il cuore dei conflitti fra leggi e morale, fra necessità di imporre il cambiamento e ottusità della casta, fra le mille altre cose che di quel lavoro è stato possibile dire nei secoli.

Fa impressione parlare di secoli, si diceva.
Come sicuramente avrà fatto impressione a Silvia Calderoni trovarsi il primo giorno di prove sola, lì sul palco, con Judith Malina.
Silvia è persona di poche, pochissime parole. Siamo quindi molto contenti che, insieme a Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, proprio durante l’ultimo Festival di Santarcangelo, abbia accettato di raccontarne. Un’intervista che vi proponiamo ora, proprio prima del debutto milanese all’interno della bella stagione di Teatro i.

Silvia, che per molti anni si è vista più a suo agio nel definirsi performer che attrice di parola, negli ultimi esiti scenici ha dovuto mettere al centro del momento spettacolare anche la parola. E la parola, la trama, il tessuto verbale, the plot, sono appunto il cuore di quella antica e anche moderna rivoluzione. Da Sofocle ai Motus passando per il Living, da Milano a New York passando per Atene, da Judith a Silvia, passando per Antigone.

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