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Potrei amarvi tutti: la danza ossessiva della Tacchineria

Potrei amarvi tutti (photo: Cesare Trabace)

Potrei amarvi tutti (photo: Cesare Trabace)

Effetti sonori reboanti. Un tormentone acustico monocorde, grigio come il fondo della sala riempito dall’immagine di un mixer. Voci fuoricampo, danze isteriche, gesti nevrotici. Lo spettacolo “Potrei amarvi tutti” della compagnia La Tacchineria, vincitore della Borsa teatrale Anna Pancirolli 2018 ex aequo con “Almost, Maine” (Compagnia indipendente dei Giovani Umbri) racconta lo stallo di una generazione, l’assenza di progettualità, la difficoltà o l’incapacità di riempire i vuoti relazionali.

C’è aria di festa a Milano, Campo Teatrale, dove va in scena la rassegna degli spettacoli premiati. Ma “Potrei amarvi tutti (Androidi)” è una festa da ballo rattrappita. I quattro performer (Alfonso De Vreese, Caterina Filograno, Marta Malvestiti e Ugo Fiore), tutti di scuola del Piccolo Teatro come il regista Alessandro Bandini, mettono in atto la «danza ossessiva ed estenuante di un mondo che si capovolge su se stesso, del contorcimento emozionale delle coscienze di anime immobili dentro corpi dinamici che, ritmicamente, meccanicamente, compulsivamente, deambulano vaganti alla ricerca del nulla» (Umberto Galimberti).
Tutta la perfomance è un manifesto al nichilismo, un inno alla fragilità. L’incapacità relazionale ci rende spazi vuoti dentro un mosaico insoluto, ballerini irrelati prede di forze centrifughe, trottole impazzite che hanno esaurito l’abbrivo.
Poche o zero parole. Concetti insulsi, che esprimono solitudine o un narcisismo autoreferenziale e velleitario.

La scelta di questo progetto artistico punta al gesto essenziale. Il corpo scarica sul palco spinte laterali che si diradano progressivamente. Poi questa danza incontrollata riprende all’improvviso.
Il mondo giovanile – ma forse è più corretto allargare lo sguardo alla nostra intera epoca – si nasconde dietro lo schermo grigio dei dispositivi elettronici che crea una barriera con il mondo. Questa barriera si allarga a riempire il fondale, a ovattare l’orizzonte.
Il rumore della musica techno soffoca gli impulsi comunicativi. Puzzle irrisolti occupano metaforicamente la superficie scenica, sottraendo spazio alle presenze umane fisiche, reali, che vengono defenestrate. La parola non ha più nulla da dire. Non c’è luogo per i sentimenti. I puzzle irrisolti siamo noi, in affanno dietro un’identità sfuggente o disintegrata.
In scena fa capolino un ventilatore. Questi esseri sono androidi, automi che non riescono a vivere. Si guardano con sospetto, di soppiatto. Provano a sfidare il vento, qualche volta se ne lasciano trasportare. Ma non ne carpiscono l’essenza vitale.

Sul finale provano a ricostruire le proprie emozioni recuperandole dai ricordi, dall’infanzia, quando l’emotività era istinto primordiale. Sarà per questo che lo spettacolo si chiude prima con un video di bimbi al mare, poi con quello di Roger Federer, campione di tennis svizzero capace di commuoversi fino alle lacrime dopo l’ennesimo trionfo agli Open d’Australia 2018. L’impulso infantile lo mantiene competitivo a 37 anni suonati, ne fa un vincente tra i più longevi della storia dello sport.

Squarci di luce nel buio dilagante. La fatica di condividere spazi esistenziali e scenici. Un lavoro di performance e rare parole, che riesce a non essere criptico. Urla espressioniste. Sorrisi effimeri. Un inserto canoro delirante. Danze nevrotiche come suppliche. Una drammaturgia (di Caterina Filograno) frammentata, nascondente, sottolineata dagli effetti sonori puntiformi, e dalle musiche di Guglielmo Prati.
Un lavoro che merita attenzione, quello di questa polimorfa compagnia, i cui componenti si sono già misurati con registi importanti (per esempio RificiGassmann e Donnellan) e stanno cercando una propria cifra, pur con la difficoltà di trovare un rigore compositivo tra le varie parti drammaturgiche e la coesione fra i vari linguaggi scenici.

POTREI AMARVI TUTTI (ANDROIDI)
Drammaturgia Caterina Filograno
Regia Alessandro Bandini
Compagnia La Tacchineria
Con Alfonso De Vreese, Caterina Filograno, Ugo Fiore, Marta Malvestiti e Guglielmo Prati
Con la collaborazione di Cesare Trabace, Riccardo Favaro, Giuseppe Aceto e Martina Sammarco
Vincitore ex aequo Borsa teatrale Anna Pancirolli 2018

Durata: 1h
Applausi del pubblico: 2’

Visto a Milano, Campo Teatrale, il 3 maggio 2019

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