Site icon Krapp’s Last Post

Premio Scenario Infanzia 2012. Bei progetti, ma manca la prima infanzia

Nato ieri - Eco di fondo|Quando c'era Pippo di Occhisulmondo|John Tammet - L'Organizzazione|Fratelli applausi - Laura Landi|Gilgamèsc - Mimmo Conte|Nina - Roberta Maraini

|||||

Quando c'era Pippo di Occhisulmondo
Quando c’era Pippo di Occhisulmondo
Il Festival Zona Franca di Parma, organizzato dal Teatro delle Briciole, è stato – possiamo davvero dirlo – il teatro della finale della quarta edizione del Premio Scenario Infanzia, l’iniziativa che in questi ultimi anni è riuscita, forse più di altre, a rinnovare il panorama del teatro ragazzi del nostro paese, consegnandoci creazioni che in qualche modo hanno percorso vie nuove ed inusitate in un panorama di spettacoli dedicati all’infanzia spesso angusto e dai toni ripetitivi.

Il Premio dedicato alla Scena dell’Infanzia, promosso dall’associazione Scenario, si tiene ogni due anni, intercalandosi con il Premio Scenario vero e proprio, la cui quattordicesima edizione ha iniziato il suo percorso proprio in questi giorni, con l’esame dei progetti pervenuti da parte delle commissioni sparse in tutta Italia.

Il Premio Scenario Infanzia è giunto invece alla sua fase finale il 23 novembre scorso al Teatro al Parco di Parma, in occasione dell’apertura di Zona Franca. Qui sono stati presentati gli otto finalisti scelti nella rosa dei 64 progetti pervenuti (39 dal nord, 14 dal centro, 7 dal sud e 4 dalle isole).
Tra questi, dopo essere stati valutati da sette commissioni, venti sono stati ammessi alla tappa successiva, che si è svolta a Cascina a settembre e nella quale sono stati indicati dalla commissione dei soci di Scenario i magnifici otto di Parma.

I lavori di Giuliano Scarpinato (con “La fortuna di Philéas”), Laura Landi (“Fratelli applausi”), OSM Dynamic Acting – OcchiSulMondo (“Quando c’era Pippo”), L’Organizzazione (“John Tammet fa sentire le persone molto così :-?”), Babel crew (“1, 2, 3 crisi… ovvero la crisi salvata dai ragazzini”), Mimmo Conte (“Gilgamèsc”), Roberta Maraini (“Niña”) e Eco di fondo (con “Nato ieri”), ciascuno della durata di 20 minuti circa, sono stati offerti alla giuria finale presieduta da Valeria Raimondi (attrice e regista, fondatrice della compagnia Babilonia Teatri) e formata da Stefano Cipiciani (direttore artistico di Fontemaggiore Teatro, presidente dell’Associazione Scenario), Marco Dallari (pedagogista, Università di Trento), Cristina Palumbo (curatrice e consulente teatrale) e Cristina Valenti (docente Dams, Università di Bologna e direttore artistico dell’Associazione Scenario).

La finale è stata seguita inoltre da un Osservatorio di studenti coordinato da Cira Santoro (progettista e organizzatrice teatrale) e Federica Zanetti (ricercatrice al Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna).

John Tammet – L’Organizzazione
Lo spettacolo risultato vincitore (anche significativamente da parte della commissione degli studenti) è risultato “John Tammet, fa sentire le persone molto così 😕” dei romani de L’Organizzazione; in scena Davide Giordano e Federico Brugnone (alla sua seconda vittoria al premio), con regia, scene, costumi e suono degli stessi due protagonisti insieme a Daniele Muratore.
Lo spettacolo è tratto dalla biografia di Daniel Tammet, “Nato sotto un cielo azzurro”, e mette al centro della sua indagine il protagonista, John Tammet, ragazzo di 15 anni, affetto dalla sindrome di Asperger, che si presenta in scena con il suo amico immaginario, forse un alieno, e parla direttamente al pubblico, presentando il suo mondo schematico e regolare, che non prevede alcuna metafora.

Questa la motivazione della giuria, che ben esprime la forza del progetto: “Un personaggio caratterizzato da una patologia, il morbo di Asperger, si rivela portatore di risorse di autenticità, profondità, spunti di riflessione sulla condizione umana. La costruzione del testo drammaturgico diviene al contempo scrittura scientificamente fondata ed esteticamente sapiente, offrendo ai giovani spettatori, attraverso il paradosso della figura del protagonista e del suo amico immaginario, occasione di rispecchiamento e riflessione sulla loro stessa costruzione identitaria ed esistenziale. L’interazione con il pubblico arricchisce l’esperienza teatrale di vivacità, invenzione e interessanti spunti di consapevolezza”.

Fratelli applausi – Laura Landi
Gli otto finalisti curiosamente hanno presentato otto modi diversi di porsi in scena, evidenziando una ricchezza di forme davvero inconsueta, ma anche sottolineando la mancanza quasi totale di spettacoli dedicati alla prima infanzia.
Sono molte allora le domande da porsi a tal proposito. Forse avvicinarsi a questo mondo è diventato troppo difficile? Forse gli artisti teatrali non lo conoscono abbastanza e hanno paura di  interpretarne un immaginario in continuo cambiamento? O forse l’infanzia, o quel tipo di infanzia che noi amavamo, non esiste più?

Sta di fatto che i progetti più interessanti sono stati quasi tutti dedicati all’adolescenza  e alle sue problematiche, anche queste per la verità poco attraversate dal teatro ragazzi, e soprattutto dalla scuola, che preferisce regalare agli studenti quantità industriali di Shakesperare, Moliere, Goldoni e Pirandello, rifuggendo così da spettacoli che in qualche modo possano entrare nell’esperienza e nella sensibilità dei ragazzi.

Gilgamèsc – Mimmo Conte
“Gilgamèsc” per esempio, progetto curato da Mimmo Conte (anche in scena con il giovanissimo ragazzo cinese Ye-He), che ha avuto una menzione speciale dalla Giuria, pur partendo dalla necessità di parlare della vita dei giovani detenuti, è proprio dell’adolescenza che ci parla. Così la giuria: “L’epopea di Gilgamesh è riletta nell’incontro fra due esistenze costrette dall’isolamento e riscattate da un gioco di complicità e condivisione. La scrittura teatrale traduce in leggerezza e ironia l’archetipo dell’identità virile e lo stereotipo del carcerato. In una scena essenziale disegnata da tagli di luce che si fanno confine, limite, definizione di uno spazio deprivato, esplode una fisicità che sublima la violenza in gesto coreografico e in rappresentazione elegante e fantastica di un conflitto rituale generativo di legami potenti e salvifici”.
Così l’adolescenza, aggiungiamo noi, con i suoi sentimenti vissuti in modo assoluto, con le sue lotte permanenti contro ogni tipo di autorità, permette a Conte di parafrasare benissimo l’Epopea di Gilgamesh, eroe della mitologia mesopotamica in cui regnano l’amicizia e il disprezzo della morte, l’assenza di un limite alla vita, ben espresso dai protagonisti, Gilgamesh ed Enkidu, sentimenti che i due attori trasmettono in modo semplice ed immediato ai giovani spettatori.
Nina – Roberta Maraini
In “Niña”, di Roberta Maraini, l’adolescenza è vista invece da parte di una donna che ripensa alla sua, avendo davanti quella della figlia. Il mondo di allora, soprattutto quello della scuola, è visto con le lenti dell’oggi, con tutte le sue tenerezze e  difficoltà.
Roberta Maraini in un monologo essenziale ed estremamente sincero si interroga su come mai in quel mondo accade sempre che i giudizi non abbiano mai mezze misure: “O sei un asino o un genio”, “gettando una luce negativa su quei sistemi educativi che incentivavano e incentivano ancora il disprezzo e il classismo”, mortificando così  l’individuo che si sta formando.  

Dedicato ai ragazzi più grandi è anche il progetto dei palermitani Babel Crew “1, 2, 3 crisi… ovvero la crisi salvata dai ragazzini”, testo e regia Giuseppe Provinzano, esempio interessante di teatro forum, dove è lo stesso dio denaro ad intervistare il giovane pubblico sui guai della crisi e su come uscirne, attraverso tre snodi drammaturgici di una storia esemplare di profitto con al centro uno di loro.

Ecco poi “La fortuna di Philéas” del regista palermitano Giuliano Scarpinato, liberamente ispirato a “La grande fabbrica delle parole” di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo, che si basa essenzialmente su un teatro estetizzante di immagine,  per raccontare la storia del ragazzo Phileas, che possiede troppe poche parole e che, proprio per questo, non può competere con il verboso, supponente, Oscar per conquistare la sua Cybelle.

Alla finale di Scenario Infanzia il teatro di figura è ben rappresentato da “Fratelli Applausi” di Laura Landi.
Qui nessuna parola, solo musica e rumori. La grande baracca è divisa in due. In alto un gustosissimo palco dove, mentre l’orchestra sta accordando gli strumenti, tre uccelli costruiti e mossi con godibilissima espressività si apprestano ad assistere allo spettacolo: un gufo attonito nella sua immobilità, un papero e una pappagalla in divertente contrasto tra loro.
In basso lo spettacolo vero e proprio, con la storia di un Principe e una Principessa innamorati e di una mano cattiva che li ostacola, narrata sul ritmo di diverse musiche, da Rossini e Bizet.

Teatro della memoria è invece “Quando c’era Pippo” di OcchiSulMondo, tratto dal diario di Giulia Re, partigiana e staffetta, presente in sala e molto emozionata. Emozionata nel vedersi ragazza, insieme all’amico di allora Emilio Oldoni, vivere la propria libertà in una cantina, parlando di desideri e sogni mentre fuori c’è la guerra. Teatro necessario finchè ci sarà ancora qualcuno che narrerà alle giovani generazioni come abbiamo riconquistato la libertà.

Nato ieri – Eco di fondo
“Nato ieri”, dei milanesi di Eco di fondo, è infine un esplicito omaggio al bambino che è dentro (o dovrebbe esserlo) ognuno di noi.
Si presenta come uno spettacolo tenero e curioso che narra una storia surreale ma di impronta dickensiana: è la storia di un bambino, Mino, che nasce avendo già 42 anni. Abbandonato dai genitori all’orfanotrofio, una suora, scambiandolo per un genitore, gli affida un bambino rom di 10 anni, Lucignolo. Mino attraverserà la vita con lui, uno accanto all’altro, ognuno imparando attraverso gli occhi del compagno la ricchezza e l’unicità della propria età e della propria esistenza.
La storia è rappresentata con gusto ed ironia attraverso le cadenze incantate degli occhi dell’infanzia, dove ogni cosa appare miracolosa.

Come si vede, otto progetti assai diversi tra loro ma tutti di estremo interesse, che adesso non vediamo l’ora di vedere compiuti.
 

Exit mobile version